Il senatur novello Priapo sulle orme di Mussolini di Filippo CeccarelliAmintore Fanfani

Il senotur novello Priapo sulle orme di Mussolini Il senotur novello Priapo sulle orme di Mussolini LA POLITICA E IL SESSO E m ROMA " tornato Priapo. Stavolta parla con accento lombardo e ce l'ha con una craxiana non più giovanissima, ma avvenente: «Cara Boniver, cara bonassa, sta tranquilla, non prendiamo le armi noi della Lega perché siamo già armati. Siamo armati bene, noi, armati con questo manico qui!». Avambraccio destro teso, nudo fuori della manica della giacca, pugno chiuso e roteante. Figlio di Dioniso e di Afrodite sotto spoglie leghiste, il proprietario di quel manico collettivo è ricomparso in Val Brembana, una domenica mattina, tra i vapori e i sudori di un capannone: «Ah, bonassa...». In teoria sarebbe stato un raduno federalista, concluso dall'onorevole Bossi. E tuttavia, più ancora del linguaggio - che pure suonava più esplicito del solito - è stata la mimica inconfondibile, quel gesto del braccio in simulata e anche vorticante erezione, a denunciare definitivamente la presenza, anzi l'ultima trasfigurazione di Priapo. Il quale Priapo, di cui le prime testimonianze in pietra si perdono nella notte dei tempi e sembrano trovare origine in popolazioni pre-arie della Troade, in genere è raffigurato come un omino tarchiato, munito di un attributo osceno che il più delle volte è sufficiente a rappresentarlo. Bene, lanciato ormai da tempo lo slogan della Lega che ce l'ha duro, entrati in circolo relativi neologismi tipo «celodurismo» e via via commercializzati - sullo stesso registro - il profumo «Dur», il misterioso sottopiatto «Dur per dura» e la mutanda femminile con su scritto «Speriamo che duri», ecco, con la gesticolazione di domenica Priapo, simbolo dell'istinto sessuale, della forza generatrice della fecondità maschile, aderisce alla Lega. L'evento si presta a diverse letture, dalla scandalizzata alla divertita attraverso una gamma piuttosto ampia di reazioni. Il professor Luciano Cavalli, sociologo della politica e studioso in particolare della leadership, tenta per quanto è possibile un approccio neutrale e distaccato: «Quei modi fanno parte dei valori di certi strati della popolazione, probabilmente Bossi cercava anche l'unità emozionale del gruppo». Lo psicanalista Aldo Carotenuto sostiene che di solito «l'uso di un linguaggio pornografico ha a che fare con possibili timori di impotenza. Nessuno che sia davvero convinto di ciò che dice ha bisogno di ricorrere a terminologia sessuale». Entrambi, comunque, rinviano le presenti minacce bossiane alla bonassa - tecnicamente: «Reificazione maschilista del partner» - a esperienze storiche dell'Italia contemporanea, insomma al fascismo. Carotenuto, in particolare, per averlo vissuto: «Linguaggio tipicamente fascista, mentalità aggressiva e soppressiva, vedi l'uso fallico del manganello». Anche delle baionette, se è per questo, quegli otto milioni di baionette in qualche modo collegabili con lo spadone del guerriero raffigurato nello stemma leghista. Mentre Cavalli, che gli aspetti carismatici del fascismo li ha studiati a fondo, trova perfino un'analogia con un discorso in cui Mussolini, quasi a giustificazione della propria vitalità, proclama: «Questa notte ho stancato una donna!». Il fatto che si tratti di uno degli ultimi discorsi, quando il dittatore era ormai triste e spento, non fa che confermare la complessità, l'oscurità del nesso ricorrente tra Priapo e la politica. Anche Mussolini, sulla scia di Machiavelli, teorizzava la femminilità della folla. Il Duce viveva in un'aura mitica di potenza sessuale, circondato da mille ammiratissime testimonianze di amplessi furiosi consumati sui tappeti o negli incavi delle finestre di marmo della sala del Mappamondo. Su questo particolarissimo aspetto del regime Carlo Emilio Gadda ha scritto pagine crudeli e indimenticabili in un pamphlet che s'intitola, appunto, «Eros e Priapo». Di Mussolini, «il mascelluto», si sofferma sulla «bassa pnirigine», sui «mimi di scenica evulvescenza», i «sussulti priapeschi», la «fqja incontenuta», e perfino sulla «fulgurata protuberanza di chella sua proboscide fallica e grifomorfa in dimensione suina...». Soprattutto i dittatori, infatti, sono (o passano per essere) maschi inesauribili e fertili. Da Stalin, di cui si cantava «Tu che generasti l'uomo / Tu che fecondi la terra», al leader zairese Mobutu, con la bustina di pelle di leopardo, poiché laggiù pare che il ber¬ rettino simboleggi la potenza sessuale. In Italia, in quasi mezzo secolo di democrazia parlamentare, questa forma di leadership fallica, aggressiva e maschilista, è rimasta quasi sempre in ombra. Certo, sì, per un breve periodo a Fanfani si sono attribuite velleità del gen. re. In un Paese ancora un po' rurale, attento alle aie e agli animali, l'ex «uomo forte» della de si paragonò a un gallo in mezzo a tanti capponi. Così come durante la presidenza Craxi si registra un indubbio addensarsi di genitalità connesse al potere, «attributi virili» e «pallismi» vari, «sto per rompermi i coglioni», «se non succede questo mi taglio i coglioni» (una volta, su Mazzotta che non sarebbe dovuto andare alla Cariplo, Andreotti, che si definiva estraneo a tale cultura da «spezzareni», chiese conto della mancata esecuzione) e così via. Nulla comunque che possa pa¬ ragonarsi alla funzione erotica esercitata dal potere nell'era mussoliniana. Anche per questo, sia pure con le debite e doverose differenze, quando Bossi rotea il pugno destro mentre con la mano sinistra si tiene il gomito, il pensiero corre a quel modello maschilista. E quando la Marilena Mann, la pasionaria veneta, magari propagandisticamente dice che «la Lega è dorma» dice un qualcosa che è piuttosto serio. Più dell'esibizione di Bossi, in effetti, vale la pena di riflettere sulla voglia che i 10 mila lombar- disti nel capannone avevano di sentirsi dire quel genere di cose, di ascoltare quel linguaggio, di osservare quei gestacci. Il sesso sprigiona un'energia potentissima e a suo modo terribile, più che far sghignazzare platee, dedicata alla riproduzione della specie o al piacere degli individui. E tuttavia reprimendo le pulsioni istintuali, e deviandole dai loro scopi primitivi, c'è chi in politica tenta e a volte riesce per qualche tempo a orientarle verso fini «socialmente superiori». Alcuni personaggi pubblici, temerari, azzeccano il momento, fanno leva su questa oscura voluttà di asservimento delle masse e soprattutto indicano loro quali possono essere, questi fini. Auguri. Perdita secca di civiltà o numeracelo per eccitare la platea, la scenetta della bonassa farà pure ridere, oppure più probabilmente susciterà raccapriccio. Ma la materia della «sostituzione degli oggetti originali della libido» è ben presente in Freud. Saperlo è già qualcosa. Non è detto che lo stesso Priapo smetta un gioco rischioso. Filippo Ceccarelli Amintore Fanfani (sotto) A destra Benito Mussolini A destra Craxi e una incisione di figura virile Carotenuto: «Linguaggio fascista»

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