VOGLIA diPREISTORIA

VOGLIAc&'PREISTORIA VOGLIAc&'PREISTORIA Incontro con Lewis, l'uomo del Pleistocene messaggio: diffidate della scienza e dei suoi estremismi. Ecco che la paura mitologica ha preso una forma moderna: l'angoscia da conoscenza fuori controllo». Chissà perché, dopo aver letto II più grande uomo scimmia del Pleistocene uno s'immagina l'autore intriso di quell'eccentrica leggerezza, un po' nonsense, molto comica, degli scambi dialettici tra il grande Edward e la recalcitrante famiglia o il mondo dei fenomeni pericolosamente naturali. S'aspetta Wodehouse, Tom Sharpe, e invece in Lewis trova H. G. Wells, Orwell, Huxley, lo Zamjatin di Noi (uno dei suoi libri preferiti). . Storico per studi, giornalista per vivere (anche qui su postazioni da storico del presente, in quanto ha visto - da inviato nel mondo - il disfarsi rapidissimo dell'impero britannico), Lewis tiene molto alla «correttezza» delle sue' fantasie antidiluviane. À trent'anni dall'uscita del romanzo, è ancora seccato d'aver lasciato un paio di errori nel Più grande uomo scimmia («Uno in particolare: gli orsi. In Africa non sono mai esistiti, ma mi sembrava un'idea così carina. Tutti i libri per bambini parlano di orsi che vivono nelle caverne...»). Dalla sua storia riveduta e corretta cominciano ad emergere altri capitoli. Adelphi sta per pubblicare La vera storia dell'ultimo re socialista, un'antivicenda di un secolo parallelo al nostro scritta da Lewis nel 1990 per una piccola casa editrice della Cornovaglia. Un altro brioso divertissement temporale intitolato A walk with mr. Gladstone. S'ingegna ad immaginare che cosa sarebbe accaduto se l'ultrabacchettone primo ministro inglese, Gladstone, noto per le battaglie contro la prostituzione, si fosse imbattuto un giorno nella campionessa della specialità: la bella Cora Pearl, demirnondaine del Terzo Impero, amante forse di Napoleone UJ, originale accertato per la Nana di Zola. «Poteva la Storia prendere un'altra strada?» si continua a domandare Lewis. E nel rispondere cerca la via vigorosa, all'opposto, per esempio, dell'altrettanto geniale La svastica sul sole di P. K. Dick. «In Gladstone, anche se l'incontro non è mai avvenuto, tutti gli avvenimenti che descrivo potevano essere realmente accaduti. Non ci sono errori. Per scriverlo ho letto i diari e i documenti personali di entrambi i protagonisti». vanità, «che sono un grande collezionista di opere che contengono previsioni sul futuro. Il più vecchio è un libro del 1905. Uno dei più sorprendenti è un romanzo poco noto di E. M. Forster: The machine stops, illuminante previ sione sull'attuale religione delle macchine. Se mi resta tempo suffi ciente, ho intenzione di scrivere ancora un libro: sulla futurologia. Anni fa sembrava un soggetto po co serio: ho visto che ora YEconomist gli ha dedicato un'intera sezione». Ma né il successo dei suoi libri (dopo il formidabile 1992 italiano, L'uomo scimmia ha goduto una nuova, alta, stagione sia a Londra che a Parigi), né le rosee aspettative per il suo tenero Re socialista o la divorante epidemia giurassica di quest'autunno sembrano poter riscaldare il cuore a Roy Lewis. Per quanto si ostini a prendere in giro spavaldamente, con propedeutica leggerezza, la Storia, i giovani pensano ad altro. Assomigliano al grandissimo Edward del Pleistocene, perennemente protesi al raggiungimento di un livello di confort superiore. «Le nuove generazioni non sono minimamente interessate alla Storia. Alle verità ultime del passato: cosa è accaduto e che cosa sarebbe accaduto se invece. Non soffrono per la caduta dell'impero romano, guardano al futuro. Sono dei sensuali: non toccano la Storia, freddina. Reclamano la parte sexy della vita». Il poliedrico Lewis (di nuovo pronto con un romanzo sulla storia patria, nonostante la salute fiaccata da problemi al cuore) ha occupato il suo tempo con il giornalismo (per The Economist e The Times), i viaggi negli Stati Uniti e nel Terzo Mondo, l'amatissima attività di stampatore (di collane di poesia), con una dozzina di saggi sull'ex impero britannico e su argomenti sociali. Ha firmato anche due monologhi: su Marx e su Shakespeare. A prevalere su tutto l'afferma ora dall'osservatorio della vecchiaia, geograficamente una villetta lungo il Tamigi, a Ovest di Londra - è stato l'interesse per il Tempo. Il tentativo di non considerarlo ordinamento fisso, ma materia da plasmare e reinventare. Per questa ragione tutti i suoi libri cercano in fondo di pensare o far pensare se l'esito della battaglia di Waterloo o «il fallimento del socialismo nel nostro tempo» costituiscono verità immutabiU, sono fatti inevitabili. «Le interesserà sapere», aggiunge Lewis con una briciola di Roy Lewis, lo scrittore inglese ha SO anni (foto Grazia Neri)

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