Tutto il mondo è con Eltsin

Tutto il mondo è con Eltsin Tutto il mondo è con Eltsin Clinton: situazione sotto controllo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo quello assicuratogli da Bill Clinton, Boris Eltsin ha ricevuto il sostegno-dei governi di tutto il mondo, dalla Gran Bretagna al Giappone, dalla Spagna alla confinante Repubblica Ucraina. Intanto, l'espressione che più di frequente viene usata nella capitale americana a proposito della situazione a Mosca, e suona nello stesso tempo come un giudizio e un auspicio, è «in control», sotto controllo. L'ha usata ieri il Segretario di Stato Warren Christopher in riferimento alla tenuta politica di Eltsin e l'ha ripetuta il generale John Shalikashvili rispondendo a una domanda sui rischi nucleari che potrebbero in teoria derivare da uno sbandamento dell'apparato militare russo. «Sono convinto - ha dichiarato Christopher - che il presidente Eltsin manterrà il controllo della situazione durante questa fase, mentre avvierà il processo per arrivare a delle elezioni che, come egli stesso ha assicurato al presidente Clinton, saranno pienamente democratiche, dando la popolo russo l'opportunità di compiere le sue scelte per il futuro». La scelta delle parole non è stata ovviamente casuale. Infatti, l'accenno alle «assicurazioni» avute da Clinton sottolinea l'insistenza con cui, stando a numerose indiscrezioni, il Presidente americano ha chiesto a Eltsin precisi impegni sugli sviluppi democratici della situazione in Russia. La telefonata di 17 minuti fatta da Clinton a Eltsin martedì sera, iniziata con un cordialissimo «Hello, Boris», è stata più tesa di quanto non abbia lasciato intuire il deciso sostegno poi assicurato dal Presidente americano al suo collega russo. Secondo la testimoninaza di un alto funzionario della Casa Bianca, che ha ascoltato il colloquio, Clinton ha ripetutamente tempestato Eltsin con domande come questa: «Può assicurarmi che tutto questo sfocerà in regolari elezioni? Può assicurarmi che sarà un processo corretto e che tutti vi potranno prendere parte?». La Casa Bianca nega che Clinton abbia esplicitamente chiesto a Eltsin se abbia escluso o meno il ricorso alla forza. E' plausibile che sia così, perché un accenno di questo tipo avrebbe violato il delicato protocollo dei rapporti tra capi di Stato. Ma un funzionario dell'amministrazione Clinton ha rivelato che, nel corso della conversazione, è stato lo stesso Eltsin a dire spontaneamente: «La situazione si sta calmando e l'uso della forza non sarà necessario». Tranquillizzato, Clinton ha poi espresso il suo pieno sostegno a Eltsin con una dichiarazione ufficiale. Resta comunque confermato che Clinton e i suoi sono stati colti di sorpresa dall'annuncio di Eltsin, anche se, al riguardo, circolano due versioni. Si è saputo che, nel corso di un colloquio, il ministro degli Esteri Andrei Kozyrev, ha avvertito Christopher che a Mosca stava per succedere «qualcosa di grosso». Christopher ha lasciato cadere l'argomento. I più sostengono che ha commesso una leggerezza per mancanza di comprensione. Altri dicono che il disinteresse di Christopher è stato intenzionale: sapeva e non voleva che l'amministrazione fosse coinvolta in una specie di approvazione preventiva di un atto di dubbia costituzionalità. La seconda spiegazione, tuttavia, sembra apologetica. Shalikashvili, ascoltato da una commissione del Senato in vista della conferma alla sua nomina a capo di tutti gli Stati Maggiori, si è detto convinto di «poter escludere uno scenario da incubo» per quanto riguarda la minaccia nucleare. E ha assicurato che «non risultano sospetti movimenti di truppe» in Russia. Paolo Passarmi

Luoghi citati: Giappone, Gran Bretagna, Mosca, Repubblica Ucraina, Russia, Spagna, Washington