Parliamone di Ferdinando Camon

Parliamone Parliamone I GIORNALI SI SONO MANGIATI LE RIVISTE EE riviste letterarie non vanno bene, si lamentano i direttori di Millelibri (quello di ottobre, a giorni in edicola, sarà l'ultimo numero), Leggere, Indice e Rivista dei libri. Tra le colpe, ci mettono l'alto costo. Ma si può anche dubitarne. Prendiamo Leggere: costa 9 mila lire, non poche, però solo il pezzo d'apertura di settembre (una lunga conversazione con George Steiner) è così pieno di tesi nuove e dense, che se uscisse in forma di libretto costerebbe il doppio e venderebbe di più. Il fascino della tirannia. Rapporto tra masturbazione (maschile) e scrittura, masturbazione e grafia. Per la verità si può distruggere l'umanità, o è meglio salvarla con la menzogna? Che bel «Coriandolo», da 18 mila lire, e 16 mila copie! Leggere è la più «alta» delle nostre riviste. La più «bassa» è Millelibri. Ma quando una rivista alta vende 5-6 mila copie non può più crescere: per crescere deve abbassarsi, in Italia i lettori alti non superano quella cifra. Sull'altra sponda, se una rivista presenta «mille» libri è difficile che quei mille siano tutti libri. Millelibri fa passare Monica Vitti, Nino Manfredi, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, la signora Coriandoli, come gli autori che fan da traino all'autunno. Sarebbe la morte della letteratura. Il direttore Alfredo Barberis firma da solo la presentazione di 24 (ventiquattro) libri: li ha letti tutti? e se uno legge e presenta, tutti insieme, 24 libri, non c'è il pericolo che li confonda uno con l'altro? Fa i complimenti a Baricco, dice che i «deliri disarmati» di Ceronetti sono un «testo in salita», l'esordio di Maurensig è «più che promettente», e così via: il lettore che deve fare, comprare? buttare? perché? Rigoroso, compatto L'Indice. Una gabbia di ferro. Con qualcosa di dolorosamente arcaico, che ricorda il tempo in cui il libro era il messaggio, ne cavavi il messaggio e il resto lo buttavi: il libro svuotato finiva negli scaffali, come un reperto, morto. Se la letteratura avesse un catasto, sarebbe L'Indice. Con grande, commovente coraggio Roberto Roversi riparte dal dopo Officina. Dopo Officina lui faceva Rendiconti, che aveva il suo programma nel nome: gli altri contano, noi resocontiamo. Ebbene, Rendiconti è tornato a uscire in questi giorni, identico nella formula e nei temi: come se la storia di oggi fosse la continuazione della storia di allora, e non la sua negazione. Fare una rivista in Italia è un'impresa disperata perché lo spazio delle riviste letterarie è occupato dai giornali: i giornali uccidono le riviste, perché so no giornali-rivista. Quasi tutti gli scrittori italiani scrivono su giornali: i lettori di giornali (che sono enormemente ere sciuti) li conoscono già. Le rivi ste italiane che parlano di libri italiani danno l'impressione di parlarsi addosso. Se si vuol dare al lettore qualcosa di nuovo, bisognerebbe allargare l'area per esempio, fare una rivista europea, con redazioni a Mila no-Roma, Parigi, Madrid-Bar cellona, Berlino. In fondo, l'ultima grande rivista letteraria che faceva da collante tra gli scrittori e i lettori, è stato il Menabò. Ma II Menabò italia no si è suicidato: l'ultimo nu mero (non quello per la morte di Vittorini, ma il precedente' era un numero «tedesco». Dovevano seguirne di francesi, spagnoli... Vittorini è morto col dito teso, indicando una strada di cui non si vedeva la fine. Le altre strade sono corte e, come si vede, pericolose. Ferdinando Camon

Luoghi citati: Berlino, Italia, Madrid, Parigi