Eltsin ricorre alle manette

r Eltsin ricorre alle manette Ma dalla Siberia minaccia di sanzioni MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vitali Urazhzev, ex democratico ora finito (come tanti altri) tra i nemici di Boris Eltsin, è il primo deputato arrestato dopo il colpo di mano del Presidente. Gli era già capitato durante il golpe di agosto del '91. Anche allora difendeva la Casa Bianca. Diversi sono gli assalitori che ieri, in una giornata tesa e confusa, hanno mostrato i primi nervosismi. Di questi è rimasto vittima Urazhzev, arrestato insieme al collega Vladimir Morokin mentre manifestavano sul prospekt Novij Arbat, accanto al Parlamento. Dicono i testimoni che i poliziotti l'hanno preso, menato e portato via. Alla Casa Bianca si resiste, le notizie che arrivano sono drammatiche, anche se non verificabili, come quella che alle finestre sarebbero state installate le mitragliatrici pronte a respingere l'assalto. Ma intanto, per sgombrare il campo dagli equivoci, Boris Eltsin è comparso al telegiornale delle 20 per dire che «alcun compromesso non è possibile». Il Presidente non accetta la rielezione contemporanea anticipata del Parlamento e di se stesso come gli viene proposto da ogni parte, compresi alcuni suoi collaboratori finora parsi fedelissimi come il vicepremier del governo Serghei Shakrai. «Sono categoricamente contiamo - ha detto Eltsin -. Quando un potere e il secondo potere si occupano di elezioni, non possono occuparsi di altre cose, né il Parlamento, né il Presidente e questo non va bene». Oscurata, priva di acqua e di comunicazioni, la Casa Bianca appare come un inquietante buco nero nel panorama di Mosca. Ieri l'assedio è diventato ancora più stretto: passa solo la gente che esce, per alcune ore nemmeno i giornalisti potevano entrare. La dimostrazione di impotenza è palese, le dichiarazioni dei parlamentari che resistono sono sproporzionate ai poteri, i proclami di Rutzkoi e Khasbulatov sembrano patetici appelli a pietose menzogne populistiche, come quelle che interi reparti militari sarebbero passati dalla loro parte. Ma, là dentro, si resiste. E ieri, nella giornata più densa di iniziative politiche da otto giorni a questa parte, il più solo è parso Eltsin: da assediamo ad assediato. Il barometro della crisi russa sta cambiando di segno. Dalle regioni e dalle autonomie locali (che vorrebbero convocare una riunione di quel Consiglio della federazione che Eltsin pensava di poter facilmente manovrare e che ora sta invece ostacolando) arrivano proclami di guerra. Chiedono il ritiro del decreto presidenziale, vogliono elezioni simultanee di Parlamento e Presidente, minacciano sanzioni economiche contro Mosca che si traducono nel rifiuto di inviare gas e petrolio nella capitale e trattenersi le tasse. In Siberia, a Novosibirsk, si riuniscono oggi i parlamentari locali per discutere l'autonomia dalla Russia. E' chiaro che il Cremlino sta trattando l'alleanza con i forti poteri locali. Ma per ora senza successo. Tutti i partiti di centro sono contro Eltsin, solo i democratici stanno dalla sua parte. Un appello per elezioni simultanee è stato inviato dall'economista riformatore Grigori Yavlinskij, da ex ministri di Eltsin come Nikolai Fiodorov e Serghei Glaziev, dal mitico ex direttore di Moskovsie Novosti in tempi di perestrqjka Egor Yakovlev, dall'ex premier di Gorbaciov Nikolaij Ryzhkov, da quel mondo produttivo che sta intorno al capo degli industriali Volskij. Anche l'associazione imprenditori per la nuova Russia ha invitato il Presidente a cedere e proposto Yavliskij come il candidato alla sua successione. Il Cremlino controbatte con notizie di defezioni in massa dei deputati: la commissione di collocamento per gli ex parlamentari - si dice - sta lavorando 24 ore su 24. La presidenza diffonde notizie allarmanti come quella che nelle ultime ore sono state distribuite ai difensori del palazzo altre 600 bocche da fuoco. Nella notte di domenica Khasbulatov aveva diffuso la notizia dell'imminente assalto al palazzo e fatto distribuire ai parlamentari presenti le maschere antigas. L'assalto non c'è stato, ma testimoni giurano che l'ordine è stato dato, niente meno che da Serghei Stepashin, il primo «traditore» del parlamento ora diventato primo viceministro per la Sicurezza. Quando arriverà lordine di Eltsin? [c. ni.] Il «presidente» Rutskoi, sempre più solo nel Parlamento assediato [fotoreuter]

Luoghi citati: Mosca, Russia, Siberia