Baresi: che gelo attorno a noi di Marco Ansaldo

Baresi: che gelo attorno a noi Baresi: che gelo attorno a noi «Ifans ci snobbano, abituati troppo bene» la nazionale senza affetto Lm TALLINN m ARRIGO si arrabbiò moltissimo quando, dopo il 2-0 di Trieste, qualcuno gli fece notare che la vittoria sull'Estonia era stata troppo striminzita per non creargli problemi in futuro. Lo infastidiva il pensiero che la qualificazione ai Mondiali si giocasse sul filo dei gol. Come pare invece che sia. Adesso nessuno promette di recuperare a Tallinn quanto sfuggì in Italia, ma si capisce che l'obiettivo è di spazzare il primo degli incubi, quello di giocarsi il biglietto per l'America sulla differenza reti con il Portogallo. Il pensiero perfora la partita con gli estoni e va oltre. Con qualche amarezza. «Non ci amano, o almeno non ci amano ancora», dice capitan Franco Baresi ammettendo il disagio. Parla degli italiani, ovviamente. Li vede distratti, freddini, in qualche caso persino ostili. Vorremmo proporgli di calarsi nel quotidiano di chi ha problemi più grandi di un Mondiale ancora lontanissimo. Ma non basterebbe a spiegare perché la Nazionale al sangiovese non suscita più affetto. A cercare di rimediare sono gli assenti: Maldini, Fuser e Vialli (che ha voluto parlare anche con Robi Baggio) hanno telefonato a Sacchi per un affettuoso «In bocca al lupo, mister». Ma non basta. «Vorrei che tutti avessero visto in tv la partita del Brasile contro l'Uruguay - aggiunge il milanista, che raggiunge Mazzola nelle presenze in azzurro, 70, nono posto assoluto -. C'erano 130 mila persone che accompagnavano la squadra con un calore che noi non avvertiamo. Perché? Perché c'è troppo campanilismo. E perché in Italia contano soltanto i grandi avve¬ nimenti: dopo una partita vinta ai Mondiali la gente scende in piazza e suona i clacson. Per le qualificazioni non c'è invece interesse, come se fossero un fatto acquisito. Eppure io dico che non lo è affatto». Ci si sente un po' soli, insomma. Ma la colpa è anche di una Nazionale che ha disilluso chi credeva in Sacchi e nella replica in azzurro del Milan. La squadra «di cui essere orgogliosi» si è fermata a un paio di partite. E persino la trasferta in Estonia concede un sottilissimo brivido. «Noi non abbiamo deluso - dice Baresi -, abbiamo intrapreso una strada nuova e la stiamo percorrendo fino in fondo. In partenza c'erano quattro squadre che si equivalevano: ci ha spiazzato qualche risultato come il 5-0 dei portoghesi alla Scozia, o la nostra sconfitta a Berna. Però siamo in corsa. Il vero problema sono le assenze. Qui è un po' come nel Milan, dove si fa la conta degli infortunati: ma in un club si sta sempre tutti insieme e ci si conosce bene, in Nazionale ogni nuovo innesto ti impone di rimettere in gioco l'intesa». Non è un voler mettere le ma ni avanti? «No, non cerchiamo alibi, anche se avremo tre esordienti e la difesa sarà rivoluzionata. Le scelte? Chi gioca lo merita, ma con un modulo diverso ci sarebbero mille alternative, invece sono pochi gli uomini adatti agli schemi di Sacchi». Così diventa indispensabile recuperare persino Signori, che quasi non sta in piedi e ha i muscoli intossicati dalla lunga assenza: con lui, Casiraghi e Baggio si ricostituisce l'attacco delle ultime gioie azzurre, nella sera di Oporto. La chiave di Tallinn è nelle loro tasche. Ma ognuno tiene i propri guai. Il Divin Codino ricorda che «con gli estoni sarà la trentesima partita in Nazionale. A questo punto vorrei almeno raddoppiare». E' l'unica concessione che fa al silenzio stampa. Ma fra le sue confidenze si coglie la stanchezza per l'avvio di stagione e la malinconia di chi, pur pagato benissimo, si sente per troppo tempo sradicato dalla famiglia. E Signori vive nel cono d'ombra di chi non si sente a posto. «Per fortuna - confida - gioco a centrocampo, perché se facessi l'attaccante puro sarei in difficoltà, mi manca ancora lo scatto nei primi metri, quello che mi permetteva di saltare i difensori. Sono deluso, purtroppo ho già perso la prima parte della stagione». Di tutti, insomma, Casiraghi appare il più felice. In campionato con la Lazio continua a segnare quanto nella Juve, cioè niente. Ma c'è la fiducia di Sacchi a sorreggerlo. «Tornerò ad avere vicino Baggio e un'intesa di tre anni non può essere sva nita in un paio di mesi. E con Signori mi vedo in campo tutti i giorni. Per me è la situazione ideale, in una partita che non posso sbagliare. Lasciai la Nazionale in Portogallo, avevo fatto un gol, mi ero infortunato Credevo che ormai la qualificazione fosse decisa. Invece siamo ancora qui a discuterne. Però non temete, giocheremo come se fosse la partita della vita» A Tallinn, Estonia, ma pensa te un po'! Marco Ansaldo ***** Baresi raggiunge Mazzola: 70 partite