I riflessi pronti contano poco
NUOVO CODICE DELLA STRADA NUOVO CODICE DELLA STRADA I riflessi pronti contano poco Tradita la psicologia nei test attitudinali GLI ultimi aggiornamenti al Codice della strada, in vigore dal 1° ottobre, non hanno fatto avanzare di un passo il contributo che la psicologia può dare alla sicurezza della guida. Anzi: ad alcuni gravi errori degli Anni 50 ne hanno aggiunti altri ancora più gravi. Per esempio rimane intatto e riapplicabile anche dopo il 1° ottobre l'articolo 324 del Regolamento, che impone ai guidatori professionisti di avere «tempi di reazione semplici superiori al quarto decile»; in parole povere, su 100 soggetti, gli aspiranti alla guida professionale dovrebbero collocarsi tra i 60 più veloci nel premere un pulsante subito dopo aver visto accendersi una luce. Se fosse applicata, sarebbe una cosa ingiusta e controproducente: è noto da molti esperimenti come i migliori piloti siano quelli che hanno «tempi di reazione semplici» più lenti della media, proprio perché hanno la virtù di mantenersi sempre disponibili con una parte della loro attenzione verso qualunque fatto imprevisto, cioè precisamente verso ciò che può causare un incidente se il guidatore si limita a rispondere in modo automatico il più rapidamente possibile. Per fortuna questo vecchissimo articolo, che risale al 1959, non viene quasi mai applicato nelle visite per le patenti. I pochi medici che avevano provato ad applicarlo si sono presto accorti che proprio quei soggetti che si collocavano non al di sopra ma attorno al quarto o anche al terzo decile risultavano i migliori nei test psicologici più complessi, con almeno due stimoli tra loro contrastanti: ad esempio al test di Stroop, che impone di rispondere alla vista delle due parole «Rosso» e «Verde», però non in base al loro significato ma solo al colore in cui compaiono, ovviamente a volte coincidente con il significato, a volte no. I soggetti a risposta abitualmente rapida si fanno prendere letteralmente dal panico dopo i primi errori, dovuti ai loro eccessivi automatismi, e spesso rinunziano addirittura a ritentare, rassegnandosi. E' uno stile cognitivo che sulla strada causa molti e gravi incidenti. Solo i soggetti più lenti riescono a rispondere correttamente sin dall'inizio, oppure anche se sbagliano una o due reazioni restano capaci di concentrarsi maggiormente sul compito inatteso, così da capire come risolverlo correttamente. Questi non sono più dati opinabili, sono acquisizioni ormai consolidate nel campo della diagnosi psicologica. Nonostante ciò, ancora oggi il nostro codice, se fosse applicato, riserverebbe ai più impulsivi, a quelli che scattano al comparire del verde senza saper evitare chi attraversa in ritardo, proprio la guida professionale: taxi, pullman, autoambulanze. Per le patenti A e B un progresso era stato fatto con la prima revisione, la quale, con l'obbligo di accertare i requisiti psichici necessari per guidare, aveva introdotto parallelamente la presenza obbligatoria dello psicologo iscritto all'albo con l'art. 2, se laureato in psicologia, oppure con gli articoli 32, 33, 34, se già medico o ingegnere. Inspiegabilmente le ultime modifiche votate il 7 settembre dal Consiglio dei ministri hanno nuovamente riservato l'accertamento dei requisiti psichici ai soli laureati in medicina, anche quelli che non hanno mai esercitato le attività tipiche della professione di psicologo. Forse il nostro legislatore ritiene ancora che i requisiti psichici necessari per guidare consistano solo nell'assenza delle tre gravi malattie mentali classiche: la psicosi, la turba psichica grave e l'insufficienza mentale grave. Sono le uniche tre cose da verificare, secondo la nostra normativa, anche se di regola sono sempre già verificatissime: dall'Inps per la pensione di invalidità, dal Comune per l'assistenza, eccetera. Eppure solo per questo la nostra normativa chiede nuovi accertamenti, portando adesso le apposite visite mediche dai già esorbitanti 6 milioni annui a 12 milioni, con un doppione del certificato medico. Invece la Direttiva Cee in materia, la n. 439/'91, parla di ben altri requisiti psichici, che non sono affatto malattie e niente hanno a che vedere con la medicina. Proviamo a fare un esempio facile, accessibile anche all'intelligenza dei nostri governanti. I soggetti mancini o destri non sono più malati degli ambidestri, al contrario: la dominanza di un emisfero cerebrale sull'altro si instaura perché il soggetto, nel suo stile di vita precoce, la trova più utile. Ma ci sono alcune dominanze destre o sinistre che, pur essendo tutt'altro che malattie, anzi, pur essendo utilissime nella vita normale e persino indispensabili in mansioni più raffinate e difficili, tuttavia sono pericolosissime nella guida. Ad esempio, con i reattivi psicologici all'attenzione divisa per settori, si constata che alcuni soggetti, per concentrare l'attenzione, abitualmente accentuano una dominanza, e quindi sottraggono attenzione alla zona opposta: vedono sì la macchina o il pedone che ar- Natura morta con libr; dalla Annunci.vione di Aix di Anonimo, Rijsksmuseum, Amsterdam spezzano. Quando i tronconi s'accorciano al di sotto delle quattrocento unità di glucosio, il foglio diventa fragile. Un tempo la carta era fatta con gli stracci di cotone e lino, fibre tessili costituite da cellulosa abbastanza pura. All'inizio del secolo scorso i fratelli Fourdrinier inventarono la produzione meccanizzata e nel giro di pochi decenni si rese necessaria la ricerca d'una materia prima più abbondante. Nel 1866 l'industria cartaria cominciò a ricorrere alla polpa di legno. Questa, però, contiene anche lignina, che viene allontanata polimero costituito da migliaia di unità di glucosio, unitesi per eliminazione d'acqua. Gli ioni idrogeno, che a 25° C nell'acqua pura sono presenti per un milligrammo ogni diecimila litri, nell'umidità invisibilmente trattenuta dalla carta stampata sono alcune centinaia di volte più abbondanti: la carta è leggermente acida e l'acidità è collegata proprio alla concentrazione degli ioni idrogeno. Questi catalizzano (cioè accelerano) l'idrolisi, ossia la reazione inversa alla formazione della cellulosa: le catene polimeriche catturano molecole d'acqua e si
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