Molinette otto anni per riaprire un reparto
Storia esemplare: era stato chiuso nell'85 per cortocircuito Storia esemplare: era stato chiuso nell'85 per cortocircuito Molinette, otto anni per riaprire un reparlo Ci sono voluti otto anni, tre assessori, finanziamenti pubblici (in due riprese) e privati, poi una lunga e mortificante trattativa per reperire personale infermieristico. Ma alla fine le Molinette ce l'hanno fatta. Il reparto fantasma al secondo piano dell'istituto di clinica chirurgica generale e terapia chirurgica, chiuso nel lontano '85 perché aveva l'impianto elettrico fuòri norma, è tornato a vivere. Ieri l'inaugurazione ufficiale con il rettore dell'Università Mario Umberto Dianzani e con il preside della facoltà di Medicina Francesco Di Carlo, presenti clinici e primari dell'ospedale. Mancava l'assessore regionale alla Sanità Bianca Vetrino, impegnata a Stupinigi nella presentazione di un'iniziativa Cee con i Paesi dell'Est. Ma ha inviato una lettera, a metà tra ottimismo e realismo: «Recuperiamo una carenza, anche se ci resta ancora molto da fare». Il reparto ospita ora il servizio autonomo di chirurgia esofagea e un day-hospital oncologico diretti dal professor Antonio Mussa, oltre all'ufficio di presidenza della facoltà. Ventuno posti letto di degenza, camerette per due o quattro pazienti, uno o due bagni per stanza, ognuna dotata di impianto interfono. E poi attrezzature per qualsiasi emergenza e un computer. L'ambiente è lindo e ordinato, le pareti hanno colori tenui che vanno dall'albicocca pallido al verde acqua. Si respira un'atmosfera da clinica privata, e il contrasto con il degrado in cui versano altri reparti di questo ospedale, con i malati in corridoio e le scritte anti-De Lorenzo sui muri, colpisce come uno schiaffo in piena faccia. Come scrive l'assessore Vetrino nel suo messaggio di auguri, «la nuova sanità alla quale ci obbliga la riforma ha bisogno di tante cose: certamente di strutture adeguate ad assicurare condizioni di efficienza che possano garantire servizi sanitari al cittadino sempre più qualitativamente efficaci». Ma quanta fatica per trasformare in una divisione-modello quel vecchio reparto in cui medici e infermiere prendevano la scossa. Per due anni, dal 1985 all'87, il secondo piano dell'istituto è stato abbandonato a se stesso. «Solo nell'87 informa una nota del prof. Mussa - per ferma volontà dell'allora assessore Aldo Olivieri si prese in considerazione la possibilità di recuperare la struttura». Vengono stanziati i primi fondi, ma l'ospedale li utilizza per lavori in un altro reparto. Nel 1990, «su costante interessamento dell'assessore Eugenio Maccari», c'è un secondo stanziamento. E un anno dopo - siamo nel 1991 - cominciano le opere murarie e la posa degli impianti. Tutto risolto? Macché. Ben presto si scopre che quei soldi non sono sufficienti a coprire i costi dell'arredamento ordinario e delle attrezzature mediche di base. Che fare? La Regione dice che non può garantire un terzo finanziamento («non subito, almeno»), e al professor Mussa non resta che contattare la fon¬ dazione Giuseppina e Francesco Tavella: è stato questo ente, con una generosa donazione, a dare la svolta determinante alla vicenda. Il reparto viene così consegnato, chiavi in mano, nel '92. Perché si è atteso un altro anno per riaprirlo? Semplice: mancanza di infermieri. Il nulla-osta dalla Regione per l'assunzione di undici professionali è arrivato solo lo scorso luglio. Gianni Armand-Pilon Il nuovo reparto alle Molinette ospita il servizio di chirurgia esofagea e un day-hospital oncologico. Il professor Antonio Mussa
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