Sos suolo

SUBSIDENZA SUBSIDENZA Sos suolo Bonifiche, edifici, estrazione di liquidi sotterranei abbassano il terreno con effetti spesso allarmanti NON siamo ancora all'«allarme rosso» ma il fenomeno subsidenza, o abbassamento del suolo, sta cominciando a preoccupare autorevoli esperti di tutto il mondo per alcuni impatti «indesiderati» e anche molto gravi che può provocare sul territorio. La parola subsidenza si riferisce non solo a quella naturale, dovuta alla compattazione dei sedimenti, che avviene normalmente durante la storia geologica di un bacino, ma anche a quella provocata da interventi dell'uomo: le bonifiche, i forti carichi costituiti dagli insediamenti urbani, le vibrazioni prodotte dal traffico stradale o aereo e soprattutto l'estrazione di fluidi dal sottosuolo. Mentre la subsidenza naturale ha un'evoluzione molto lenta, avvertibile in tempi geologici, e quindi viene spesso trascurata, quella indotta può causare gravi effetti nell'arco di pochi decenni. Ciò vale soprattutto per i Paesi più industrializzati, dove il carico antropico è maggiore. Negli Stati Uniti, per esempio, si sono registrati in questo secolo fenomeni di subsidenza in 37 Stati su 50 con punte locali di abbassamento di 9 metri in aree come la San Joaquin Valley (California) dove la superficie interessata è di 13.500 chilometri quadrati. A Bangkok (Thailandia) negli ultimi 30 anni il suolo cittadino si è abbassato di circa un metro per i prelievi artesiani, causa prima dei frequenti allagamenti della città. La stessa cosa si è verificata a Shangai (Cina) con punte di 3 metri e a Tokyo con punte di 4. Altri Paesi coinvolti dal fenomeno sono il Venezuela, l'Australia, l'India e, in Europa, l'Inghilterra, l'Olanda, la Norve già e la Germania. Per quanto riguarda la penisola italiana, il fenomeno è particolarmente evidente nella vasta area della Pianura Padana com presa tra Venezia, Reggio Emilia e Pesaro, ma colpisce anche zone al di fuori del delta padano: sono note a tutti le preoccupa zioni per la Torre di Pisa, mentre a Milano si teme per il Duomo, che ha mostrato cedimenti differenziati dell'abside e dei piloni del tiburio. Certo è, comunque, che i pericoli maggiori sono corsi dalle aree costiere, dove la subsidenza si intreccia con l'eustatismo, cioè con la variazione del livello dei mari che avviene per motivi climatici e che, nel caso dell'Adriatico, si traduce in un innalzamento delle acque di circa 1,27 millimetri l'anno. I due effetti combinati hanno provocato a Venezia un deficit altimetrico di 23 centimetri dall'inizio del secolo, causa dell'incremento di frequenza delle «acque alte», che si verificano anche con livelli di marea che un tempo non avrebbero allagato la città. A Ravenna pompe idrovore lavorano incessantemente per tenere asciutte le fondamenta di monumenti storici come il mausoleo di Teo dorico o la basilica di San Vitale. A Porto Garibaldi i bunker costruiti durante la seconda guerra mondiale sulle dune sono oggi semisommersi dal mare. Il fenomeno della subsidenza indotta in Italia è sotto stretta osservazione a partire dai primi Anni 60, quando ci si rese conto per la prima volta, sull'onda delle grandi alluvioni nel Polesine, dello strettissimo legame tra prelievo di acqua sotterranea e abbassamento del suolo. Per capire il collegamento, bisogna considerare che su ogni sezione orizzontale di terreno saturo (cioè intriso d'acqua come quelli della Val Padana), agisce una pressione geostatica composta da due parti: la pressione intergranulare (trasmessa attraverso la superficie di contatto tra i grani del terreno) e quella dell'acqua interstiziale. A seguito di una forte estrazione d'acqua la pressione interstiziale diminuisce e, poiché non varia la pressione totale, l'equilibrio si mantiene con l'aumento del carico gravante sui grani del terreno. In questo modo però si produce una deformazione elastica del terreno (potenzialmente reversibile) e soprattutto una compattazione permanente, che produce un cedimento del terreno osservabile in superficie: la subsidenza. Per alcuni tipi di sedimento si può intervenire cercando di correggere il fenomeno mediante iniezioni in profondità di acqua, che possono portare a parziali recuperi del livello del suolo. Per i materiali più compressibili, come le argille, la compattazione è irreversibile. Oltre ai pozzi artesiani, in al cimi casi sono stati messi sotto accusa anche i pozzi petroliferi che nella pianura padana e nell'Alto Adriatico sono numerosis simi e prelevano ingenti quanti tarivi di idrocarburi in profon dita. In questo caso però i gruppi petroliferi hanno tutto l'interesse a impedire la diminuzione deUa pressione interstiziale del giacimento (la cosiddetta «spinta d'acqua») perché, se questa si riduce, cala in proporzione anche la produttività del giacimento. E' per questo motivo che i casi di subsidenza legati all'attività petrolifera sono general mente di entità modesta e limi tati a piccole aree. Un monitoraggio continuo di questo fenomeno è effettuato, oltre che dalle compagnie petro lifere, anche da strutture scien tifiche nazionali e internazionali come Cnr, Università e Unesco mediante rilievi altimetrici di precisione che utilizzano le metodologie geodetiche spaziali Gps (Global position system). In questo caso i controlli non sono mai troppi, perché la subsidenza è come una bomba ad orologe ria: non possiamo permetterci di arrivare tardi! Davide Pavan

Persone citate: Davide Pavan, Torre Di Pisa