Jannacci del cabaret

Jannacci del cabaret Jannacci del cabaret Fonderà una scuola gratuita «Sarà hard e aperta a tutti» LONGIANO. «Non è che adesso faccio il cantante. E' che il ruolo dell'attore è espropriato, perché tutti si autorappresentano». Alle prese con un panino fra le prove e lo spettacolo, il gentilissimo Paolo Rossi fa il punto sull'esperienza di questo disco e filosofeggia: «La vita è l'arte dell'incontro, Jannacci l'ho copiato ed imitato ed è qui; Baglioni mi piace tanto ed è qui: è molto di spirito, ha tutte queste melodie e motivi che ricordano il varietà, non le usa e le dà a me». Jannacci ha una rivelazione: «Si chiamerà "Bolgia Umana", sarà un posto trivalente in piazza Cordusio a Milano, con musica dal vivo, jazz, funky, cabaret e anche pianobar che magari faccio io travestito, con una parrucca in testa. Tutte queste attività finanzieranno una scuola gratuita di cabaret, tre pomeriggi la settimana; la voglio hard, sarà aperta agli handicappati e agli anziani». Il locale dovrebbe aprire i bat¬ tenti in autunno, in società con un amico: è stato un caposcuola, torna al primo amore: «Ho pensato: lascio ai miei figli un'impresa di costruzioni mentali». Con i capelli più grigi, il volto ringiovanito, Jannacci segue in questi giorni il lavoro di Rossi con complicità affettuosa e critica. E' artisticamente innamorato della Vasini: «L'unica donna bella che riesca anche a farmi ridere», e il suo cervello bolle di progetti personali: «Sto facendo un disco nuovo, mi aiuta mio figlio Diego che vive di musica, ne sa, suona bene. Ad averlo in casa, si sbaglia di meno. Non mi stanno uscendo canzonette tipiche, dopo "La fotografia" non ne faccio più: sono per ora bozzetti, c'è per esempio una storia di ragazzi del sabato sera visti con gli occhi di uno che sta lavando il pavimento nel locale; c'è musica varia, perfino un bolero». Curiosamente, Jannacci si trova qui fianco a fianco con Baglioni, di cui è grande estimatore: «L'ho guardato oggi, è bravo, segna tutto poi si mette le emozioni in tasca, su foglietti. Ne avessimo di gente così, in giro a portare il nome dell'Italia». Baglioni ascolta confusissimo e arrossisce: «Sono più abituato ai detrattori», dice con l'aria un po' spaesata, e si ricorda di aver cantato da giovane a Centocelle «Ho visto un re», in un milanese improbabile. Anche lui ha cominciato a scrivere nuove canzoni («di un amore», spiega sibillino), è alla vigilia di un tour europeo e si prefigura con modestia un domani di platee più piccole: «E' più difficile cantare per trecento persone che per trentamila». Le è piaciuto «Il vento Matteo», il disco della sua ex moglie Paola Massari? «L'ho molto apprezzato, ha buoni testi. Certo, ha creato imbarazzo e pregiudizio perché lei è stata mia moglie per tanti anni». [m. v.] Enzo Jannacci

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