Eltsin rifiuta il compromesso elettorale di Cesare Martinetti
Agonizzante la rivolta del Parlamento, i veri avversari del presidente si rivelano le regioni Agonizzante la rivolta del Parlamento, i veri avversari del presidente si rivelano le regioni Eltsin rifiuta il compromesso elettorale «Due votazioni parallele? Mai» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un compromesso sembrava imminente: elezioni contemporanee anticipate del parlamento e del presidente. Eltsin invece ieri sera ha fatto sapere, attraverso il suo portavoce Sergej Filatov, di non aver cambiato idea, di essere sempre contrario alla soluzione del voto parallelo. A far supporre il contrario, nel pomeriggio era arrivata da San Pietroburgo, dov'erano riunite le potenti autonomie russe, la notizia che l'inviato di Eltsin aveva accettato l'ipotesi. La minaccia delle repubbliche e delle regioni sembrava aver funzionato, rivelando che il vero ostacolo all'affermazione presidenziale non era tanto il rissoso parlamento, quanto i soviet e le amministrazioni locali. La Siberia ha minacciato di trattenersi le tasse e sospendere la fornitura di gas e petrolio. Una sessantina tra regioni, repubbliche e territori, grosso modo i due terzi degli 88 «soggetti» della federazione russa a San Pietroburgo hanno così posto bruscamente al Cremlino la questione delle elezioni contemporanee; Serghei Shakrai, vicepremier del governo e fedelissimo del presidente, ha accettato l'idea. Ma evidentemente non aveva il mandato per trattare e decidere. Ieri mattina, scortato dal ministro della Difesa Graciov e da quello degli Interni Erin in funzione di angeli custodi, insieme alla moglie Naina il presidente si è ributtato in mezze alla folla della piazza Rossa per assistere al concerto dell'orchestra di Washington diretta da Mstislav Rcstropovich. Domenica di festa, sotto il Cremlino per ricordare i cent'anni della nascita di Ciaikovskij conclusa dalle parole del maestro, un grande supporter di Eltsin: «Sono con voi tutti i secondi della mia vita». A fine concerto, dalla musica e dalla piazza Rossa quasi tutti si sono trasferiti alla politica e alla vicina piazza del Maneggio dove è cominciato il meeting dei democratici in sostegno di Eltsin. Bandiere bianco-rosso-blu, un corteo di 10-15 mila persone guidate da Gleb Yakunin e Lev Ponomariov, leader radicali: «Da oggi la campagna elettorale è cominciata». Tutto sembrava a favore di Eltsin. La notte era passata tranquilla intorno alla Casa Bianca assediata. Il freddo, la fame e il buio hanno appannato la resistenza dei sostenitori di Khasbulatov e di Rutzkoi. Ma improvvisamente si è saputo che sotto sotto si stava trattando. Con il presidente, per ammissione del Cremlino, si erano schierate solo la metà delle amministrazioni locali. Oltre a' quello della Siberia (che coltiva velleità indipendentiste) era arrivato il no di Arkangelsk; la richiesta di elezioni simultanee di presidente e parlamento da parte di Sakhalin, Buriatia e Kabardino-Balkai 1. Da Ekaterim- burg, ingrata patria di Eltsin, arrivava invece la notizia che venerdì il soviot locale ha approvato una sua. costituzione, detta «degli Urali» con tanti saluti al presidente. In mattinata Mikhail Poltoranin, fedelissimo del Cremlino, aveva portato al presidente della Corte Costituzionale Valéry Zorkyn, la disponibilità ad elezioni contemporanee, ma con la clausola della sospensione per tre mesi del voto sul presidente per evitare «vuoti di potere» nel caso Eltsin non fosse confermato. E' con le regioni dunque il vero confronto. Nella Casa Bianca privata di luce, acqua e viveri, sopravvivono Khasbulatov e Rutzkoi non si sa con quanti parlamentari. Rutzkoi, ex generale dell'Armata rossa ed eroe della guerra in Afghanistan, in mattinata aveva annunciato di essere pronto a resistere fino alla morte: «Meglio morire come un uomo che vivere come un furfante». In serata sembrava che stesse trattando la resa e consegnato le armi ai rappresentanti della procura e della milizia. Alcune migliaia di sostenitori del parlamento hanno sfilato davanti alla Casa Bianca quando era già buio sfidando il freddo e il boicottaggio del comune di Mosca che per ostacolare i partigiani di Rutzkoi, ha chiuso la fermata della metropolitana più vicina al parlamento con la seguente scusa: «Avvicinarsi alla Casa Bianca è «pericoloso». Cesare Martinetti ssfii ! A sinistra, militari dietro il Parlamento A destra, una barricata dei ribelli Sotto, Eltsin [FOTO REUTER
Luoghi citati: Afghanistan, Mosca, San Pietroburgo, Siberia, Washington
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