Il Papa: rafforzare il senso dello Stato
Alla Settimana Sociale un messaggio del Pontefice che contesta la strategia della Lega Alla Settimana Sociale un messaggio del Pontefice che contesta la strategia della Lega Il Papa: rafforzare il senso dello Stato «Senza umiliare la periferia» TORINO. Martinazzoli e Rosy Bindi arrivano in ritardo, al Teatro Regio, proprio mentre si sta leggendo il messaggio del Papa: una difesa della nazione e dell'unità dello Stato, ed anche un inedito storico. Nella storia delle «Settimane Sociali», giunte alla quarantaduesima edizione, è la prima volta che un pontefice invia un proprio testo di saluto. In sala ci sono già il presidente della de, Rosa Russo Jervolino, l'on. Casini e il responsabile per gli enti locali, D'Andrea. Martinazzoli è frettoloso: «Non commento Bossi, lo combatto. Lo combatto con la politica che facciamo, lavorando», risponde brusco. Si attende - invano - l'arrivo di Segni e Orlando, iscritti, come d'altronde il segretario de, a questa Settimana Sociale. E si cerca anche un rappresentante della Lega, Leoni, che dovrebbe essere presente alla solenne inaugurazione al Regio. Se i politici partecipano - passerella inaugurale a parte - devono uniformarsi alle regole stabilite dal comitato organizzatore: seguire i lavori, limitarsi nel proprio in- tervento ai dieci minuti regolamentari, attendere il proprio turno: insomma niente privilegi alla nomenklatura. Ieri c'era il messaggio di papa Wojtyla, e le prime due relazioni. «La nazione, cioè quella grande società alla quale l'uomo appartiene in base a particolari legami culturali e storici - afferma solennemente Giovanni Paolo II - costituisce una realtà umana di valore fondamentale, avente diritto a una propria identità e ad un proprio sviluppo. Se in una nazione, ed è il caso attuale dell'Italia, la politica è in crisi, è questa stessa a dover essere restituita al suo ruolo; così come al loro ambito e al loro ruolo vanno restituiti la società civile, il mercato e le istituzioni. Quando si riscontra una caduta del senso dello Stato, è questo stesso che deve essere rafforzato». Si potrebbe dire - se il livello del messaggio non fosse ben diverso dalle raffiche bossiane - che il pontefice vuole rispondere al leader della Lega, almeno per quanto riguarda temi come secessione, frammentazione del Paese e così via. Ma è evidente che questo testo, inusuale anche per la sua ampiezza (sette cartelle), che ha in pratica obbligato il cardinale Ruini a ridurre il suo intervento a un semplice saluto, vuole fornire la linea e i margini entro i quali si svilupperà il dibattito nei prossimi giorni. Il Papa non nega le radici della protesta. «La crescita della coesione nazionale, peraltro, dipende dalla sempre più ampia partecipazione popolare e non da disegni di "oligarchie" statuali al vertice - prosegue il documento -. L'identità nazionale infatti deve basarsi sulla valorizzazione della vitalità presente nella "periferia", oltreché sui poteri centrali. Ciò è richiesto da valori irrinunciabili, quali la dignità della persona umana, il diritto alla partecipazione effettiva di tutti, la possibilità di sviluppo integrale di tutto l'uomo». Per l'Italia ci vuole «un cambiamento motivato, atto a realizzare il bene di tutti», perché è sulla baI se del bene comune che «si svi- luppa il senso dell'identità nazionale e trova progressivo compimento la democrazia». Ci vuole «un'etica non individualistica» - scrive il Papa - per illuminare «il futuro della Nazione italiana». Ma bisogna riconoscere i diritti reali delle autonomie locali: «Una società di ordine superiore non interferisca nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma la sostenga in caso di necessità». E questo vuole dire che è necessario fare «una concreta riflessione sul rapporto tra centralismo nazionale e autonomie locali». E poi bisogna applicare il principio di solidarietà per elaborare «una cultura dei diritti e dei doveri, soprattutto di quelli concernenti la vita civile e di quelli legati ai ruoli di direzione e di governo della cosa pubblica». Se il Papa appare vago, la relazione del prof. ZanineUi scende nel dettaglio, denunciando la «degenerazione» del radicamendo cattolico nel territorio «in clientelismo», e «lo svuotamento, come di fatto è accaduto, della stessa pratica democratica». Se abbiamo la Lega, accusa ZanineUi, è perché il localismo «è esploso in una domanda politica ignorata», provocando «una frattura fra mondo cattolico ed espressione politica». Marco Tosarli Da sinistra, il card. Saldarmi, Mino Martinazzoli e il card. Ruini ieri alla «Settimana Sociale»
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