Rai martedì il caso Locatelli alla commissione vigilanza di Vittorio Feltri

Scontro con l'Indipendente per l'hotel del direttore generale Scontro con l'Indipendente per l'hotel del direttore generale Rai, martedì il caso Locatelli alla commissione vigilanza ROMA. Gianni Locatelli a Roma sta al Gran Hotel in una suite da un milione al giorno? Lo scriveva ieri un prima pagina il giornale di Vittorio Feltri L'Indipendente. Chi paga la suite? 0 la Rai o la Lombardfin, calcava la mano l'editorialista, associando il presunto nuovo scandalo al vecchio. E concludeva: «Era questa la strombazzata rivoluzione della Nuova Rai?». Peccato che non fosse vero niente. «Locatelli - precisa un comunicato l'ufficio stampa Rai, da quando a luglio è stato nominato direttore generale, alloggia in un hotel convenzionato con la Rai e paga 175.000 lire al giorno. E si tratta di una soluzione provvisoria - aggiunge - in attesa di trovare un appartamento che sarà pagato di tasca propria dallo stesso direttore generale». Di quale hotel si tratti la Rai non lo dice. La realtà è che Locatelli alloggia al Majestic, lo stesso albergo di Vittorio Sgarbi e dei coniugi Ripa di Meana, anch'essi in attesa di trovare un appartamento adatto a Roma. Fine del capitolo «suite». Anche se l'Indipendente replica con imbarazzo che «in diverse occasioni, e anche ieri sera, il portiere del Grand Hotel, signor Del Re, prende messaggi per il direttore generale della Rai». Anche se il leghista Maroni, braccio destro di Bossi, fidandosi del giornale amico, nel ribadire la richiesta di dimissioni di Locatelli, chiede di «veder chiaro sulla suite del direttore generale al Grand Hotel Excelsior» (tanto un albergo vale l'altro), e il suo collega Leoni Orsenigo sottolinea che «se il costo è di un milione al giorno, allora il direttore generale è già costato alla Rai, cioè agli utenti, 52 milioni». Voci erratiche. Ma la bufera che infuria sull'ex direttore del Sole 24 Ore catapultato alla Rai, non accenna intanto a placarsi. I parlamentari della commissione di Vigilanza lo attendono al varco per valutare i suoi chiarimenti quando, martedì prossimo, si presenterà davanti alla commissione insieme al presidente Demattè e, probabilmente, agli altri quattro saggi del Consiglio di amministrazione, per raccontare le linee del «Piano di ristrutturazione». E per dare la sua versione de) caso Lombardfin, la finanziaria di Leati presso la quale è risul- tato che sua moglie Anna Maria Rossi aveva un conto assai «movimentato» che avrebbe permesso lucrosi affari. «Un conto ereditato da suo padre, di cui ignoravo l'esistenza», ha spiegato Locatelli. Ma gli umori verso il neodirettore Rai per ora non sembrano teneri. Gli stessi de, il partito che ha appoggiato la nomina di Locatelli, sembrano possibilisti. Solo il capo della segreteria di Martinazzoli, Castagnetti, ritiene che «l'equivoco Lombardfin sia ormai chiarito». Ma Clemente Mastella si trincera dietro un ((Aspettiamo». E Vito Napoli annuncia: «Fino a prova contraria, bisogna credergli. Ma naturalmente se la prova contraria ci fosse, le dimissioni sarebbero una scelta obbligata». Da parte psi, Ottaviano Del Turco parla di «moralizzazione da attuare con serenità» e, alludendo al recente caso delle missioni d'oro spiega: «Chi chiede a un inviato di essere correttissimo deve farlo al di sopra di ogni ospspetto». Enrico Manca, ex presidente Rai e oggi parlamentare della commisione di Vigilanza, si augura che Locatelli possa restare al suo posto avendo chiarito completamente la sua posizione. [m. g. b.] II giornalista Gianni Locatelli direttore generale della Rai

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