Rai parte il grande valzer

Una girandola di voci, nomi e poltrone in vista della grande «rivoluzione» che scatterà il 15 ottobre Una girandola di voci, nomi e poltrone in vista della grande «rivoluzione» che scatterà il 15 ottobre Rai, parte il grande valzer Addio reti, ora arrivano le superstrutture ROMA. Sergio Silva o Gian Paolo Sodano alla superstruttura per la Fiction. Giuseppe Cereda a quella per il Cinema. Baudo, o Bruno Voglino a quella deputata al Varietà. E magari Augias (o Stefano Munafò) alla nuova superstruttura Culturale, e «nonsisancorachi» a quella per l'Informazione, se ci sarà. E le reti? Niente reti. Franco Iseppi capo del Primo Canale. Minoli (o Gigi Mattucci) al Secondo, Carlo Freccerò al Terzo, semidecentrato fra Roma, Torino, Milano e Napoli. Sempre che Angelo Guglielmi diventi davvero vicedirettore generale. Si avvicina il giorno della ristrutturazione voluta e temuta, fissato per il 15 ottobre. I Grandi Capi tacciono, fedeli alla consegna di aspettare il 28 settembre, quando i cinque Saggi anticiperanno alla Commissione parlamentare di vigilanza la filosofia del nuovo piano. Ma a viale Mazzini è già cominciata la grande giostra di voci, nomi, poltrone. E superpoltrone, dal momento che una delle novità del gran disegno sono appunto le superstrutture: sorta di superdirezioni specializzate che attraverseranno le tre reti, ricompattate, snellite e ribattezzate Canali. Come una volta? Eppure, c'è chi dice che il nuovo piano sia piuttosto debitore al progetto Guglielmi S- Balassone, che prevedeva infatti canali unitari, dove venisse meno l'opposizione rete/testata. Che le reti, così come sono, abbiano fatto il loro tempo era del resto scontato. Diventate autonome con la riforma del '75, assegnate prima a de e psi, poi (dall'87) anche al pci-pds, erano diventate dei centri di spesa totalmente fuori controllo tra un proliferare di strutture e collaboratori esterni, lottizzazione di proposte e appalti, palinsesti improvvisati e miliardi in libera uscita, i funzionari frustrati che passavano le ore a girarsi i pollici. (A Rai Uno denunce e libri bianchi risalgono a un anno e mezzo fa, ricordava ieri Gianna Bellavia al seminario dell'Usigrai. E sopra tutti, i «consiglieri di riferimento», longa manus dei partiti, a cui i dirigenti andavano a lagnarsi e a chiedere, rincarava Giuseppe Giulietti). Ecco dunque le superstrutture. Alle quali toccherà dividere il budget per il numero di ore ottimale e programmare acquisti e produzioni in base ai «target» - vale a dire al tipo di pubblico di ciascun canale e fascia oraria - lasciando poi ai capicanale la definizione di che cosa, in concreto, produrre e mandare in onda. «Sperando almeno che sia così, altrimenti altro che Bernabei», sospirano i fiduciosi. Un potere non da poco, comunque. Che infatti provoca una girandola di nomi, speranze, invidie. E starebbe per ricondurre alla Rai alcuni dirigenti trasmigrati alla Fininvest ai tempi del Caf. Come Giuseppe Cereda, appunto, per anni «re della programmazione» di Rai Uno, prima di andare da Berlusconi. Ora si dà per certo il suo ritorno alla testa della superstruttura Cinema. Come Sergio Silva, inventore della Piovra e di molti altri successi Rai, dalle varie serie di Cane sciolto con Castellato e Nancy Brilli, alla Giungla nera, prima da dentro la Rai, poi dalla Rcs Video. A contendere a Silva la guida della superstruttura Fiction è il brillante, già craxianissimo direttore di Rai Due Gian Paolo Sodano. E non è detto che questa superstruttura non sia sdoppiata, per coordinare quei programmi da studio più «leggeri» che, per evitare al massimo gli appalti, verrebbero decentrati nei tre centri di produzione oggi quasi fermi. Nulla sfuggirà a una superstruttura. Proprio da Milano sarebbe in arrivo alla testa del Primo Canale Franco Iseppi, giovane di area cattolica. Più incerti i nomi degli altri due. Il Secondo dovrebbe restare in mano ai «laici», (leggi psi): il tranpatron di Mixer Giovanni Minoli, che è comunque nella squadra «di testa», o, in alternativa, Luigi Mattucci, già braccio destro di Fichera della prima Rai riformata, oggi vicedirettore generale. Incertezza per il Terzo, che alcuni danno per certo a Carlo Freccerò, il genialoide dirigente Fininvest che Guglielmi ha appena ricondotto a Rai Tre. Ma alla fine potrebbe anche spuntare il nome di Santoro che, da poco nominato vicedirettore del Tg3, potrebbe anche essere tolto dall'informazione militante. «Ritornano i nostri», ironizzano nei corridoi. E citano il caso di Giovanna e Rossella, una serie di due puntate con le due Sandrelli madre e figlia che, avviata dalla gestione Caf e bloccata da Tangentopoli, starebbe per partire oggi. Prodotta non più dalla «Italiana Produzioni» di Stefania Craxi & Marco Bassetti ma dalla «Aran». Che della «Italiana» è un'emanazione. Maria Grazia BniZZOne An&e'0 Guglielmi potrebbe diventare vicedirettore generale della Rai

Luoghi citati: Milano, Napoli, Roma, Torino