Agnelli e Romiti restano fino al '96

Su tutte le delibere strategiche deciderà una maggioranza qualificata di nove consiglieri su undici Su tutte le delibere strategiche deciderà una maggioranza qualificata di nove consiglieri su undici Agnelli e Romiti restano fino al f96 Consiglio ridotto, scompare il comitato esecutivo TORINO. Giovanni Agnelli resta a capo del gruppo Fiat. Insieme a lui, che conserva la presidenza, resta al vertice l'amministratore delegato Cesare Romiti. Rimane al suo posto anche il vicepresidente Umberto Agnelli. L'avvicendamento tra lui e il fratello Giovanni, in precedenza annunciato per il giugno del '94, è rinviato: se ne riparlerà in futuro, probabilmente nell'estate del '96, tra quasi tre anni. La decisione è stata presa ieri, insieme a molte altre altrettanto importanti, dal consiglio d'amministrazione della Fiat, in una delle riunioni più importanti della storia del gruppo. Da vari mesi l'attenzione del mercato finanziario internazionale era concentrata sulla Fiat: attiravano l'interesse di tutti sia la situazione finanziaria del gruppo di Torino, impegnato in un rilancio produttivo senza precedenti; sia l'assetto di vertice, in vista di un più volte annunciato avvicendamento alla presidenza tra Giovanni Agnelli e il fratello Umberto e del connesso, probabile cambiamento dell'amministratore delegato. Lo statuto sociale della Fiat, del resto, imponeva di fatto la successione tra i fratelli Agnelli, prescrivendo il limite insuperabile dei 75 anni di età per la permanenza in carica. Ma la congiuntura economica intemazionale sempre più pesante, la ripresa dei consumi ancora lontana e la crisi acuta del mercato mondiale dell'auto hanno deteriorato i conti Fiat, come del resto quelli di tutti i principali gruppi automobilistici del mondo. L'indebitamento è cresciuto, la redditività si è azzerata. Si è reso opportuno, se non necessario, un forte aumento di capitale per riequilibrare l'assetto finanziario del gruppo e sostenerne gli investimenti. L'operazione è stata preparata con grande cura in modo da presentarsi sul mercato borsistico con le carte in regola. Ma le dimensioni dell'aumento sono ciclopiche: ben 4285 miliardi di introito, l'importo più alto mai richiesto in Piazza degli Affari. Perciò, a garantire il buon esito del collocamento di questa altissima montagna di nuovi titoli si è mossa innanzitutto la famiglia Agnelli, che attraverso le sue due finanziarie Ifi e Ifil si è impegnata a sottoscrivere integralmente la parte di propria competenza dell'aumento di capitale stesso, con una spesa di oltre 900 miliardi. Accanto agli Agnelli due grandi banche: l'italiana Mediobanca e la tedesca Deutsche Bank. Sottoscriveranno le quote di loro competenza nel capitale Fiat e garantiranno il collocamento sul mercato dell'intero stock dei nuovi titoli. Farà la sua parte anche un socio industriale di rango, il gruppo francese Alcatel Alslhom. Infine entrerà nel capitale un nuovo partner finanziario, un «investitore istituzionale» per eccellenza, le Assicurazioni Generali, tra i primi gruppi assicurativi europei, leader in Italia, con quasi duecentomila piccoli azionisti e uno «zoccolo duro» del 6% che fa capo alla stessa Mediobanca. A fronte del maxi-aumento di capitale, la famiglia Agnelli ha deciso di costituire attorno a sè, all'interno dell'azionariato Fiat, un «patto di sindacato». Si tratta, in sostanza, di un blocco di azionisti che si alleano per decidere di comune accordo le linee strategiche del gruppo, offrendo ciascuno all'azienda il meglio delle proprie conoscenze del mercato internazionale, e per tutelare la continuità del controllo del gruppo stesso. Tra le finalità della scelta degli Agnelli, dunque, la volontà di cementare l'alleanza già esistente di fatto nel capitale sociale, consolidare contro qualunque insidia il controllo della società, potenziare la capacità di determinazione strategica della Fiat. A questo «patto di sindacato» Ifi e Ifil, cioè la famiglia Agnelli, conferiranno solo una parte delle loro azioni, pari al 20% del capitale Fiat, conservando all'esterno del patto - ma sempre in proprie mani - le altre azioni, pari a circa il 16%. Gli altri soci che aderiranno al patto sono appunto quelli più direttamente coinvolti nell'aumento di capitale: Mediobanca, che avrà il 3% del capitale, Deutsche Bank (2,5), Generali (2,4) e Alcatel (2,1). Complessivamente, apporteranno al patto di sindacato un altro 10% delle azioni Fiat, per un totale del 30%. Un'assemblea straordinaria del- la Fiat, convocata per il 12 novembre prossimo provvedere poi ad alcune rilevanti modifiche statutarie. Il numero dei consiglieri d'amministrazione verrà ridotto dagli attuali 15 a 11. Per deliberare su alcune materie fondamentali alla vita del gruppo (acquisizioni, dismissioni, budget, aumenti di capitale) il consiglio dovrà votare con la maggioranza qualificata dell'80%, cioè di nove vqti sirundici. In consiglio siederanno, conservando le attuali cariche su richiesta di tutti i soci di controllo, il presidente Giovanni Agnelli, il vicepresidente Umberto Agnelli, l'amministratore delegato Cesare Romiti. Altri quattro consiglieri verranno designati dalle due finanziarie della famiglia Agnelli, Ifi ed Ifil; e gli ultimi quattro verranno designati, uno per ciascuno, dagli altri quattro soci del patto. In virtù della norma sul voto a maggioranza qualificata, l'orientamento dei quattro consiglieri designati dai quattro soci minori aderenti al patto sarà decisivo per l'approvazione delle delibere riguardanti le materie «strategiche» per la vita del gruppo. Il comitato esecutivo, un organismo che attualmente esiste alla Fiat ed affianca l'amministratore delegato nella gestione del gruppo, scomparirà. Verrà anche eliminato il limite d'età previsto dall'attuale statuto per i consiglieri. All'assemblea verrà infine proposto il rinnovo del consiglio d'amministrazione nella nuova composizione, che rimarrà in carica per gli esercizi '93, '94 e '95 (cioè fino all'assemblea di bilancio del giugno '96). Sergio Luciano Umberto rimane alla vicepresidenza Due grandi banche nel «sindacato» 10 ANNf DI" DENARO FRESCO" r I MAGGIORI AUMENTI DI CAPITALE DAL 1983 A OGGI. IN MILARDI DI LIRE 1983 FINSIDER 2.037,7 1984. FIAT. .762,7 1984 FINSIDER . 1968,7 385 AGRIC0LA FIN. 621,5 1986 FIAT 1.125 1986 MONTEDISON 946,7 1986 INIZIATIVA META 732,1 1987 C0MIT 875 1988 GENERALI l.lOO 1989 BANCO Dl ROMA 1.040 1989 MEDIOBANCA 630 1990 SIP 1.183 1990 GAIC 3.233,2 1991 GENERALI 1.749 1992 PIRELLI SPA 518,6 1993 OLIVETTI 902,8 1993 SIP 873,9 1993 FONDIARIA 1.057,8 ai 1993 MEDIOBANCA l.OOO' ' TUTTO IN AZIONI RISPARMIO **DELIBERATO DAL C.D.A. J J J y \s .J y' ,J\ s y v *s *s J J s Un'immagine di Piazza degli Affari Grande attesa ieri in Borsa per le voci sull'aumento di capitale della Fiat

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