Francescoli e Toro si danno una mano di Angelo Caroli

Francescoli e Toro si danno una mano PRIMO INCONTRO Mondonico gli farà dimenticare le vicende uruguaiane, lui manterrà la squadra in alto Francescoli e Toro si danno una mano «Non sono leader, ma aiuterò i giovani a crescere» TORINO. «Mi hanno accolto con affetto, mi sono sentito come a casa». Incontrarsi e piacersi subito. La prima volta al Filadelfia di Francescoli. L'abbraccio ieri di buon mattino. I tifosi che l'hanno atteso con caldi applausi sussurravano che l'arrivo dell'uruguaiano cade a fagiolo. Il Toro ha perso a Parma. E questo sarebbe il male minore, quante squadre sono cadute davanti alla provinciale terribile: il Milan perse una lunga imbattibilità l'anno scorso a S. Siro. Però Osio è l'ombra del giocatore («Sono in crisi cupa», ammette) che s'impose in Emilia. Ed ecco Francescoli che si mette al servizio di Mondonico già con il Genoa: «Sono pronto e prometto grosso impegno». Aria seria, quasi severa, viso affilato, asciutto, occhi un po' pesti per via delle partite giocate con l'Uruguay, della sconfitta con il Brasile che pesa come un macigno, si presenta dopo l'allenamento definito «disintossicante». E attacca, innanzitutto per allontanare la «pazza idea» di voler diventare il leader del Toro: «Questa ipotesi è di Pato e riguarda l'Uruguay. Ma se il Toro è lassù in classifica è perché non ha bisogno di leader. Goveani, quando c'incontrammo a Washington, sapeva bene di poter contare su 2 elementi esperti (32 anni Enzo e 29 Pato, ndr), questo sì. E come anziani aiuteremo i giovani a crescere, a fare gruppo. Che c'è già, visti i risultati ottenuti. E ora sono felice di essere a Torino. Ho rivisto la famiglia, è qui da tempo, i miei figli vanno a scuola». Francescoli darà dunque una mano al Toro perché si confermi al vertice. I granata aiuteranno Enzo a dimenticare il Brasile e il veleno della Federazione uruguaiana («I giocatori che vivono all'estero sono mercenari, hanno solo creato caos»). Lui non si scompone e in un paio di concetti sintetizza ciò che è stato e ciò che è: «Con Mondonico ho parlato soprattutto di Nazionale e non di ruolo nel Toro. La sconfitta con il Brasile? Non abbiamo mai visto la palla. E sono piovute polemiche, come sempre quando perdi. Se avessimo vin- to, nessuno avrebbe puntato il dito su noi stipendiati all'estero. Non giocavamo insieme da tre anni e ci hanno radunati 15 giorni prima di cominciare i match conclusivi. Ma pensiamo al Toro e al campionato. Non c'è tanta differenza tra il Milan e chi gli corre dietro. Sono contento per il Cagliari, mi è rimasto nel cuore. Valdes è partito bene, Asprilla può essere l'uomo nuovo, ma io conto ancora sugli uruguaiani». Una sensazione, ma forse molto di più: Francescoli domenica giocherà, mentre Aguilera («Penso che Pato abbia sofferto di più la situazione dell'Uruguay», dice Mondonico) andrà in panchina. Oggi sarà Goveani a prendere un caffè con i due sudamericani. Conoscersi meglio, obiettivo comune. Intanto, notizie tranquillizzanti su Jarni (in- fiammazione sopra gli adduttori) e Silenzi (guarito dalla distorsione alla caviglia). Altro tema, il mercato. L'amministratore delegato Randazzo precisa che per «ora non si parla di cessioni, il discorso verrà eventualmente riaperto a novembre». Una certezza: Armoni non sarà ceduto anche se le offerte sono allettanti. Impressioni: poiché il Toro è coperto a destra (Francescoli, Osio...) a novembre potrebbe venir ceduto Sordo, se le condizioni fossero convenienti (soldi e Dell'Anno o Invernizzi?). Poggi potrebbe partire in prestito. Ha bisogno di giocare, non di continuare a fare spezzoni di partita. Perciò anche se lo vuole il Cagliari, dove sarebbe chiuso da Valdes-Oliveira, forse si privilegerà una squadra di B (Monza), dove farebbe il titolare. Infine una vecchia storia. L'OM di Marsiglia deve ancora 1 miliardo al Toro per chiudere definitivamente il capitolo Martin Vazquez. Goveani si rivolgerà all'Uefa. Angelo Caroli La mezzala Francescoli in Italia ha giocato tre stagioni nel Cagliari prima di trasferirsi al Torino