Pasolini a fumetti di Enrico Benedetto

In Francia: crudo ma poetico In Francia: crudo ma poetico Pasolini a fumetti PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo Hemingway e Sade, uno fra i più celebri «sceneggiatori a fumetti» francofoni - il belga Dufaux - pubblica un «Pasolini», trucido affresco (ma non senza vibrazioni poetiche) sul mistero della sua fine. In libreria da qualche settimana, il piccolo volume - 58 pagine per l'editore savoiardo Glénat - unisce fiction, citazioni storicoletterarie e una piccola controindagine. La tesi: «Pasolini era andato troppo lontano. La verità si può "dragare", come le donne e i ragazzi. In "Petrolio" denunciava la collusione tra classe politica, mafia, neofascismo, grande borghesia...». Dunque omicidio «politico»? Forse, ma Dufaux relega l'ipotesi in due vignette appena. Non desiderava farne il fulcro della sua story. Che vuole essere - lo ricorda nella brevissima introduzione - «fantastica». Nondimeno, menziona le sue fonti: l'ultimo libro di Nico Naldini edito oltralpe da Gallimard, una piccola bibliografia franco-inglese e «l'amico Massimo Rotundo», il coautore al quale dobbiamo i materiali base per la sceneggiatura (testimonianze, articoli giornalistici, citazioni pasoliniane) e il disegno. La coppia fa le cose per bene, né potrebbe essere altrimenti: il pubblico «fumettaro» francese, assai più ampio di quello italiano e con numerosi aficionados ultratrentenni, esige qualità grafica nelle tavole e una trama all'altezza. L'album immagina che il poliziotto romano Antonio Scerba su ordine del commissario Ne- Una tavola del f metto groni debba farsi confidare dal free-lance Rinaldi uno «scoop» sull'assassinio. Ma il reporter viene ucciso mentre sta per metterlo in relazione con l'uomo-chiave. Antonio prosegue, fervido e inquieto, il suo lavoro. Teme che i superiori insabbino l'affaire. Finirà per ritrovarsi al Tuscolano, fra bande, prostituzione maschile, ambigui messaggi che paiono farne un predestinato. Così è. A 20 anni da quella tragica sera, eccolo nell'idroporto di Ostia. Troverà pure lui la morte, ormai quasi identico per look e sembianze allo scrittore. I sicari li paga il suocero, un torvo - e incestuoso - notabile che non tollera il genero «proletario». Ma Negroni è complice. Fin qui la storiaccia. Ma vale la pena inseguire Pasolini nei lunghi flash-back che l'accompagnano. Lo vediamo ragazzino, in Friuli, travestire da Gesù morente un amico. E, qualche primavera più tardi, baciarlo con passione. Evocata anche la partenza da Casarsa per Roma insieme con la madre il 28 gennaio '50 e i primi passi cinematografici. Vediamo Fellini aiutarlo per Accattone, poi voltargli le spalle. E nell'affresco non poteva mancare Anna Magnani. Quattro versi di Sandro Penna fanno da epitaffio al fumetto. Lo si legge in una mezz'ora appena. Abbondano le scene sanguinarie, la violenza e i giochi erotici. Ma il tratto è di classe, la minuzia nei dettagli estrema. La mano italiana evita inoltre gli svarioni, salvo un «maffia» che tradisce la cultura transalpina. Enrico Benedetto Una tavola del fu

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