Dematté e Locateli nel mirino di Bossi di Maria Grazia Bruzzone

Pernottò e locateli! nel mirino di Bossi Pernottò e locateli! nel mirino di Bossi Contestata l'azienda che oggi presenta il «piano» ROMA. Arriva stamattina alla Commissione parlamentare di vigilanza l'atteso Piano di ristrutturazione della Rai. Il presidente Demattè e il direttore generale Locatelli illustreranno ai politici la «filosofia» del piano. Ma parleranno anche del caso Lombardfin, la finanziaria milanese di Paolo Leati nei cui elenchi è risultato anche un conto intestato alla moglie di Locatelli. Il direttore generale ha promesso di chiarire definitivamente la sua posizione, dopo che una richiesta in questo senso era stata fatta alla Commissione da verdi e pds. Ma le opposizioni aspettano i nuovi vertici al varco. Se il pidiessino Vita, più cauto, spera che «le spiegazioni fughino ogni ombra e ogni sospetto», Luca Leoni Orsenigo, responsabile del Carroccio per l'informazione, ha di nuovo chiesto, senza giri di frase, le dimissioni del direttore generale «che ci ha raccontato troppe balle e quindi non è più credibile». E due senatori leghisti, in un'interrogazione ai ministri delle Poste e di Grazia e giustizia, denunciano «episodi sospetti» nella nuova gestione Rai ma soprattutto in quella vecchia. Chiedono se sia vero che Locatelli «usi tre auto di rappresentanza della Rai» e che il suo autista abbia presentato nel passato «un conto di benzina di decine di milioni», che Demattè «di macchine blu Rai ne utilizzi addirittura quattro». Senza specificare se le auto magari si alternano. Più precise le domande sugli episodi del passato. Le ville in Sardegna dell'ex direttore demitiano Biagio Agnes e di suo cognato Cardellicchio, direttore del centro di produzione romano «sarebbero state realizzate dagli ingegneri Lari e Liverani, responsabili dei lavori per la realizzazione del centro di Saxa Rubra». Mentre l'ex direttore del personale, il socialista Francesco De Domenico, è accusato di aver aver gestito la campagna elettorale dell'ex presidente socialista Manca attraverso la manifestazione deir«Umbria Fiction». Intanto nei palazzi della radiotelevisione c'è attesa e ansia. Paura che le nuove «Superstrutture» di cui si vocifera finiscano per svuotare di ogni potere di ideazione e programmazione i tre canali. Incertezza per i nomi che circolano (per il Primo, accanto a quello dell'interno milanese Franco Iseppi è spuntato quello dell'esterno Paolo Glisenti, amministratore delegato dell'Rcs Video, figlio di quel Giuseppe Glisenti della sinistra de che fu direttore generale nel '77, con Paolo Grassi presidente). Timore, soprattutto, per le voci insistenti sulle economie che la Rai si accinge a fare: non più di 60 milioni per l'acquisto di ogni film, non più di 600 milioni all'ora per le produzioni di sceneggiati e telefilm: cifre che, se ai profani paiono enormi, sono assai basse rispetto agli standard, e ai budget della concorrenza. Non meno preoccupati sono i giornalisti per le voci sul Tg unico che continuano a rimbalzare malgrado le smentite dallo stesso Paolo Murialdi, il consigliere che ha la delega dell'informazione. Quel che sembra invece profilarsi è piuttosto, anche lì, una sorta di Superstruttura, o potenziamento del Supporto tecnico già unificato per le tre testate. Che non solo verrebbero maggiormente differenziate per «tipi di pubblico», come già annunciato da Murialdi, ma manterrebbero inalterati anche i loro «target» politici, per dirla alla Volcic: target cattolico accanto a target laico-di-sinistra. L'ideologia come marketing. Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Roma, Sardegna, Umbria