L'urlo di un «Rain Man» poeta rompe le sbarre del silenzio

L'urlo di un «Rain Man» poeta rompe le sbarre del silenzio Berlino, un giovane autistico si risveglia con il computer L'urlo di un «Rain Man» poeta rompe le sbarre del silenzio BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è, a Berlino, un poeta muto che vive «come un estraneo alla parola e al mondo». Ha venturi anni, si chiama Birgir Sellin, e per diciotto anni ha abitato una soglia che si credeva invalicabile, «fra il mondo fuori e quello dentro». Da quando era bambino Birgir soffre di autismo, una malattia incurabile e «una prigione», come la chiama lui, una fuga verso l'interno e se stessi. Ma tre anni fa, il 27 agosto del '90, Birgir ha infranto il confine del silenzio: da quel giorno, «una figura senza forma e senza io è uscita dall'oscurità per prendere contatto con gli uomini». Da quel giorno, il ragazzo che tutti consideravano «perduto» (come il personaggio interpretato da Dustin Hoffman in Rain Man), scrive al computer poesie e riflessioni, frasi mozze e urla, con un rituale che gli pare «molesto ed umiliante» anche se come un miracolo gli ha «restituito la parola»: riesce infatti a battere un tasto solo e soltanto con l'indice destro, senza mai maiuscole né punteggiatura, il braccio appoggiato a quello della madre che è il suo indispensabile «supporto esterno». E mentre scrive, in apparenza estraneo a quanto è in lui e intorno a lui, Birgir si dà pugni in faccia, si morde la mano, emette gorgoglìi e rumori con la bocca. Ogni tanto salta in piedi e saltella, 0 comincia a vagare con lo sguardo per la stanza, o fissa la madre e il tavolo che pare non vedere. Oggi - mentre le sue poesie escono in volume, «Messaggi da un carcere autistico», Kiepenheuer Ewitsch Verlag - la consapevolezza della scrittura lo ossessiona, quasi. Nonostante il terrore di «perdere se stesso» e di rischiare la «sicurezza del silenzio», la parola scritta è diventata una sofferenza felice, oltre che una sfida «al mondo»: «Senza scrivere era un inferno», confessa. Oggi, gli importa soltanto raccontare «la paura» di chi vive nel silenzio: «Scrivo poesie per le mie sorelle mute / per i miei fratelli muti / ci si deve ascoltare e dare un posto/ dove possiamo vivere fra voi tutti». Ma quando ha cominciato, per una «intuizione disperata» della madre psicologa che l'ha messo al computer, la sua «voce scritta» sembrava un rumore fioco, destinato subito a spegnersi: per giorni, dopo le prime lettere dell'alfabeto - dalla «a» alla «m» nella sequenza giusta - non è venuto nient'altro. Poi, ha raccontato la madre, è stato come se all'improvviso si fosse aperta una sorgente, «una corrente di pensieri e sensazioni» che non si è mai seccata. Forse perché le parole - il mondo «fuori» - gli correvano dentro come un fiume sotterraneo, anche se nessuno se n'era mai accorto. Birgir era considerato «handicappato grave» da quando il suo sviluppo psichico parve bloccarsi, in seguito a un'infezione delle cellule cerebrali. A due anni ha smesso di parlare, ha smesso di giocare, ha rifiutato ogni contatto con i genitori. D'improvviso ha mostrato comportamenti bizzarri: si faceva scorrere per ore biglie di vetro fra le dita, oppure oscillava con il busto e sfogliava libri, a decine, prendendoli dalla biblioteca di casa. Ma andava troppo svelto - si pensava - per riuscire a leggerli, per poterli capire, per imparare qualcosa. Invece, come ha raccontato lui stesso al computer, Birgir sa leggere da quando aveva cinque anni. Ha imparato da solo e ha sviluppato una capacità straordinaria, in pochi minuti riesce a fotografare pagine intere e non le scorda più: «Potevo leggere e contare / nessuno se ne accorgeva perché ero così caotico / ma lo ero soltanto per paura degli uomini/perché non ero in grado di parlare / leggere mi era molto facile», ha scritto. «L'azione della scrittura è incredibilmente importante per un muto / ho let- to libri straordinari e imponenti / conservo questi contenuti importanti e preziosi come tesori / mi ripeto di continuo poesie e racconti». Negli anni, tuttavia, quella paura «degli uomini esterni» si è ingigantita. L'adolescenza è stata un periodo terribile: fra crisi di ansia e urla, zuffe, tentativi disperati di farsi del male, a morsi o a botte. Quando si calmava, Birgir restava muto e pareva disinteressato a tutto. Soltanto Anne Marie Selling aveva l'impressione, a volte, che il figlio la osservasse e potesse capire le sue parole: per questo, quel giorno di due anni fa, ha tentato. E' stata una sfida enorme, ha raccontato poi, affidarsi alla «comunicazione facilitata», il metodo messo a punto dalla psicologa australiana Rose Mary Crossley per aiutare i bambini spastici a esprimersi. Ma ha funzionato, e da quel giorno come d'incanto «la prigione si è rotta», o almeno ha perso il suo carattere più cupo e spaventoso. In una poesia, Birgir racconta «com'era prima» per lui quella paura, e «com'è per tanti», an cora: «Sai davvero quanto sia profonda / come divori / come abbia un effetto sulla decadenza delle prime parole dolenti / i prati diventano verdi / il sole splende sicuro quando la paura se ne va un attimo / è come una caduta che migliora il valore / una semplice caduta nell'eter nità / una luce totale tremenda nell'oscurità totale». Forse per l'intensità del «dolore che nasce dal silenzio», Birgir parla soprattutto a chi non capisce che cosa sia l'assenza della parola: «Voglio che sappiate come i bambini autisti si sentono / ab biamo una paura che non si può paragonare a nient'altro / ti puoi immaginare come si vive in un sistema dove ti considera no matto per sempre / è l'incar nazione di una forma di malvagità elementare». Alle volte è soprattutto rabbia: «E' una sciocchezza che gli autisti siano più stupidi degli al tri muti / non possiamo parlare perché la nostra irrequietezza interna è straordinaria / irritan te addirittura / una irrequietez za che è impossibile descrivere / perché è senza espressione / perché gli uomini esterni non la conoscono / e non possono darle una definizione / raramente ho un momento senza irrequietez za / è presente con un potere che si percepisce come nient'altro». Ma spesso le sue parole sembrano un grido, un appello «al mondo di chi è fuori»: «Trattateci da uomini / con dignità e rispetto e comprensione / tutti dovrebbero amare chi è in trappola / perché la loro anima è chiara / e come i bambini alla nascita innocente / come un'isola in un mare mosso è il loro mondo / e che abbondanza di colori di suoni di odori di luci / è una marea di idee e storie». Emanuele Novazio Con il braccio appoggiato a quello della madre batte un tasto alla volta, e solo con l'indice destro: è l'unico movimento che gli riesce Ha smesso di parlare a due anni ma ha imparato a leggere da solo quando ne aveva cinque: in pochi minuti «fotografa» pagine intere "Devo imparare a piangere per sopportare i dolori che esplodono al mio intemo senza lacrime scrivo per le ferite nelle isole rigogliose del pianto voglio piangere rinascere trovare pace l'acqua mi scorre sul viso lacrime di dolore lacrime nel cuore del deserto». Birgir Sellin IMMOBILI DI PRESTIGIO CROCETTA In palazzina d'epoca fronte corso, proponiamo all'ultimo piano prestigioso appartamento con ampio ingresso, soggiorno, pranzo, studio, 3 camere, 3 bagni, cucina, mansarda e garage per 2 auto. CROCETTA In stabile signorile ubicato su corso, proponiamo, all'ultimo piano con vista collina, appartamento costituito da doppi ingressi, grande salone, 3 camere, cucina, camera di servizio, 2 bagni e box auto. RIVOLI In zona castello, proponiamo recente, signorile, panoramica villa unifamiliare. La costruzione, dotata di finiture di pregio, è costituita da ampio salone, 4 camere, cucina, office, 4 bagni, tavernetta con camino, posti auto e giardino recintato. J s RICERCHIAMO Affermato professionista torinese ci richiede in acquisto in precollina o crocetta palazzina con possibilità di ricavare 3 appartamenti di circa 200 mq. cadauno. TORINO Cso Re Umberto, 71 - Tel. 011/5818338 MILANO - ROMA • TORINO - NAPOLI LONDRA - NEW YORK - PARIGI Dustin Hoffman in una scena di «Rain Man», film sul tema dell'autismo. Sopra, una poesia del ragazzo tedesco fuggito dal «carcere del silenzio»

Persone citate: Anne Marie Selling, Birgir Sellin, Dustin Hoffman, Emanuele Novazio, Rose Mary

Luoghi citati: Berlino, Londra, Milano, Napoli, New York, Parigi, Roma, Torino