I minatori di Zola fanno paura alla Francia di Enrico Benedetto

I minatori di Zola fanno paura alla Francia emica Esce «Germinai»: per il ministro della Cultura è la risposta al colossal di Spielberg, ma è poi I minatori di Zola fanno paura alla Francia // Nord si ribella: quel film ci descrive come un inferno PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Francia proletaria, affamata, torbida che mercoledì prossimo vedremo rovesciare sul grande schermo da Germinai, il capolavoro a firma Emile Zola trasformato in kolossal da Claude Berli e un super-cast (Depardieu, Renaud, Miou-Miou), già indigna industriali, operatori economici, finanzieri del Nord-Est francese. «Una catastrofe per la nostra immagine» la definisce Bruno Bonduelle, imprenditore conserviero, sul Figaro. «Temo che tre ore di proiezione possano cancellare gli sforzi ventennali per ridare un viso nuovo alla nostra terra. Il film resusciterà fantasmi di miseria e sten¬ ti. Gli spettatori europei, non solo francesi, crederanno che Zola descriva un inferno attuale». Pessimismo eccessivo? Forse, ma il parere trova largo appoggio nei milieu economici locali. E che la Regione - come parecchie grandi aziende di Lilla e dintorni - abbia sponsorizzato la pellicola rende più surreali le tardive paure. Centosette anni dopo, Germinai disturba ancora. Il cupo affresco sull'esistenza in miniera tra sottomissione e slancio rivoluzionario sembrerebbe mantenere integra la sua carica eversiva. Dannati della Terra, in piedi! L'affiche cinematografica mostra la folla cenciosa avanzarsi irrefrenabile. Un Pelizza da Volpedo in versione hard ad dita l'apocalisse operaia. C'è di che mandare in Lilt gli uffici studi, i piani-rilancio, il budget turismo e le agevolazioni per gli investimenti messi in piedi non senza fatica dalle comunità locali. La memoria sfida il progresso. Etienne Lantier, il tragico personaggio chiave, minaccerebbe davvero la levigata Francia balladuriana e le sue diplomatiche concertazioni sociali? Messa così, la questione sembra ridicola. Eppure sono due mondi che si affrontano: e relegare il primo nell'oblio o fra i manuali scolastici potrebbe risultare precipitoso. Scomparsi i minatori zoliani, oggi ne assume forse l'eredità la classe contadina: quella che l'anno scorso seminò di violenze il Paese e al cui peso elettorale dobbiamo il boicottaggio governativo del preaccordo Gatt. La rabbia, il fuoco libellista, lo scontro duro, sono tuttora inscindibili dal panorama francese. Rimuovere Zola vuol dire negarlo. Ma è ugualmente vero che gli stereotipi non lasciano sviluppare la storia. E il Nord ha, da sempre, cattiva stampa. Saranno quelle terre scure, i cieli lividi, gli scheletri delle vecchie miniere, i riconoscibilissimi tumuli con pietrisco e terriccio da riporto, le casupole operaie (i «coron», un termine che il romanzo estrapolò dal patois vallone facendolo divenire celebre), ma ad attraversare Arenberg e altri villaggi dalle risonanze già fiamminghe pare che il tempo sia rimasto immobile. Riaffiora Germinai, con il suo incipit: «Nella piana rasa, una notte senza stelle, oscura e spessa come l'inchiostro...». Quelle parole da ieri i francesi le possono leggere in una versione «formato quotidiano» dell'opera, che le edicole vendono per neppure seimila lire. Ma viene ristampato anche il volume tra- dizionale, ed esce un libro con la storia del film. A riprova che di Emile Zola resta qualcosa oltre il «j'accuse». Jacques Toubon, successore di Jack Lang alla Cultura, vorrebbe trasformare lo spettacolo - 40 miliardi, ottomila comparse - nell'anti-Spielberg per eccellenza. Criticando il cinema d'Oltreoceano, giorni fa osservava che i dinosauri Usa offro¬ no prodezze tecnologiche, non emozioni. Germinai abbonda semmai nell'eccesso inverso, una saga a colori foschi ben più traumatizzante di qualsiasi bestione. Lunedì, il novissimo Tgv Nord scaricherà a Lilla per l'anteprima il fior fiore dello showbusiness francese. Monsieur Bonduelle ha voluto anticipare l'iniziativa, invitando l'altro ieri 170 «patron» per spiegare loro che esistono infrastrutture e risorse non solo letterarie. E ripete che da tre anni ormai l'ultima miniera ha chiuso per sempre l'era carbonifera. Bisogna voltare pagina. Ma Etienne Lantier proverà a convincere la platea del contrario. Enrico Benedetto Gli industriali di Lilla che lo hanno finanziato, sono pentiti: si vedono solo miseria e stenti Emile Zola ha descritto in «Germinai» il mondo terribile delle miniere

Luoghi citati: Francia, Lilla, Parigi, Usa, Volpedo