OMBRE ROSSE D'ALBANIA NEI RACCONTI DI SHEHU

OMBRE ROSSE D'ALBANIA NEI RACCONTI DI SHEHU OMBRE ROSSE D'ALBANIA NEI RACCONTI DI SHEHU Manifestolibri (pp. 206, L. 28.000) -. Avevo popolato la cella con ogni genere di fantasmi: maghi malvagi, morti che gravavano sul destino dei vivi o risorgevano dalla tomba come fantasmi per perseguitarli, un ministro fissato a una poltrona di ferro arroventata fino a che gli si abbrustolivano le carni da imbandire agli ospiti, che a loro volta avrebbero preso il suo posto e che, anche loro, sarebbero finiti sulla poltrona di ferro. Non mi trovavo male in questo mondo di perfidi fantasmi, nella loro straordinaria compagnia; al contrario, uscivo così dalla mia solitudine». Nacquero così, nel silenzio della cella, alcuni dei racconti fantastici di Le ombre. Il libro, che potrebbe chiamarsi «I sogni» o «Le paure» o «Gli incubi», è la raccolta, in chiave fantastica, di realtà vissute dal giovane Ba¬ shkim sotto la più spietata delle dittature staliniste. Figlio del numero due del partito comunista albanese, quel primo ministro Mehmet Shehu che morì in circostanze oscure nel dicembre '81 (fu suicidio oppure omicidio?) dopo essere stato accusato di essere al servizio di agenti stranieri, il giovane Bashkim, che allora aveva 25 anni, fu arrestato insieme con tutta la famiglia e condannato a dieci anni di carcere per attività sovversiva. Tragica la sorte degli Shehu: la madre morì in carcere dopo sette anni di detenzione, un fratello si tolse la vita. Complessivamente, tra confino, campi di lavoro, carcere duro, cella di isolamento, Bashkim ha trascorso dieci anni fuori dal mondo civile. E' un sopravvissuto. «E' uno dei rari autori della nostra epoca - ha detto di lui il suo scopritore, lo scrittore Ismail Kadaré - che ha avuto la fortuna di poter scrivere più tardi la verità, cosa che è stata negata a centinaia di altri». Difficile è trovare questa «verità» albanese nei sei racconti di Le ombre, tutti con personaggi dai nomi fittizi e pieni di simboli dal sapore freudiano. Ma chi ha conosciuto l'autore nella primavera del '91, quando, magrissimo e pallido, riacquistò la libertà, avverte tra le righe, quasi ossessiva, la presenza del padre, stalinista di ferro dalle molte colpe, la persona da lui più odiata e più amata nello stesso tempo. E' forse lui il diavolo o uno dei fantasmi o uno dei morti resuscitati che affollano le narrazioni angosciose e angoscianti di sapore kafkiano (viene in mente Nella colonia penale) di Bashkim? «Al confronto di questi racconti - ha azzardato un critico - quelli di Kafka sembrano favole per bambini». Bashkim avrebbe voluto pubblicare in Albania i suoi scritti (il primo, spiritoso, La sera della prima nel teatro delle marionette, risale al 1978). Ma la mancanza di carta e anche una certa ostilità dei suoi connazionali («Taci, sei figlio di Mehmet Shehu, sei un comunista») e la pohzia segreta, che anche in demo¬

Persone citate: Bashkim, Ismail Kadaré, Kafka, Mehmet Shehu, Shehu

Luoghi citati: Albania