I Sette: niente prestiti prima del voto di Stefano Lepri

I Sette: niente prestiti prima del voto I Sette: niente prestiti prima del voto / Grandi «ottimisti» ma lasciano in sospeso i finanziamenti WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO I sette grandi dell'economia mondiale incoraggiano calorosamente Boris Eltsin; ma hanno lasciato in sospeso la concessione alla Russia di nuovi finanziamenti prima delle elezioni politiche indette per dicembre. Gli Usa premono per il sì; gli europei, specie tedeschi e francesi, e il Giappone frenano. Negli uffici del Fondo monetario a Washington, tuttavia, la dissoluzione del Parlamento fa sperare: se fino al colpo di mano di Eltsin tutti dicevano che non si poteva dare più un dollaro alla Russia, ora c'è «moderato ottimismo» almeno per una svolta a breve termine. La Russia è stato il principale argomento del vertice tra i ministri del Tesoro dei 7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Inghilterra, Italia e Canada). Si è trattato anzi di un G-7 più 1, di un lungo interrogatorio al giovane ministro russo Boris Fiodorov, allo scopo di placare ansie e di ottenere garanzie. Il comunciato finale dei 7 dichiara «la concreta speranza che gli ultimi sviluppi aiuteranno la Russia a compiere una svolta risolutiva verso l'economia di mercato». Il pacchetto di aiuti resta quello di complessivi 44 miliardi di dollari approvato nell'aprile scorso, la cui erogazione è ai primissimi passi: si «invita il governo russo a prendere le misure richieste per l'attuazione piena». La chiave di tutti gli aiuti è la seconda rata del prestito Fmi, 1,5 miliardi di dollari. Nel compromesso di aprile, si era deciso di erogare la prima rata in baso alle promesse, e la successiva ai primi risultati. Spiega Enrique HernàndezCatà, il funzionario del Fmi (vicedirettore del dipartimento Europa II) che segue più da vicino la questione: la colpa dei risultati mancati spetta appunto al Soviet Supremo, il vecchio parlamento ora sciolto da Eltsin. «I primi passi del programma concordato - dice Enrique Hernàndez-Catà - erano stati compiuti e avevano funzionato bene. Troppo bene anzi, perché gli interessi colpiti hanno cercato di influenzare il Parlamento a rovesciare le de¬ cisioni, e ci sono riusciti». Così, è stato bocciato l'aumento dell'Iva; nuovi sussidi alle industrie non produttive e all'agricoltura hanno rilanciato l'inflazione a oltre il 25% mensile, contro l'll% del piano concordato. Nell'analisi del Fmi, la caduta del tenore di vita in Russia non è stata drammatica, e il processo di privatizzazione sta comunque andando avanti; però o si sconfigge l'inflazione o tutto va a pezzi. A chi voleva dare alle riforme un ritmo ancora più lento, si oppone l'esempio negativo dell'Ucraina, che così facendo si è cacciata in guai ancora peggiori (il rublo vale 1,3 lire, la moneta provvisoria di Kiev meno di 0,1 ). Dal lato opposto, si dice all'interno del G-7, bisogna evi¬ tare anche un esito come quello della Polonia, dove la transizione al mercato è perfettamente riuscita ma le ineguaglianze sociali crescenti hanno fatto vincere le elezioni agli ex comunisti. Qui sta il problema: Eltsin affronterebbe meglio il voto ricevendo i soldi del Fmi al prezzo di misure antiinflazionistiche impopolari nell'immediato, o rinviando la svolta a dopo? Secondo il ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel, «ora è più importante per la Russia trovare una soluzione politica, piuttosto che ricevere aiuti economici». Per conto loro intanto gli Usa erogheranno i 2,5 miliardi di aiuti bilaterali appena votati dal Congresso. Stefano Lepri

Persone citate: Boris Eltsin, Boris Fiodorov, Eltsin, Enrique Hernàndez-catà, Theo Waigel