«Les Noces» stile Bauhaus

Stravinskij e pittura Stravinskij e pittura «Les Noces» stile Bauhaus | ISCHIA I L Festival di Musica ConI temporanea ha presentato 1 l'altra sera il film che la televisione della Svizzera Italiana ha realizzato negli studi di Lugano, ricostruendo uno dei progetti più interessanti, fra teatro musicale e pittura, maturato in quella enorme fabbrica dell'avanguardia Anni Venti che fu la Bauhcuis di Walter Gropius. Nel 1925, due anni dopo la prima avvenuta a Parigi, Les Noces di Stravinskij venivano eseguite a Francoforte in un concerto diretto da Hermann Scherchen, figura chiave nella storia della musica novecentesca. Dal suo incontro con il pittore Oscar Schlemmer, che lavorava alla Batéaiis con Kandinskij e Klee, nacque l'idea di eseguire Les Noces, abolendo la parte coreografica e proiettando al suo posto, su di uno schermo, una serie di immagini a colori dipinte direttamente su pellicola dallo stesso Schlemmer. L'impresa si rivelò ben presto impossibile, richiedendo al pittore doti di miniaturista che non aveva: Schlemmer lavorò, quindi, su carta fotografica, realizzando un nastro dipinto della lunghezza di sessanta metri, contro gli ottanta previsti, interrotto per insormontabili difficoltà tecniche ed economiche. Il materiale, comprendente schizzi, disegni, chine, acquarelli, e, già esposto in una mostra a Lugano, ha dato modo allo studioso svizzero Hansjorg Pauli ed al regista Sandro Bertossa di ricostruire questa versione figurativa delle Noces, utilizzando esclusivamente gli originali di Schlemmer. I quali colgono lo spirito del geniale capolavoro stravinschiano come meglio non si potrebbe. La smagliante brillantezza dei colori, ispirati alle icone ed all'arte popolare russa, fissa la vivacità delle quattro scene di matrimonio con il taglio della treccia della sposa, rappresentata da un enorme serpente biondo, l'investitura dello sposo da parte del padre che gli affida la protezione della terra, la cerimonia religiosa e il banchetto: le figure, tondeggianti come le bambole russe, compongono un affollato ambiente di pupazzetti colorati che passano sullo schermo con la medesima, incalzante velocità del ritmo musicale. Ma, in quanto fisse, rendono visivamente la fissità delle iterazioni ritmiche con cui Stravinskij immobilizza la frenesia del movimento, trasformando le scene matrimoniali in un rito, e questo in una evocazione antropologico-ancestrale di fortissima presa espressiva. Il rapporto, tipicamente stravinschiano, tra l'arte popolare e il gusto moderno che la riscatta dal folclore, è realizzato da Schlemmer attraverso la stilizzazione geometrizzante delle figure e dei volti, tanto espressivi quanto sommari nella loro definizione: lo stile Bauhaus conferisce al tutto un rigore e una compattezza che gli autori del film hanno perfettamente rispettato, montando le scene e le didascalie che le completano con un'adesione perfetta agli snodi vorticosi del discorso musicale, dove si combinano moto frenetico e fissità rituale, sentimento e stilizzazione, vitalismo e affermazione di una «nuova oggettività». Balzano dunque in primo piano, grazie a questo film, i legami, solitamente trascurati, tra la cultura dell'avanguardia russofrancese da una parte e tedesca dall'altra, con evidente vantaggio per la comprensione dell'una e dell'altra. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Francoforte, Ischia, Lugano, Parigi, Svizzera