Il robot che impara

esperimenti a trento esperimenti a trento Il robot che impara Avanza l'intelligenza artificiale Nell'imitare con macchine i comportamenti intelligenti sembra più promettente un approccio non teorico ma sperimentale e operativo àÈfflÈÉÈmum ééé LA strada che stiamo percorrendo ci è sconosciuta. Siamo in aperta campagna, piove a dirotto. La curva appare improvvisa e inaspettata. Illuminiamo l'asfalto con due fasci di luce e ripercorriamo con il pensiero i sentieri della nostra mente. Molteplici analoghe situazioni, affrontate con successo nel passato, si confondono per configurarsi in una «situazione modello» archiviata nel nostro cervello e che la mente associa a una serie di comandi. La mano sfiora la leva del cambio. Rallentiamo, terza, seconda. Assecondiamo gli stimoli dell'ambiente esterno che ci suggeriscono di modificare la rotta: un complesso gioco di azioni e retroazioni ci consente di avvicinarci, per approssimazioni successive, all'impostazione corretta della curva. Abbiamo risolto il problema in qualche frazione di secondo senza dover affrontare alcuna equazione differenziale; ma facendo ricorso, piuttosto, a un magazzino mentale che contiene, nelle sue linee essenziali, le informazioni sul modo in cui ci siamo comportati in innumerevoli simili situazioni della nostra esperienza passata. La memoria e l'apprendimento sono gli strumenti con cui affrontiamo, con comportamenti intelligenti, le più svariate situazioni che quotidianamente si presentano alla nostra attenzione. Il successo nella risoluzione di un problema è in relazione più con l'esperienza accumulata che con complesse elaborazioni. All'Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento (Irst), diretto da Luigi Stringa, si mette in atto un approccio molto simile nella sperimentazione riguardante la piattaforma mobile: rinunciando a calcoli complessi, e ad accurate informazioni sulle caratteristiche dell'edificio, il robot riesce a procedere sulla base dei dati che, come un bambino che muove i primi passi, acquisisce attorno all'ambiente esterno. Provvisto di telecamera e sonar, che fungono da organi di senso, decide il da farsi nel momento in cui deve affrontare un problema. Questo gli permette di evitare un ostacolo non previsto, come, ad esempio, un ricercatore che si trovi sul suo cammino; lo rende abile inoltre, almeno in prospettiva, di muoversi in qualunque ambiente, dopo un opportuno periodo di addestramento. In particolare, superata la fase di sperimentazione, ci si aspetta di vedere in azione simili macchine in quegli ambienti ostili in cui la presenza dell'uomo è, preferibilmente, da evitare e in cui, d'altronde, è auspicabile un discreto grado di flessibilità e di autonomia decisionale in situazioni non sempre completamente prevedibili (missioni spaziali, sorgenti radioattive, gas tossici e così via). Secondo Stringa ogni comportamento intelligente, sia esso naturale o artificiale, richiede una elevata capacità di interagire costruttivamente con l'ambiente esterno, immagazzinando conoscenze da utilizzare nelle esperienze future. La par ziale rinunzia a complesse eia borazioni in favore della costi tuzione di una consistente banca dati, acquisita con l'esperienza e associata a opportuni comandi, sembra la strada maestra per simulare e realizzare artificialmente quella che comunemente consideriamo attività intelligente. Che cosa sia l'intelligenza non è affatto chiaro e le definizioni che ne sono state date non sono completamente soddisfacenti. E' probabile che un atteggiamento sperimentale/operativo sia preferibile nella descrizione di un concetto così complesso. La bibliotecaria elettronica dell'Irst, ad esempio, è un sistema in grado di riconoscere i ricercatori dell'Istituto «guardandoli» attraverso una telecamera e «ascoltandone» la voce attraverso un microfono. Quando l'interlocutore mostra la copertina di un libro, l'apparecchiatura è in grado di stabilire di che libro si tratta e di registrarne il prelievo o la restituzione. La percentuale di successo è piuttosto elevata: l'approccio in cui voce e visione L'illuminazione pubblica rende quasi impossibile la visione del cielo stellato IN un cielo buio e pulito si vedono duemila stelle. Dalle nostre città ne scorgiamo a fatica tre o quattro. Persino la Stella Polare svanisce in un chiarore lattiginoso. L'illuminazione pubblica e lo smog cancellano l'universo, fanno tutto il possibile per convincerci che esiste soltanto questo nostro pianeta reso drammatico dalle guerre, squallido dalle tangenti, stupido dai mass media. Ma sabato scorso, 18 settembre, è stato il giorno della ribellione. Dopo tante «feste» dedicate a mamme, papà e via zuccherando al servizio del consumismo, quest'anno per la prima volta in Italia si è celebrata la «Giornata nazionale contro l'inquinamento luminoso». L'iniziativa ha avuto il sostegno dell'International Dark Sky Association, l'associazione nata in Arizona negli Anni 60 e diretta da David L. Crawford che per prima ha sollevato il problema. concorrono nel riconoscimento permette alla bibliotecaria elettronica di individuare l'interlocutore anche se raffreddato o spettinato. Oliviero Stock, presidente dell'Associazione italiana e del Comitato coordinamento europeo per l'intelligenza artificiale, non ci nasconde le difficoltà insite in problemi all'apparenza piuttosto semplici: «Ho visto un film con Ornella Muti» è una frase il cui significato è, evidentemente, non univoco. Ognuno di noi, tuttavia, tenderebbe a interpretarla nella sua accezione più comune, nella quale Ornella Muti è un'interprete del film e non un'abituale frequentazione del nostro interlocutore. Una frase come «Sa dov'è la stazione?» ha almeno ire differenti significati che dipendono fortemente dal contesto in cui è espressa: può rappresentare una richiesta di informazioni da parte di un turista in visita nella nostra città, una offerta di informazioni che ci viene rivolta da un conoscente che siamo andati a trovare in una località a noi sconosciuta o, infine, un ordine che, ad esempio, potremmo impartire a un taxista. Quando gli scienziati saranno riusciti a realizzare sistemi in grado di effettuare un dialogo, ad esempio in italiano, che consente di aiutare l'utente a risolvere un suo problema, probabilmente si sarà compiuto un passo decisivo nelle investigazioni attorno all'intelligenza: forse, tuttavia, un piccolo vantaggio sui robot del prossimo futuro rimarrà a coloro tra noi che, tutto sommato, strenuamente insistono nel ritenersi conversatori di gran lunga più brillanti e divertenti di qualunque calcolatore. Maurizio Dapor Istituto per la ricerca scientifica e tecnologica Trento Non ha invece ricevuto collaborazione né dalla meteorologia (il cielo sabato è stato nuvoloso su gran parte dell'Italia) né dai giornali, che le hanno dedicato soltanto qualche articolo seminascosto, o più spesso il silenzio. Lo sappiamo, ci sono problemi ben più gravi. Risolverli però costa soldi e lacerazioni sociali. Per limitare l'inquina¬

Persone citate: David L. Crawford, Luigi Stringa, Maurizio Dapor, Oliviero Stock, Ornella Muti, Stringa

Luoghi citati: Arizona, Italia, Trento