«Nomadi salvate i figli» di Renato Rizzo
Padova, il capo dello Stato tra i rom dopo la morte del bambino colpito da un carabiniere Padova, il capo dello Stato tra i rom dopo la morte del bambino colpito da un carabiniere «Nomadi, salvate i figli» Appello di Scalfaro: non fatene ladri PADOVA DAL NOSTRO INVIATO «Hanno ammazzato un bambino come se fosse un cane. Io voglio giustizia. Quel piccolo è uno zingaro, ma non era diverso dai vostri figli». Branko Sulic urla la sua rabbia e la sua disperazione dal finestrino dell'auto che lo sta portando all'accampamento di piazza Vecchia. Urla e batte le mani sulla carrozzeria e si dà pugni sulla bocca: l'altro giorno suo figlio Tarzan, 11 anni, è stato ucciso nella camera di sicurezza d'una stazione dei carabinieri dov'era finito perché sorpreso a rubare: «Ha sfilato la pistola dalla fondina del militare che lo sorvegliava e, durante la colluttazione, è partito un colpo mortale», dice la ricostruzione ufficiale della tragedia. «Quel carabiniere ha puntato la rivoltella contro Tarzan per spaventarlo e, invece, lo ha ammazzato»: è la «verità» che gridano padre e madre del ladro bambino e a cui fa eco, sulla spinta della testimonianza di una cugina dello zingarello rimasta a sua volta ferita dal proiettile assassino, la rabbia di tutti i rom di Padova. Branko Sulic, ieri mattina, ha indossato l'abito scuro che, di solito, mette per matrimoni e funerali ed è salito, con la moglie ed una delegazione di nomadi, al primo piano della prefettura: là ha incontrato il Presidente della Repubblica il quale, a Padova per celebrare il cinquantenario della Resistenza con gli ex internati nei lager, ha voluto aprire la visita ufficiale stringendo la mano ad una famiglia in lacrime per questo figlio ucciso. «Un bimbo che va in Paradiso in un modo così drammatico è un evento pauroso», dice il Capo dello Stato ai nomadi che continuano ad invocare «la giustizia degli uomini e quella di Dio». Poi aggiunge: «Sono padre anch'io e mi sento di dirvi una cosa: questi piccoli che vanno in giro abbandonati, che rubano non hanno colpe. La colpa è di noi genitori: siamo noi che dobbiamo rispondere di ciò che fanno i nostri figli». Branko Sulic vorrebbe dire qualcosa, ma la voce proprio non gli vuole uscire dalla gola. Parla per lui il capo della comunità rom di Padova, Mile Lebach: «Signor Presidente, lei dice parole che sono sacre. Ma sappia che ci sono anche zingari che vivono onestamente. E, poi, se in Italia si dovessero ammazzare tutti i ladri, metà Paese sarebbe un cimitero». Scalfaro lo interrompe con un rapido gesto della mano: «No, guardi, questa non è una giustificazione valida, specie in una Patria ospitale come la nostra. Io mi sono occupato di problemi di nomadi sin dal '54 quando ero sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Vi prometto che, anche oggi, se potrò dire una parola di aiuto, lo farò. Ma vi rivolgo una preghiera: non lasciate i vostri figli allo sbando. Ci sono persone che pensano che voi viviate in un modo sbagliato e questo è un danno per le vostre tradizioni e la vostra civiltà. Vi serve che la gente dica: "Questi campano ruban¬ do?". No, non vi serve. E, allora, difendete il vostro buon nome». La madre di Tarzan mormora: «Noi non mandiamo i nostri figli a rubare». E il Presidente: «Io so che questo piccolo non ha voluto a nessun costo fornire ai carabinieri il proprio nome e cognome. Qualcuno gli avrà pure insegnato a comportarsi così». «Giustizia, giustizia»: le parole serpeggiano come un brivido tra i delegati dei rom. «Ho avuto un colloquio con il generale comandante dei carabinieri - riprende Scalfaro -. Per puro scrupolo i militari interessati a questa triste vicenda sono stati sospesi. Ora è compito della magistratura vedere e valutare, in piena autonomia, quanto è accaduto». I nomadi salutano, escono a capo chino: «Chiediamo solo giustizia», ripetono. Renato Rizzo Il capo degli zingari «Se uccidessero tutti i disonesti metà Italia sarebbe un cimitero» Il presidente replica «Questa non è una valida giustificazione» Un momento dell'incontro fra il presidente Scalfaro e i nomadi
Persone citate: Branko Sulic, Mile Lebach, Scalfaro
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