ROBBE-GRILLET Il pensiero raso a zero

Incontro con il padre del «Nouveau Roman»: il mio film con Antonioni, la letteratura, gli avversari Incontro con il padre del «Nouveau Roman»: il mio film con Antonioni, la letteratura, gli avversari GRILLET GRILLET Il NEUILLY-SUR-SEINE 1 71 anni portati con /■grande disinvoltura, ri Alain Robbe-Grillet è il k*\grillo parlante delle lettere francesi. Lo scrittore, cineasta, ingegnere agronomo, professore universitario e padre del Nouveau Roman divenuto famoso a metà degli Anni Cinquanta per la sua invenzione, crede tuttora nel principio della palingenesi. Suscitando non pochi malumori torna oggi a predicarlo, benché il Nuovo Romanzo sia ormai un Classico o forse proprio per quello. Ha lasciato per qualche giorno il suo castello normanno per incontrare i produttori del film cui starebbe lavorando se i soldi non arrivassero con il contagocce: storia di un vecchio ufficiale chiuso in una fortezza che non parla con nessuno perché ha un segreto del quale non può liberarsi, avrà per eccezionale interprete Michelangelo Antonioni. Il progetto provvisoriamente langue perché «la Francia è come l'Italia, dove genii come Antonioni e Fellini da molti anni non possono fare film non trovando chi li finanzi. Frana di una società che per lungo tempo ha prodotto quasi solo malcostume». Ciò nonostante di ottimo umore, Robbe- v"':;;' Grillet ci ospita nella sua casa appena fuori Parigi, circondata dal verde, per illustrarci la sua teoria della decomposizione. Siamo in pieno sfacelo, constata Robbe-Grillet, ma la situazione anziché deprimerlo gli dà una sorta di euforia del pensiero. Il coccio, ci spiega, è il materiale primo della creazione. Ha in mente un'immagine, che racchiude il suo modo positivo di concepire la rovina. E' un luogo: «Leptis Magna, città monumentale, costruita in poco tempo dai fenici, caduta sotto la dominazione di Cartagine e in seguito di Roma. Non si sa perché fu poi abbandonata alla sabbia che l'ha del tutto coperta, e conservata così, sotto il suo manto. Mussolini trovò che corrispondeva alla sua idea di grandeur e la fece ripulire completamente. Allora sembrava una di quelle città finte che si costruiscono, artificialmente antiche. Adesso per fortuna il governo libico non fa il necessario per tenerla sgombra e la sabbia sta tornando poco alla volta. E' ai bordi del mare, le vie tornano a scomparire una ad una». Quest'immagine significa molto per Robbe-Grillet che si sente lui stesso totalmente in rovina e ne è felicissimo. «Per me essere in rovina è uno stato di grazia. E' la ragione per cui cominciai a scrivere, dopo la guerra. Le rovine di una civiltà. Non intendo solo materialmente le macerie delle vecchie città dell'Europa Centrale. Anche quelle a partire dalla mia stessa, Brest. Voglio però dire molto più ampiamente le rovine di tutto un sistema di pensiero». «I miei genitori erano fascisteggianti. Avevano ammirato molto Mussolini, che per loro era il buon padre, il garante dell'ordine. Avevano piena fiducia nel sistema dell'ordine. Ma tutto questo poi è crollato, insieme con il Terzo Reich. L'idea dell'ordine è andata in polvere, lasciando posto di colpo ad un sanguinante disordine. Alla Liberazione, io ebbi l'impressione di essere totalmente <*circondato da rovine, il pensiero in rovina. Per me fu esaltante. Mi misi a scrivere, il crollo fu motore della creazio- Era volontà di ricostruire? «Non direi. Io d'istinto riparo. Se mi si rompe un oggetto cerco subito di rincollare i pezzi. Ma intellettualmente no, al contrario è proprio ciò che è in pezzi che mi inebria. Le chiese che vi hanno fatto saltare in Italia con le bombe, per esempio, io le lascerei così. Ruskin diceva che chiunque restauri le chiese è un filisteo. E' sulle rovine di una civiltà che nasce il nuovo. Tutta la storia dell'Occidente si riassume così, la rovina permanente di un sistema che produce cose nuove. Negli Stati Uniti amano dire che io sono un post-moderno. A me non piace perché è una nozione che fa pensare a nostalgia del trascorso, disincanto per un passato che crolla. Al contrario per me il pensiero che si distrugge produce un pensiero nuovo. Hegel è interamente costruito sulle rovine di Kant e Wagner su Beetho- ven. Ma sono rovine che restano presenti nel sistema nuovo: Beethoven è presente in Tristano e Isotta, Kant in Hegel. In questo senso parlo di euforia delle rovine». Il Nouveau Roman nacque dunque dalle rovine. «All'epoca si disse che io, Nathalie Sarraute, Claude Simon avevamo fatto tabula rasa del passato, che avevamo fatto esplodere il personaggio e la trama. Come non avessimo conservato niente della storia letteraria alle nostre spalle. Era falso. Noi eravamo l'onda lunga di qualcosa che proveniva da lontano. In Proust, Joyce e Svevo già c'era una forte corrosione della fermezza psichica. Con Beckett, Sarraute, me, si è semplicemente accentuato il processo della dissoluzione della coscienza. Ma è un fenomeno che, ripeto, non ha niente di triste. Noi discendevamo da Kafka e Faulkner e insieme anche da tutto ciò che c'era stato prima. Altro che tabula rasa. In noi c'erano pezzi di tutti, anche di Balzac o, peggio, persino di Dickens. In frammenti però, instabili, su cui abbiamo lavorato». La novità essenziale consi¬ steva in questo, la libertà che il romanziere si prendeva nell'interpretare e nel comporre i materiali a sua disposizione in maniera ogni volta diversa. «Rispetto a noi Balzac era cemento armato. Solido, fermo, fisso. Pére Goriot? Un carattere stabilito, immutabile. Balzac è lo scrittore che capisce tutto e spiega nei dettagli come sono fatti l'animo, il carattere dei suoi personaggi: quel che vien fuori è cemento armato. Svevo invece non sa, s'interroga. Il motore della creazione è del tutto diverso. Io stesso percepisco molto, non capisco nulla. Ed ecco che produco una finzione che è libertà. Certo la libertà non è rassicurante, nel romanzo contemporaneo tutto sfugge, non si sa dove posare i piedi per trovare un appoggio. Ma è da questa instabilità che viene lo stimolo». «Il Nouveau Roman è passato? Che bella rovina, rispondo a chi lo dice. Anche Shakespeare è passato. Chi ragiona in questi termini ha una memoria diversa dalla mia. La mia è una memoria menzognera e lavoratrice. Voglio dire che per me il tempo come durata non ha più senso. Nel momento in cui vivo tutto è presente in me simultaneamente. Non c'è qualcosa di passato diverso da quello che è presente. Ci sono pezzi di tutto presenti insieme, io li muovo di continuo, non trovo mai la combinazione definitiva ed è questo il motore della creazione come dicevo prima. In questo senso io sono la memoria del mondo». o e o o La memoria. Impossibilità a ritrovare un ordine definitivo che sarebbe la morte è la ragione per cui Robbe-Grillet, arrivato all'età in cui gli editori sollecitano ai grandi scrittori la fatale autobiografia, ne ha fatte già due (Lo specchio che torna e Angelica o l'incanto, pubblicate in Italia da Spirali), una terza è in uscita, La morte di Corinto, ed il tutto sta sotto la definizione contraddittoria di «romanesques». Storie molteplici di un io che sfugge a se stesso e diventa un po' come il personaggio di un romanzo. {{L'amante di Marguerite Duras è un romanzo e un'autobiografia insieme. E' un libro che mi piace moltissimo, anche se si dovrebbe diffidare quando i milioni di lettori entusiasti sono così tanti. Lo considero un modello, nel senso leibniziano. Lei scrivendolo non ci ha pensato, la Duras non è molto intelligente, ha un pensiero concettuale debole, però ha delle intuizioni che resteranno. L'amante è una di quelle: è fatto di frammenti che lei cerca di far coincidere e non ci riesce, perché non vanno insieme. Io mi sento allo stesso modo. Frammenti portati via che ad ogni istante si combinano in maniera diversa e formano nuove figure. Come Leptis Magna che cambia aspetto ad ogni istante per via della sabbia che sale». E' avvolgente, Robbe-Grillet, nel suo modo di parlare. Ogni tanto si allontana, poi torna e sembra che voglia venirti addosso, inglobarti nelle sue parole. E' un'impressione data dal calore che ci mette, è il suo modo di possedere l'interlocutore. Ed è anche così che si sottrae alle domande precise, ai tentativi di circoscrivere un progetto puntuale per l'instabile futuro. Anche per il commiato propone un'immagine. Viene da un catalogo che ha appena ricevuto di una mostra di quadri di Mark Tansey, di prossima apertura al Museo di Arte Moderna di Los Angeles. RobbeGrillet ne ha scritto l'introduzione, parlando di un quadro che ancora non esiste. Per illustrare l'introduzione è stata messa la fotografia di un quadro di Tansey che raffigura Robbe-Grillet carponi, visto di schiena, in mezzo ad una grande distesa polverosa tutta disseminata di cocci della nostra civiltà: un pezzo di colonna, un frammento di statua, una test '. di morto, eccetera. Robbe-Grillet ha in mano uno spazzolone con del detersivo e pulisce quei cocci. Il quadro è molto grande, in un punto lontano da Robbe-Grillet c'è un coccio dello stesso Robbe-Grillet carponi, visto di schiena con uno spazzolone in mano... E' la vertigine dello specchio che riflette se stesso all'infinito, unita all'ironia di spazzolone e detersivo. In America lo chiamano post-moderno. Robbe-Grillet preferisce dire ottimista. Gabriella Bosco «La Duras non è intelligente, ma è piena di intuizioni» «1miei genitori amavano l'ordine e Mussolini, io adoro il crollo» v"':;;' un sistema di ori erano fascivano ammirato ni, che per loro dre, il garante evano piena fima dell'ordine. o poi è crollato, Terzo Reich. L'iè andata in pol posto di colpo ante disordine. ne, io ebbi l'imsere totalmente <*Zr rovine, il pen Per me fu esali a scrivere, il re della creazio- di ricostruire? d'istinto riparo. un oggetto cerncollare i pezzi. almente no, al prio ciò che è in nebria. Le chiese fatto saltare in ombe, per esemrei così. Ruskin iunque restauri filisteo. E' sulle civiltà che nasce a la storia delriassume così, la ente di un siste«La Duras non è intelligente, ma è piena di intuizioni» «1miei genitori amavano l'ordine e Mussolini, io adoro il crollo» steva in queil romanziel'interpretamateriali a maniera og«Rispetto amento armfisso. Pére Gre stabilitozac è lo scrtutto e spieme sono fattere dei suoche vien fumato. Svevs'interroga.creazione èIo stesso non capiscoproduco unbertà. Certrassicurantcontemporanon si sa dper trovareda questa inlo stimolo»«Il Nouveto? Che bela chi lo dspeare è pain questi tmoria divemia è una mra e lavoratper me il t