«Meglio Bossi di questa dc»

Meglio Bossi di questa de» Meglio Bossi di questa de» Colucci: un patto storico si è spezzato FRANCESCO IL «CILENO» FRANCESCO Colucci, pugliese di Cerignola, bel profilo rapacemente levantino, capeggia le furibonde (anzi «incazzatissime») legioni di bottegai antifisco da piazza Gioacchino Belli, solido e un po' cupo palazzotto d'inizio secolo. E, ahinoi, ne facciamo subito le spese, citando, incauti, una statistica. Reddito medio mensile ufficiale di un metalmeccanico: un milione 719 mila 230 lire; di un gioielliere: un milione 516 mila e 600; di un salumiere: un milione e 66 mila lire. Scandalo, qualunquismo, persecutorio luogo comune, replica: non conosciamo forse l'antica metafora della statistica dei polli? Ci sono poveri salumai che pagano anche 150 milioni di tasse e che adesso da piazza Gioacchino Belli, al culmine della vessazione fiscale, han deciso di farsi Soggetto Politico. Ma cos'è mai un Soggetto Politico, chiederete? Semplicemente un signore, o una categoria, che, disobbedendo allo Stato, si rifiuta, come predica il Bossi, di pagare l'orrida minimum tax, che colpisce non un reddito ma una presunzione di reddito? Di più, molto di più. Ma per capirlo, bisogna sapere che la Confcommercio, di cui Colucci è autorevole presidente, è una potentissima organizzazione da quarant'anni collaterale, per così dire, alla democrazia cristiana e ai compagni di strada che, via via, questa si è scelti: psi, psdi, pli... Con tre milioni di voti. Quanti deputati avete oggi in Parlamento?, chiediamo al presidente Colucci per rompere il ghiaccio. Una settantina? «Meno, meno», fa scuotendo la testa, ma non riuscendo a nascondere la fierezza per il peso politico della sua organizzazione. Una trentina? «Non facciamo numeri. Diciamo che i deputati espressione diretta della Confederazione sono due: Sangalli e Faraci». Gli diciamo, scusandoci, che i suoi due non li abbiamo mai sentiti nominare, ma che ricordiamo come fosse ieri le oceaniche adunate annuali dei commercianti, cui in particolari anni di grazia partecipavano fino a dieci ministri in carica, al 90% democristiani. «Ma i tempi sono cambiati - fa il presidente con rammarico -, siamo un po' delusi delle forze politiche tradizionali, come del resto lo è l'intero popolo italiano. Noi oggi facciamo una saggia politica di autonomia, non fiancheggiamo più nessuno, se pure, come lei dice, l'abbiamo mai fatto. Diamo il nostro consenso sui programmi c sui fatti, siamo un Soggetto Politico autonomo». Insomma, presidente Coluc- ci, lei ci sta dando lo storico annuncio che il Patto Sociale non scritto tra de e commercianti è ormai infranto? «Se vuol metterla così, ammesso che un Patto ci sia stato, adesso non c'è più. Noi dialoghiamo con tutte le espressioni politiche, molto guardinghi, ammaestrati dalla lezione che abbiamo subito per tanti anni, che ci ha fatto assistere a un'evidente predilezione per l'industria manifatturiera. Nella Repubblica non ci sono figli e fi- gliastri. Non tolleriamo più di venir trascurati a favore del versante della produzione. Non dimentichino le forze politiche vecchie e nuove che i commercianti, anima della piccola e media borghesia, sono un grande fattore di stabilità». Ci dica la verità, presidente Colucci, invitando gli associati alla rivolta contro la minimum tax vi schierate ufficialmente con la Lega? «Questo è uno schema troppo semplice. Tutti si aspettano il nuovo e il nuovo non arriva mai. La vecchia classe dirigente ancora galleggia nella palude. Il governo non è emanazione di questo Parlamento e questo Parlamento è in buona parte delegittimato. Perciò, appena la macchina è pronta, ci vogliono le elezioni...». Sì, ma Bossi... «Mentirei se negassi che presso molti settori commerciali la Lega si presenta come una sirena. Ma attenti. I commercianti, anche i più piccoli, non sono sprovveduti, hanno un forte senso critico, vogliono vedere nei fatti una ristabilizzazione della situazione. I partiti tradizionali li ve- dono galleggiare senza un'identità...». La Lega, invece, ha già dato belle prove: non solo invita alla rivolta fiscale, ma dove governa sta già facendo bei favori ai commercianti. Formentini, a Milano, ha bloccato il centro commerciale nell'area dell'ex Maserati... «Ma guardi che Formentini ha fatto benissimo a bloccare quel progetto, non perché ha fatto un piacere ai piccoli commercianti, ma perché quella è un'operazione dubbia, su cui grava il rischio di speculazioni fondiarie». Insomma, le prime performance leghiste vi piacciono? «Guardi che quando ci sono state le elezioni per il sindaco di Milano noi abbiamo fatto una ricerca demoscopica presso gli associati per sapere se ritenevano giusto che l'organizzazione desse un'indicazione di voto. L'87 per cento ha risposto di sì e quasi tutti hanno preferito il programma di Formentini a quello di Dalla Chiesa. Noi decidiano sui programmi». E Segni, Martinazzoli... «Non c'è prevenzione nei loro confronti, ma tardano a manifestare la loro identità e i nostri iscritti non possono non accorgersene. Abbiamo appoggiato Segni nei referendum. Ma oggi qual è la sua posizione? E Martinazzoli, tra mille comprensibili difficoltà, che cosa comunica se non disorientamento?». Meglio il «celodurismo» di Bossi? «Certo, lo stile leghista è un po' rampante, il linguaggio un po' sboccato, ma fa breccia sul popolo. Ai rischi mussoliniani non ci credo, è soltanto una questione di stile e dopo le rivoluzioni le questioni di stile si risolvono, tutti si mettono il frac. Lo farà pure Bossi. Ma ripeto: noi non fiancheggiamo nessuno, scegliamo sui programmi e sui fatti». Proviamo a dire al presidente Colucci, che poi tutto ha fuorché la faccia del rivoluzionario, che se i suoi associati avessero sempre pagato le tasse come avrebbero dovuto, adesso forse questo Paese non avrebbe un debito di due milioni di miliardi e non sarebbe costretto a assare presuntivamente legioni a? gioiellieri e salumieri che dichiaruno di avere le pezze al sedere. Ma sull'argomento non c'è dialogo: i commercianti sono esasperati, anzi incazzatissimi, e «ripristineranno come possono il loro diritto fiscale rifiutandosi di pagare in modo ingiusto, mentre si favoriscono gli interessi egemoni della società italiana, che sono quelli della grande industria. Chieda a loro dove sono finiti quei due milioni di miliardi». A piazza Gioacchino Belli Francesco il Cileno, vecchio moderato di Cerignola sgrossato a Milano, deve controllare la sua base inferocita, ma avverte che se gli interventi saranno «seri e rapidi» non c'è problema, il suo popolo di bottegai non si trasformerà in popolo di camionisti. Chissà se Ciampi cederà a monsieur Poujade. Alberto Staterà «Ma non siamo degli sprovveduti la Confcommercio guarda ai fatti» Il segretario de Mino Martinazzoli con (a fianco) il ministro delle Finanze Gallo Nella foto grande Francesco Colucci presidente della Confcommercio illilli

Luoghi citati: Cerignola, Milano