Lo stupratore pentito beffato dalla vittima

Lo stupratore pentito beffato dalla vittima La violenza, 2 anni fa, durante una rapina Lo stupratore pentito beffato dalla vittima Padova, lui le telefona: «Restituisco tutto» Ma lei si presenta assieme ai carabinieri PADOVA. L'aveva rapinata e poi violentata. Ma da quella notte era stato perseguitato dal rimorso. Dopo un anno e mezzo aveva telefonato a quella donna che aveva stuprato e che era diventata ormai un peso insopportabile sulla coscienza. Una decina di colloqui telefonici e poi la richiesta di un appuntamento per chiedere perdono. Ma all'incontro con la vittima ha trovato i carabinieri che lo hanno fermato. Lo stupratore pentito è un piastrellista di 22 anni, Fabrizio Sartolotta, ed abita a Castelfranco Veneto. Ora è accusato di rapina e violenza carnale. L'ossessione di Fabrizio comincia la sera del 5 febbraio 1991. Infuria una tempesta di neve. Ad una villetta a due piani di Onara di Tombolo, in provincia di Padova, lualcuno suona il campanello. In casa c'è una donna di 26 anni con la sua bambina di due anni. Aspetta il marito che deve rientrare. Pensa che a suonare sia stato lui ed apre la porta. Appena vede la sagoma di un uomo col volto coperto dal passamontagna cerca di chiudere, ma lui riesce ad entrare. In mano ha una pistola (che poi risulterà una scacciacani) e con quella intima alla donna di consegnare denaro e gioielli. In casa c'è una piccola cassaforte. Lui afferra solo alcuni oggetti d'oro, per circa tre milioni, poi fa segno alla donna di salire le scale. La bambina continua a giocare al piano terra, mentre di sopra per la madre comincia l'incubo. Il rapinatore la porta in camera da letto, la fa spogliare, le lega le mani con una calza per impedirle di muoversi e la violenta. Poi se ne va, inghiottito dalla notte piena di neve. Di lui la donna ricorderà solo gli occhi chiari. In casa non ha lasciato tracce. Ma i carabinieri che indagano sull'accaduto denunciato dalla donna, ricaveranno l'impressione che quella rapina sia stata in qualche modo strana, perché sono stati lasciati oggetti di valore ben maggiore a quelli trafugati. Le indagini non danno alcun esito. Passano i mesi, la giovane donna faticosamente aggiunge giorni ad altri giorni nel tentativo di attenuare l'orrore della violenza subi¬ ta. Ma poco dopo il ferragosto di quest'anno nella villetta squilla il telefono. La donna alza la cornetta: «Sono quello di quella sera» dice una voce imbarazzata. Lei vorrebbe riagganciare, pensa ad uno scherzo di pessimo gusto. Ma lui parla ancora, le dà particolari per farle capire che è proprio lui. La donna, riafferrata dall'incubo, riattacca e avverte i carabinieri. I militi invitano la donna ad ascoltarlo, se dovesse ritelefonare, per rintracciare la chiamata. E Fabrizio dopo un po' telefona, telefona ancora. Affida alla cornetta il peso del suo rimorso. Le dice che si è pentito, che vuole chiederle perdono, che vuole incontrarla. Non è un mostro, lui. Per rendersi credibile le lascia nella cassetta delle lettere un crocefisso che stava appeso ad una catenina d'oro rubata dalla casa della donna la notte della violenza. Negli ultimi tempi il giovane chiama anche due volte al giorno. E' sempre preso dal rimorso, ha fretta di incontrare la sua vittima. Ma ha anche paura che lei possa «tradirlo» e le dice di non avvertire i carabinieri. E quando finalmente il sospirato appuntamento viene concesso lui le chiede - mentre i militi sono in ascolto - di non farlo finire in una trappola. La vittima e il suo violentatore pentito si incontrano l'altro giorno alla stazione delle corriere cu Bassano del Grappa. Fabrizio ha appena il tempo di vederla. I carabinieri lo circondano e lo fermano. La perquisizione nell'abitazione del giovane ha portato alla scoperta dell'arma giocattolo e anche dei gioielli rubati. Nel frattempo Fabrizio infatti si era sposato e le collane della sua vittima le portava la moglie. Ha anche avuto una figlia. Ma dai primi colloqui tra il giovane e gli investigatori emerge un aspetto ancora più sconcertante. Fabrizio avrebbe in qualche modo visto o conosciuto quella donna in precedenza. La rapina sarebbe stata solo una messinscena. Ciò che veramente gli importava, sembra, era possederla. Anche entrandole in casa come un rapinatore, anche se con la violenza. Maria Grazia Raffele

Persone citate: Fabrizio Sartolotta, Maria Grazia

Luoghi citati: Bassano Del Grappa, Castelfranco Veneto, Padova, Tombolo