«La mia è una vita di fischi »

[jervolino: ma sono grata a Scalfaro Nel giorno della riforma la «lady di ferro» racconta i fatti di Venezia «La mia è una vita di fischi » [jervolino: ma sono grata a Scalfaro IL MINISTRO CONTESTATO ROMA 0, non ho provato niente, non ho pensato niente quando il presidente Scalfaro ha preso il microfono e ha redarguito i contestatori. Ero lì, vedevo quel che succedeva, ma non riuscivo a pensare a niente. E' come quando uno sbanda in curva: devi pensare freddamente alla strada, ai comandi, ai secondi che si succedono. Non hai tempo per pensare. Io sono fatta così, che vuole». Rosa Russo Jervolino, ministro della Pubblica Istruzione, è al Senato, dove la legge sulla scuola superiore è passata a pieni voti, compresi quelli di Lega, pds e Rete. E cerca in tutti i modi di condurmi su questo terreno, quello «dell'ampio consenso parlamentare e democratico» a una buona legge. Ma sono costretto a ricondurla, mentalmente, sulla scena del delitto: Venezia, i fischi, e poi, inatteso, l'intervento di Oscar Luigi Scalfaro che si è alzato gravemente dal suo posto, si è avvicinato a Rosa Russo Jervolino, l'ha costretta a recedere di un passo, si è impossessato del microfono e ha tuonato quei suoi «No!», cui ha fatto seguire la celebre lavata di testa in cui definiva «crani vuoti pieni soltanto d'aria» quelli dei contestatori. Lei è d'accordo con quella definizione data dal Presidente della Repubblica? «Io non mi azzarderei mai ad esprimere giudizi sugli atti e le parole del Presidente, che meritano soltanto rispetto. Totale e silenzioso rispetto». Sia sincera: stava per scoppiare a piangere? «Chi, io? Neanche per un attimo. Lei forse non mi conosce, ma io ho un carattere ben temprato, sa?». Lei è una donna dal carattere duro? Una lady di ferro? «Ma no, non diciamo sciocchezze. 10 ho un carattere che mi permette di affrontare problemi e sofferen ze, ma uno per volta. Sa in quale circostanza mi sono reso conto di avere questo carattere? Quando un giorno entrando in casa ho tro vato mio marito morto. Non ebbi il tempo di abbandonarmi allo choc e al dolore. Pensai prima di tutto alle cose immediate da fare. Pensai ai figli, ai miei doveri, a tutto ciò che è pratico. La gente mi guardava e diceva: che carattere. Ma non era altro che la mia forma mentis, 11 mio modo di affrontare le cose Poi, soltanto dopo, quando le incombenze immediate e terribili di quei momenti sono state affrontate, allora, nella privata discrezione della solitudine, in silenzio, mi so no permessa di piangere tutte le mie lacrime e di pensare al bilancio di una intera vita familiare» Lei aveva previsto quello che stava succedendo? «Bè, Dio mio, lì non è che ci voleva un mago della comunicazione di massa per capire fin dall'inizio che aria tirava». Perché? Che aria tirava? «Sa, quando siamo arrivati sulla piazza era già inalberato un enorme striscione contro di me, il resto era prevedibile. Almeno per me che in vita mia di fischi ne ho presi tanti». Quanto fanno male i fischi un politico? «Bè, diciamo la verità, non è che facciano proprio un gran piacere. Ma fanno parte della grammatica politica. Comunque non mi avevano impressionato. Infastidito sì, perché c'era il Presidente, questo è vero». E lei che cosa ha pensato? «Ho pensato: ecco, è fatta». Quando ha incassato il maggior bottino di fischi? «Con la mia legge antidroga: la tanto vituperata Jervolino-Vassalli. Lì mi sono dovuta abituare a passeggiare sotto le forche caudine degli insulti». A proposito: la rifarebbe, quella legge sulla droga che poi gli it aliarli hanno abrogato col referendum? «Di corsa. Diciamo meglio: mi vengono i sudori freddi a ripensare quello che abbiamo passato, ma la rifarei. Nell'interesse generale del Paese la rifarei e come. E adesso credo che se ne renderanno conto anche quelli che l'hanno abrogata». Di questo è lecito dubitare. «Sì? L'argomento vincente per loro è stato quello della liberazione dei drogati dalle carceri. Bene. Lei saprebbe dirmi, più o meno, quanti sono i drogati che dopo la fine della mia legge sono stati liberati?». Me lo dica. «Neanche uno. Come avevo spiegato a squarciagola alla vigilia del referendum...». A proposito di squarciagola... «La mia voce?». La sua voce. «Lo so. E' tremenda. Io ho questo handicap: basta che alzi appena il tono, che tenti di fare la voce grossa, e subito esce fuori quella vociacela...». Che è una delle fortune dei satii isti che fanno fortuna con la sua imitazione. «E questo è stato uno dei motivi per cui a Venezia, quando ho visto quello che succedeva, quando ho sentito le bordate di fischi, ho trattenuto l'impulso di alzare la voce». Sembrava inchiodata. «Ero consapevole. Il prefetto ci aveva rassicurato dicendo che non sarebbe successo niente, ma non ci voleva un occhio troppo lungo per capire dove andava a parare. E io ero a disagio in particolare per il fatto che tutto ciò accadeva davanti al Presidente della Repubblica». Il quale intanto si era alzato e procedeva a lenti e gravi passi dietro di lei. «Sì, me lo sono visto accanto senza preavviso». E che cosa ha pensato? «Gliel'ho detto: assolutamente nulla. Non c'era tempo per pensare. Ho fatto automaticamente un passo indietro. Ho ascoltato quello che il Capo dello Stato ha detto e ho aspettato con il massimo rispetto che il microfono tornasse a me». Beh, lei sarà andata a ringraziarlo... «Neanche per sogno». Perché? Non ha gradito? «Al contrario: era proprio la gratitudine e il senso del rispetto a paralizzarmi. Non mi sarei mai per¬ messa di dirgli: Presidente, grazie per avermi tratto da una situazione sgradevole». Ha fatto bene Scalfaro ad intervenire in quel modo? «Io penso solo che se il Presidente della Repubblica ha ritenuto di agire come ha agito, merita soltanto il più assoluto e totale rispetto. E da parte mia, s'intende, anche gratitudine. Ma prima di tutto rispetto. Lei ha visto che di questa faccenda non ho voluto finora parlare con nessuno: proprio perché credo che esista, prima dei fatti minuti che riguardano noi come persone, una questione di rispetto delle istituzioni». Sa bene che Scalfaro ha rischiato: se i suoi (aio» non avessero zittito i contestatori, la gazzarra lo avrebbe sopraffatto, non crede? «Infatti penso che sia stato anche molto generoso da parte sua intervenire in quel modo. Devo però dire che il senso del rispetto ha prevalso e che anche questi famosi contestatori sono stati alla fine delle gran brave persone: hanno capito qual era il limite della cosa e non l'hanno varcato». Si è resa conto di essere stata protagonista di un grande show televisivo? «Ho dovuto prenderne atto, che vuole, ma penso anche che se non ci fosse stata di mezzo la televisione tutta quest'enfasi non si sarebbe focalizzata su questo piccolo episodio. Senta, ha visto che bella soddisfazione oggi? Pensi: dopo tanto tempo qui al Senato si sono visti uniti nello stesso voto i grandi partiti democratici, compresa la Lega, la Rete, il pds...». Paolo Guzzanti «Me lo sono visto accanto e ho fatto un passo indietro Ho ascoltato quello che il Presidente ha detto senza poi dirgli grazie: ero come paralizzata» «Infine i dimostranti si sono rivelati gran brave persone» Alberiana Alberici, pds. A lato, l'ex ministro Giuliano Vassalli. Sotto, Giovanni Manzini, relatore della riformascuola Rosa Russo Jervolino: «Penso che se Scalfaro ha ritenuto di agire come ha agito, merita il più assoluto e totale rispetto»

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