Povera Gabriella: è incinta Ci pensa Famiglia Cristiana di Alessandro Baricco

3 A R N U M 3 A R N U M n., ima min uni iwawa LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA Povera Gabriella: è incinta Ci pensa Famiglia Cristiana T T i, I N micro spettacolo, a suo modo irresistibile, è la rubrica «Le ore del cuore», gentilmente offerte da Famiglia Cristiana. Un testo omerico, una pr+acca postmoderna, un sagg, ) di letteratura surrealista. Da leggersi tutto di seguito, tutto d'un fiato. «Anima persa. Abele per vendicarsi mette della droga nell'acqua di Natalia. Celeste. Clara scopre che Teresa voleva avvelenarla. Cuore selvaggio. Andrea, ritornato a Città del Messico, si innamora di Anna. Milagros. Rinaldo sposa Rosalba. Primo amore. Rossella scopre che Federico è figlio di Paolo. La signora in rosa. Gabriella confida a Giulia di temere di essere incinta. Valentina. Non si trova il corpo di Fernando, in questo caso Letizia non può ereditare il patrimonio del marito. Sentieri. Nick comincia a credere che Alexandra possa essere sua madre». E così via. Telegrammi dal dorato mondo dei serial televisivi. Il menù della settimana. E' come leggere l'indice ragionato di un pianeta dell'assurdo. Di cui non sai nulla, ma tutto ti vien da immaginare. Un propellente per la fantasia. Una sensazione analoga me l'ha data l'andare a vedere i provini che Ronconi ha fatto a Torino per selezionare gli allievi della scuola dello Stabile. Altro bello spettacolo. Anomalo. Sono arrivati in 250, la maggior parte tra i 18 e i 23 anni. Da tutta l'Italia, ognuno coi suoi tic, la sua piccola storia alle spalle e la convinzione di giocarsi in un quarto d'ora tutta la vita. ' I più arrivano scompaginati dall'emozione. Arrivano quasi di corsa e fuggono dritti verso il palcoscenico, Ronconi li ferma, se li fa sedere davanti e con la voce più rassicurante e paterna del mondo gli fa la domanda più ovvia, più semplice, più naturale che ci sia: «Hai mai recitato prima?». Panico. Come se gli avessero chiesto la capitale dell'Estonia. Giri di parole, avverbi a pioggia, fonemi indecifrabili. «Va bè, non importa». Lo dice Marisa Fabbri (c'è anche lei in commissione) con un sorriso grande così e quella sua aria lunare che dispensa tranquillità e fa a pezzi qualsiasi tensione. Riuscirebbe a calmare anche Mentana, solo I sorridendo. Insomma, alla fine salgono sul palco e lì scocca lo spettacolo assurdo e affascinante, fratello delle citate «Ore del cuore», puzzle ipnotizzante di brandelli di teatro. Ognuno porta un monologo, un dialogo e una poesia. Così tu te ne stai lì tre, quattro ore, e ti ve- di sfilare davanti frattaglie di drammaturgia, l'una dietro l'altra, senza pause, senza spiegazioni, senza scene, costumi, niente, solo parole messe in fila rubate a storie che non si erano mai conosciute prima, collezione paradossale di scene madri rimaste orfane delle loro commedie. Schnitzler, Molière, Pinter, Dario Fo, Euripide, Leopardi, Marivaux, Montale, Svevo, Dante, tutti fatti a pezzi e messi in fila. Le signore golose di Gozzano e i mille nasi di Cyrano, Verrà la n:orte e avrà i tuoi occhi e un dialogo da Ecce Bombo. Di tutto. E tutto pressato in un'unica strisciata di spettacolo, che si ingoia differenze e distinzioni costruendo un unico, finale Moloch: chiamato teatro. Come leggendo «Le ore del cuore», viene in mente una sentenza di Wittgenstein, uno che aveva già capito tutto: Alle Sàtze sind gleichwertig. Tutte le proposizioni sono equivalenti. Su Wittgenstein gira nelle sale, in questi giorni, un film fatto da Jarman. Un po' troppo intelligente, ma bello. Anche perché bella, bellissima, fu la vita di Wittgenstein: a nove anni gli accadde di inchiodarsi nel vano di una porta folgorato dalla domanda: perché dire la verità se si può trarre vantaggio da una menzogna? Tutto il resto della vita lo occupò a cer- care la risposta. Comunque: il film si chiude con una frase dal Tractatus: «Se una domanda può porsi, può pure avere risposta». La annoto come epigrafe all'ultimo micro spettacolo della settimana: una vecchia intervista a Pontecorvo, il fisico, quello che aveva scelto i comunisti, sbucata a tradimento fuori dall'autoradio, in un pomeriggio qualunque. In studio, a giustificare quella bizzarra scelta di campo, c'è qualcuno che insiste sull'ingenuità del genio e fesserie del genere. Ma quando gli chiedono, a Pontecorvo, cosa ne pensi del fallimento del comunismo sovietico lui dice: «C'è e ci sarà sempre una domanda di giustizia a cui bisogna trovare risposta. Noi abbiamo fallito. Ma qualcuno dovrà trovarla, quella risposta, e la cercherà, e la troverà». Se una domanda può porsi, può pure avere risposta. Alessandro Baricco «Le ore del cuore»: una rubrica o un serial tv? /provini di Ronconi «Frattaglie di drammaturgia»

Luoghi citati: Città Del Messico, Estonia, Gozzano, Italia, Pontecorvo, Torino