A Mondonico adesso cresce un Aguilera di Claudio Giacchino

A Mondonico adesso cresce un Aguilera TORINO I tre uruguaiani granata sono tornati stanchi e demoralizzati per l'eliminazione dai Mondiali A Mondonico adesso cresce un Aguilera Per abbondanza di punte, Pato potrebbe essere ceduto (Genoa?) TORINO. Stanco, demoralizzato per l'eliminazione dai Mondiali, pronto a sedersi in panchina se Mondonico glielo ordinerà. Ecco Aguilera di ritorno dall'Uruguay, una nazione in calcistico lutto per la mancata qualificazione a Usa '94. Pato è arrivato ieri pomeriggio, precedendo Francescoli e Saralegui, giunti nella notte perché non avevano trovato posto sullo stesso volo intercontinentale Montevideo-Madrid-Roma. Aguilera si definisce «uno straccio, sia fisicamente che psicologicamente», dice di «stare malissimo, sono i giorni peggiori della mia vita di professionista del pallone», riconosce che l'eliminazione per mano del Brasile e della cenerentola Bolivia «è meritata», l'addebita al tardivo siluramento dell'allenatore Cubilla e alla stampa «che ha osteggiato me e i compagni che stiamo in Italia accusandoci di essere mercenari». Aguilera assicura che a Montevideo non s'è perduto nulla del campionato, è informatissimo sulle vicende toriniste, «complimenti a Silenzi e Carbone». Già, Carbone: se continua così, potrebbe rubarle il posto. Sarà la stanchezza, sarà la tristezza, il bomber sudamericano rifugge dalla polemica, risponde accomodante: «Qualsiasi cosa il mister deciderà per me andrà bene». Solo parole? A Washington, per la Supercoppa, l'Emiliano aveva cominciato con Pato in panchina, l'escluso non aveva gradito e l'indomani s'era sfogato: «Non capisco perché mi ha fatto venire dall'Uruguay per poi mandarmi in campo solo nella ripresa. Io debbo giocare sempre». Certo è che con l'arrivo di Aguilera e Francescoli il Toro si ritrova con inusitata abbodanza di uomini d'attacco: con Poggi, Silenzi, Carbone e Osio sono adesso ben sei. Troppi, probabile che sul mercato di novembre un attaccante parta. S'era parlato di una cessione di Poggi, in prestito. E, se invece, partisse proprio Pato? L'ipotesi non sembra dispiacere alla dirigenza che, privandosi dell'uruguagio, otterrebbe nell'ordine: qualche miliardo in cassa, il risparmio di oltre duemila milioni, cioè l'ingaggio lordo della piccola punta, e la certezza di uno spogliatoio placido, non turbato da polemiche. La vendita, inoltre, non dovrebbe indebolire il Torino, considerati i ricambi e considerata anche la non entusiasmante stagione di¬ sputata dal sudamericano. In tal caso, dove andrebbe Aguilera? Si sussurra il nome del Genoa, intenzionato a disfarsi del deludente Ciocci, a spedire in panchina Nappi, tanto generoso quanto frenetico e inconcludente, e a mettere accanto a Skuhravy una punta come si deve. Skuhravy-Aguilera, un tandem che ha fatto delirare la gente del Grifone, gente che proprio la scorsa settimana in occasione del centenario del glorioso club ha eletto Pato «miglior giocatore genoano di tutti i tempi». Staremo a vedere cosa succederà. Per un attaccante che potrebbe almeno essere oggetto di trattative, un centrocampista che è fortissimamente desiderato dall'Inter: Sordo. I nerazzurri offrono 7 miliardi più il prestito gratuito di Dell'Anno, ma Sordo è giudicato da Mon- donico indispensabile come Annoni, sempre nei sogni della Roma. Per la cronaca, a Sordo s'interessa anche Sacchi, chissà che non lo convochi presto per coprire il buco sulla fascia destra aperto dalle defezioni di Berti e Bianchi. In attesa di scoprire oggi l'uomo Francescoli, ecco l'intelligente, lucida autocritica di Osio, la grande delusione di questo inizio di stagione: «Che brutta partita ho fatto a Parma, non so cosa mi stia capitando, in campo non trovo la posizione, sono scombussolato. La panchina, forse, non può che farmi bene». Ancora una notizia: è uscito il nuovo Ale Toro, bello, patinato e ricco di servizi diretto da Lele Chiuminatto, il responsabile delle relazioni esterne granata. Claudio Giacchino