I GRANDI NON LEGGONO

I GRANDI NON LEGGONO I GRANDI NON LEGGONO Accusano la tv e ignorano gli scrittori amati dai ragazzi «La tv non è poi così male»: s'intitola così, provocatoriamente, la relazione del pedagogista Roberto Farne che aprirà questa mattina il convegno «Leggere con tv, oltre la tv». L'ha organizzato, alla Villa San Remigio di Verbania, la casa editrice Fiemme, in occasione del premio di narrativa per ragazzi «Il battello a vapore»: in gara 630 racconti, al vincitore (che verrà proclamato nel pomeriggio) il piacere della pubblicazione e un anticipo di 25 milioni sui diritti d'autore. Interverranno nel dibattito Renzo Salvi, responsabile Rai per la trasmissione «L'albero azzurro», Walter Moro, esperto di mass media, e Roberto Denti, fondatore della Libreria dei Ragazzi a Milano. A lui, come libraio e come autore, abbiamo chiesto se e come i nostri scrittori affrontino temi e domande di quelle realtà che la tv propone ogni giorno a ragazzi ed adolescenti. DA sempre, le polemiche fanno bene. Dopo il confronto Orengo-Forestan e la lettera dell'editore Laterza (sull'ultimo Tuttolibri) a me sembra importante sottolineare che la letteratura per ragazzi terrnina con i 14-16 anni e che la pesante interferenza degli insegnanti non ha impedito la recente diffusione di autori e di collane «scoperti» direttamente e diffusi dai giovanissimi lettori senza l'aiuto e spesso, addirittura, «contro» il parere degli adulti (basti pensare ai «Libri game». Non soltanto la forma, ma anche il contenuto dei libri di narrativa è profondamente cambiato, e senza dubbio in meglio. Il merito è tutto dei ragazzi, che da soli hanno scoperto scrittori (come Dahl e Bianca Pitzorno) ignoti agli adulti (ancorati a letture sorpassate e a schemi invecchiati di narrativa). Il livello mentale e fisico dei ragazzi è profondamente mutato rispetto ad alcuni anni fa («I secoli - è stato affermato - durano oggi poco meno di vent'anni»). Il consumismo e la televisione, soprattutto, li ha radicalmente cambiati. Chi avrebbe mai sentito (e visto) così diffusamente parlare di stragi, di stupri singoli e collettivi, di carestie, di fenomeni come tangentopoli, ecc. nelle precedenti generazioni? Se da un lato l'influenza della tv incide con violenza sul costume, i film, i telefilm, i documentari abituano dall'altro a ritmi narrativi impensabili nella prima metà del secolo. Inutile, credo, discutere qui se si possa o debba limitare la libertà ai ragazzi di guardare certi programmi della tv, quando il mondo adulto che li circonda è permeato di violenza, di paura, di cadute per quei «valori» una volta considerati sacri. Non demonizziamo la tv (come si faceva con Salgari negli Anni 20), anche se il giudizio su molti programmi resta negativo. E' vero, invece, che i ragazzi che la seguono acquisiscono elementi concreti di rapporto con il mondo, che l'ambiente familiare non procura. Piuttosto è interessante osservare come un primo atto che segna l'uscita dal mondo infantile (dagli 11-12 anni in avanti) è quello di non guardare più la tv come chiaro segno di autonomia e indipendenza. E' molto cambiato anche il linguaggio degli adulti: organi genitali o escrementi vengono pronunciati con nonchalance m ogni livello sociale. In mezzo alla pubblicità di biscotti, pannolini, detersivi, i bam¬ il timore di perdere il posto di lavoro per i genitori, un futuro di studenti a livello di diploma o di laurea che conduce soltanto a lunghi anni di disoccupazione, la possibilità di avere una casa che rientra nel regno dell'utopia, e un pianeta completamente infestato da guerre e da stragi? Una possibile compensazione a questo stato di grave incertezza resta il libro, ma il libro di cui parlano l'amico e 0 compagno preferiti, anziché quello consigliato dall'adulto. Il quale un tempo (diciamo almeno fino agli Anni Sessanta o Settanta) pretendeva di usare i romanzi per «insegnare» qualche cosa. Faccio un esempio che mi riguarda: a 12 anni (1938), nell'età nella quale nei figli insorge, in varie forme, una precisa consapevolezza verso la famiglia, decisi di scappare da casa (per fortuna gli esempi di questa scelta sono molto rartTio mi accontentai di un treno che mi portò da uno zio a 100 km dalla città): al mio ritorno, mi ritrovai l'imposizione di leggere Senza famiglia (sottinteso molto chiaro: meglio comunque una famiglia non gradita che la mancanza della stessa, come accade invece al povero Remy). E pensare che Malot scrisse nel 1878 il suo capolavoro per un concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione francese per un libro di «narrativa» che descrivesse la geografia (materia anche allora ritenuta indigesta) della Francia. Con lo bini sentono parlare di preservativi e di assorbenti con le ali. Una recente canzone di Masini è basata su una sola frase, non proprio per educande. Il bambino è circondato da una pesante atmosfera di paura. La solitudine subentrata con l'insorgere della famiglia mononucleare rispetto al precedente rapporto di gruppo che permetteva informazioni e mediazioni anche psicologiche, ha prodotto effetti traumatici difficili da superare. Come può un ragazzo non rendersi conto (forse non a livello razionale) che la famiglia in cui vive ha quasi sempre una funzione formale piuttosto che sostanziale, e che elementi strutturali del mondo che lo circonda sono stesso scopo Selma Lagerlof, nel 1907, pubblicò il popolarissimo «Viaggio meraviglioso» di Nils Holgersson attraverso la Svezia. Oggi invece i ragazzi non si fidano più degli adulti e stabiliscono per loro conto i libri che desiderano (come ad esempio la serie «Vampiretto», ed. Salani, vero bestseller di quest'ultimo periodo per i bambini di 8-9-10 anni). Ad appassionare i giovani lettori sono soprattutto i romanzi di avventura, il cui scopo è quello di raccontare una storia (Robert L. Stevenson, 1887: «Tutti quanti, da ragazzi, leggevamo non perché ci attirassero lo stile e i personaggi o le idee, ma perché gli avvenimenti puri eìsemplici avevano una loro immediata qualità, anche se non si trattava di massacri o di eventi prodigiosi»). Si tratta naturalmente di interessi attuali, sviluppati da bambini e ragazzi che ad esempio non si avvicinano, se non su suggerimento della scuola, ai libri di Rodati (certamente il protagonista del rinnovamento fondamentale fra adulti e ragazzi), in quanto i suoi richiami ali attualità si riferiscono a situazioni oggi ormai sconosciute o inattuali. L'editoria itali an a si è dimostrata capace di rispondere a queste esigenze dei ragazzi (basti pensare a titoli come La società dei gatti assassini, La fidanzata del brigante, La figlia della luna, Il bambino sottovuoto, Extraterrestre alla pari, dove non è difficile trovare nfepS menti espliciti alla «realtà» di Oggi, dai conflitti con e tra gli adulti ai più scottanti temi sessuali). Se gli adulti aprissero almeno una volta le pagine dei libri che i loro figli leggono con piacere e passione, forse qualcuna delle troppe difficoltà che si verificano nei rapporti reciproci potrebbe venire superata. Roberto Denti

Luoghi citati: Francia, Milano, Svezia, Verbania