Miglio: «Ma i chierici del Vaticano alla fine dovranno pagare il conto»

«Wojtyla si sta occupando di cose italiane più di Pio XII ultimo grande papa» Miglio: «Ma i chierici del Vaticano alla fine dovranno pagare il conto» LA LEGA EI CATTOLICI IMILANO chierici di oltre Tevere... Tutta gente specializzata nello scegliere le persone sbagliate. Pazienza, pagheranno il conto». E' una minaccia, professor Miglio? «Ma no, sarà la storia a vendicarsi. Non la Lega». Gianfranco Miglio, politologo, docente alla Cattolica, grande ispiratore di Umberto Bossi. Cattolico? «Sì, cattolico ma calvinista. Al limite del rigorismo protestante». E sorride soddisfatto, l'ideologo dei lumbard dalla sua casa di Domaso. Poco più in là, oltre l'orizzonte, ci sono i Grigioni, la Svizzera protestante. E Roma, il Vaticano, la condanna del plebiscito leghista, appare lontana, quasi remota. Allora, professore, Chiesa e Lega sono sempre più lontane. 0 no? «Io mi sono domandato a più riprese perché i chierici, i chierici di vertice, siano così scatenati a favore della de». O contro la Lega... «No, io credo che questa sia solo una conseguenza. Io penso che loro temano innanzitutto e soprattutto il crollo della de. E questo per un motivo molto semplice. Si sono create negli ultimi 40 anni relazioni, tra l'altro spesso non molto commendevoli, tra il controllo da parte democristiana della finanza di Stato e le imprese della Chiesa. Anzi, io le definisco le botteghe della Chiesa». Lei ritiene che l'atteggiamento contro la Lega nasca da interessi materiali? «Certo. Io sono definito l'ultimo dei marxiani proprio perché penso che, dietro a certe scelte, ci siano interessi materiali ben precisi. Anch'io so che, in parte, le botteghe della Chiesa sono più che rispettabili. Capisco che spesso sono loro a sopperire alle inefficienze dello Stato. Ma ci sono ben altre botteghe...». Ovvero? «Pensi a Comunione e liberazione. Io l'ho seguito quel dramma. Era gente pulita, impegnata nel volontariato, e guardate dove sono finiti. Adesso pietiscono aiuti, al punto di cercar di diventare impiegati pubblici». Professore, non è solo questione di soldi. Il Papa parla di solidarietà, di impegno per l'occupazione, di unità... «Sì, solidarietà, unità. Credo che siano in buona parte degli orpelli buoni a mascherare gli interessi materiali. Eppoi...». Eppoi? «Wojtyla ha esordito dicendo di non volersi occupare di cose italiane. E invece se ne sta occupando più di tutti, più di papa Pio XII, l'ultimo grande pontefice. Credo, comunque, che certe idee siano più della cancelleria del Vaticano che del Papa...». Le incomprensioni, comunque, sono ben radicate. Altro che cancelleria vaticana... «Io penso che la Chiesa abbia capito che il leghista è, nel suo intimo, un laico. E' un cattolico che ha deciso di non votar più de, che non obbedisce più ai chierici. E' diverso da chi sce¬ glie la Rete o i pattisti di Segni. Là prevale ancora il vincolo dell'autorità ecclesiastica, qui la convinzione del laico. Bisogna distinguere tra la Chiesa della persona e quella della norma». E qual è la distinzione, professore? «Quando Wojtyla dice si cattolici: siate fedeli, seguite come pecorelle il pastore, privilegia la figura del sacerdote. Una scelta che, in politica, ha favorito in passato i capi della de». E invece? «Noi rivendichiamo il primato della norma, delle sacre scritture, contro la tradizione cattolica che antepone la figura del sacerdote. E questo vale anche per la pubblica amministrazione, non solo per la religione. Il nostro sindaco deve privilegiare le leggi sulle persone, i compromessi tra amici. Deve far l'opposto di un sindaco de». Ma perché i cattolici dovrebbero cambiare? La de è erede di una grande tradizione... «Ma la cultura cattolica dell'Ottocento è antagonista dello Stato liberale. Anzi. I cattolici si sono chiamati fuori finché, dopo la seconda gueira mondiale, i cattolici si sono trovati lo Stato in mano. Fu la grande battaglia condotta da Pio XII e dai parroci contro il pericolo rosso. Una battaglia condotta a tutto campo, anche con un'estrema attenzione nella scelta dei candidati. Furono i parroci a tener lontani opportunisti e affaristi dalle file de. Poi venne De Gasperi...». Già, professore. Lei non ha mai nascosto la sua antipatia per De Gasperi. Perché? «Perché fu De Gasperi a inventarsi una continuità fra tradizione liberale e cultura cattolica. Viene da lì quella compromissione con lo Stato liberale, lo Stato militarista, in netto contrasto con l'eredità cattolica dell'Ottocento». Ma anche il Vaticano, la Chiesa italiana sono schierati con l'unità nazionale, con lo Stato così come è maturato nella storia... «Solo la sconfitta farà cambiare le vecchie idee che dominano oltre Tevere. Loro, in Vaticano, puntano ancora sugli Stati nazionali, non credono affatto all'Europa unita. D'altronde, il potere temporale della Chiesa è stato forte solo quando è forte l'ostilità tra gli Stati nazionali». Ma lei si sente calvinista? «Sa cosa ha detto Mastella? Lassù al Nord ce l'hanno tanto con le tangenti perché sono tutti calvinisti. Ebbene, sono orgoglioso di un'accusa del genere». Ugo Bertone «Wojtyla si sta occupando di cose italiane più di Pio XII ultimo grande papa» «La Chiesa ha capito che il leghista è, nel suo intimo, un laico» dero isti. dice ndo, ema è risen che mino Resiitustoanni le e era¬ Napolitano, bisogna «procedere sulla via del risanamento politico e morale anche sorreggendo con i mezzi necessari il costo della giustizia». Il presidente della Camera dà così ragione ai magistrati napoletani che lunedì hanno minacciato di chiedere il trasferimento se non saranno messi in condizione, con mezzi e protezione adeguati, di lavorare. Ma è ancora alla Lega che sono dirette le parole di Napolitano quando in una scuola elementare consegna una medaglia ai genitori Gianfranco Miglio (foto grande) A sin. Pio sta do ane XII pa» rispetto delle ragioni e delle peculiarità di ogni regione del Paese. Bisogna andare avanti sulla via del regionalismo, ma non si possono mettere in discussione i valori della convivenza unitaria che ci appartengono». Sulla stessa linea il messaggio di Ciampi nell'anniversario delle quattro giornate di Napoli. «La Repubblica, una e indivisibile, rac¬ ne, nellnella difenali che, dalle Alpcomune dquei giornel Sud ezata in taNord», fulà della tedeva il Parono unitcomune r«La Chche il è, nel un lai Umberto Bossi Gianfranco Miglio (foto grande) A sin. Pio Alcide De Gasperi (foto sopra) Sotto, Calvino

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