De Carlo: subì il Gruppo '63 di Tito Sansa

De Carlo: subì il Gruppo '63 De Carlo: subì il Gruppo '63 /\ IUANDO uscì il suo Treno Il di panna, pubblicato da 11 Einaudi su suggerimento 11 di Calvino, Andrea De Y I Carlo fu subito indicato come l'erede del grande scrittore che inaugurava un nuovo filone della letteratura italiaEra il 1981 e «Se una notte d'inverno un viaggiatore.. Da Mondadori sta per uscire di Calvino «Prima che In dica pronto» di Ca«Primdica stato pubblicato due anni prima. Treno di panna, la storia di una scoperta giovanile del mondo, ambientato a Los Angeles, nasceva dalla costola del Calvino più sperimentale e avanguardista? «Nemmeno per sogno - afferma De Carlo -, non mi hanno mai molto convinto le opere di Calvino scritte a partire dagli Anni 70 in cui era presente la suggestione della linguistica e dello strutturalismo. Lui era così geniale e si muoveva ad un tale livello che poteva tentare anche le imprese più ardue. Sono convinto che Calvino, come tanti altri narratori, abbia risentito del ricatto operato dal Gruppo 63 con cui si faceva terra bruciata nella nostra letteratura, considerando patetiche e mettendo in ridicolo la possibilità di scrivere un romanzo». Era così influenzabile Calvino? «Non si tratta di essere più o meno suggestionabili. Ma fa bene Raboni a tracciare una linea di demarcazione. Io credo che proprio per seguire il dettato ideologico dei "cattivi maestri" dell'avanguardia a Calvino stesso i primi libri, dal Sentiero dei nidi di ragno alla Speculazione edilizia siano apparsi ingenui, poco à la page. In Se una notte si percepiva uno sforzo doloroso per limitare le grandi capacità del narratore. E così veniva voglia di dirgli: "Buttati, racconta fino in fondo le tue storie e non ascoltare quei gufi che ti suggeriscono di negarti, di controllarti, di affidarti ad un gioco geometrico, freddo ed estremamente malinconico"», [m. s.] Lo scrii/ore lìaslikim Shehu crazia continuava a spiarlo come ai tempi della famigerata Sigurimi, glielo hanno impedito. Bashkim è stato costretto a emigrare e a cercare editori all'estero. Ismail Kadaré gli ha fatto pubblicare a Parigi L'automne de la peur, la cronaca, con un crescendo drammatico, dei tre mesi che precedettero la morte del padre, Manifestolibri lo ha raggiunto nell'esilio di Budapest e si è assicurato i diritti dei racconti fantastici, spesso angosciosi e soffocanti, ma con sprazzi di luce nel buio dell'anima, di Le ombre. Un libro benissimo tradotto in italiano da Eugenio Scalambrino, che afferra il lettore fin dalla prima pagina, lo porta in un mondo onirico ma razionalmente lucido, che liquida il realismo imposto dal regime alla letteratura albanese negli ultimi 50 anni. Tito Sansa

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