Fazio l'Arbore del Duemila di Curzio Maltese

«Quelli che il calcio...» su Raitre: è già un piccolo evento «Quelli che il calcio...» su Raitre: è già un piccolo evento Fazio, l'Arbore del Duemila Trasmissione lieve e acuta Q UELLI che quando perde l'Inter o il Milan dicono è soltanto una partita e poi tornano a casa e picchiano i bambini, oh yes». Forse è questo il verso di Beppe Viola che ha ispirato «Quelli che il calcio...», il programma pomeridiano di Raitre che da ieri ha preso il posto dei tormentosi «Italiani» di Barbato e, forse, di anni di efferatezze pallonare in tv. Se confermerà l'esordio, «Quelli che...» è infatti destinata a chiudere, proprio sulla terza rete, la lunga e nefasta stagione del biscardismo. Già la prima puntata è stata un piccolo evento. Una trasmissione intelligente sul calcio, non si vedeva da un decennio. L'idea di partenza era da Jurassic Park: ricreare in video «Tutto il calcio...», con la collaborazione di Ciotti e compagni, in diretta dai campi di A e B. Vecchia storia, la radio fatta in televisione. Ma grazie a Fabio Fazio, l'Arbore del 2000, e alla eccentrica, divertentissima compagnia di ospiti, «Quelli che il calcio» è diventata tutt'altra cosa. Un discorso lieve e acuto sul mistero del tifo calcistico. Che cos'è questa passione nazionale? E' per esempio la storia di Idriz, si scriverà così?, un signore africano che vive a Brescia e «tiene» per la Juve. Tifa disperatamente per la Juve. Ma un po' ci gioca. Fazio gli affida la sorveglianza di LecceJuve in bassa frequenza e lui, Idriz, sforna una telecronaca perfetta, geniale, spassosissima. Simula il linguaggio «tennico» degli «addetti ai lavori», grazie a una padronanza dell'italiano di gran lunga superiore a quella di molti «grandissimi direttori» ospiti del Prociesso. Si vede che prende bonariamente in giro questo strano Paese dove gli capita di vivere e forse di sopravvivere. Brescia è una città dove allo stadio urlano «maledetti terroni» anche ai veronesi. Idriz ci scherza per come si può e all'ennesimo errore di Baggio esplode: «Che jella nera!». Quelli che «il calcio è un fatto di mentalità» si saranno divertiti a vedere Michelotti, ex fischietto internazionale, trepidare per il Parma e intanto spiegare a un giovane arbitro, sospeso dai brontosauri dell'Aia perché porta il codino, che «bisogna attenersi all'etichetta della categoria arbitrale». Cioè, magari accettare un orologio d'oro da un club, mai però arbitrare con l'orecchino. Quelli che «il calcio è una religione» avranno capito il famoso frate di Bergamo, che ogni domenica fa l'omelia a seconda del risultato dcll'Atalanta, pescato a esclamare «oddio!» al gol di Hassler. Quelli che si commuovono con «Luci a San Siro» avranno scoperto l'humour del professor Roberto Vecchioni, fintamente acido nei confronti della sua Inter e giustamente acido nella confronti della nostra, purtroppo, Rosa Russo Jervolino, ministro della pubblica distruzione. iSei scocciato perché ti ha trasferito?», chiede Fazio. E Vecchioni: «Sì, ma presto trasferiranno anche lei...». C'è anche uno strepitoso inviato da Marassi, Everardo Dalla Noce, massi, la voce di Piazza Affari in pensione. Finge deliziosamente di non sapere di calcio, lui che ha cominciato come radiocronista e poi per anni ha deliziosamente finto di sapere di Borsa. Sforna la battuta della domenica: «Ho visto gente fumare e non si dovrebbe, in uno stadio così piccolo». C'è uno scalmanato francescano, «cittì» della nazionale frati; la simpatica moglie del genoano Bortolazzi («io veramente sarei della Fiorentina»); gli sconsolati genitori del panchinaro piacentino Brioschi; l'ex portiere Boranga, che dopo due lauree, a 50 anni vorrebbe tornare a giocare. E' un campionario ironico e un po' surreale di umanità, legato dal filo rosso della passione calcistica, dalla bravura di Fazio e dalle veloci, argute inquadrature di Paolo Beldì, il migliore dei giovani registi tv. Mancano invece i rissosi «manager», i tronfi dirigenti, gli anziani guitti travestiti da giornalisti, i pedatori fighetti e gli allenatori vaniloquenti che hanno animato in questi 13 anni il Barnum burino del telecalcio, da Biscardi in giù. Marino Bartoletti, in studio, sembra pagato per stare zitto, com'è in fondo giusto. Una bella trasmissione di calcio, insomma. Dove per inciso si sono sfiorati, suggerendoli, temi come il razzismo, la violenza, la religione, la scuola. Guarda a volte dove va a ficcarsi, in televisione, la cultura. Curzio Maltese Nella foto grande, Fabio Fazio Qui sopra, Everardo Dalla Noce La fine del biscardismo Eccentrica, divertente compagnia di ospiti L'africano juventino il frate dcll'Atalanta

Luoghi citati: Bergamo, Brescia