Stephen King guerra agli editori

polemica. Esce la 2a puntata di «Rebecca», il re dell'horror attacca i colleghi polemica. Esce la 2a puntata di «Rebecca», il re dell'horror attacca i colleghi Stephen King, guerra agli editori «Best-seller a puntate, che nausea» ORMAI è partito il conto alla rovescia: il 5 ottobre «in contemporanea con gli editori di tutto il mon—Ido», la Mondadori manderà in libreria La signora de Winter, il seguito miliardario di Rebecca di Daphne Du Maurier, inventato dalla penna dell'inglese Susan Hill. Ma ben prima che la macchina pubblicitaria si sia messa in marcia - il gran battage delle anticipazioni deve aspettare, per contratto, il 25 settembre - un celebre scrittore è sceso in campo a sorpresa, per attaccare l'operazione editoriale concepita dalla William Morrow, sollevando dubbi e quesiti tra il serio e il faceto. Stephen King sa fare molto bene il suo mestiere di autore di best-seller altrettando miliardari. Ed è per questo che il suo attacco a La signora de Winter, ospitato dalla Book Review del New York Times, è tutt'altro che scontato. Ma come? Uno come King non difende la propria categoria? Peggio: la sfotte e esorta editori e lettori a riflettere. Il problema è che da quando l'americana Warner ha piazzato un colpo da due milioni e 500 mila copie con Scarlett, il seguito di Via col vento compilato diligentemente da Alexandre Ripley, si è aperta la caccia grossa ai «sequel rights», ai diritti per i seguiti, che, dice King, «godono di un magnifico aspetto in sede di consiglio di amministrazione. E come autore di best-seller io stesso, sarei un bugiardo se non ci vedessi anch'io dei vantaggi». Saggiamente King si astiene da giudizi qualitativi su un libro come La signora de Winter, che nessuno ancora ha letto, prevedendo che non potrà essere peggiore di Scarlett, onesto ma fallito tentativo di scrivere un seguito degno dell'originale. «Spero che Susan Hill sia una brava scrittrice e che dia il meglio di sé in questo libro, perché Rebecca è un buon romanzo e un eccellente articolo di intrattenimento - un libro che qualunque aspirante scrittore do- vrebbe leggere, non fosse che per la sua bravura nel ritmo e nel controllo narrativo». La critica potrà storcere il naso, ma Daphne Du Maurier aveva un senso perfetto dell'incalzare degli eventi, e non a caso la sua opera ha trovato trenta milioni di lettori, dalla prima edizione del 1938. Tuttavia, Rebecca è innegabilmente un prodotto del proprio tempo, che fa riferimento a convenzioni in materia di società e di sesso del tutto sorpassate. E Stephen King si diverte a elencare quello che secondo lui sarebbero le Dieci Lezioni Sociali di questo romanzo, a partire da quella che chiama «La Regola Woody Alien», ovvero «Uomini avanti con gli anni dovrebbero sposare donne giovanissime». «Non è che voglia prendermi gioco di un romanzo che ho appena detto di apprezzare - puntualizza lo scrittore -, ma sto cercando di sollevare delle questioni sulla natura dei seguiti e sui problemi che sono loro inerenti». Per esempio, Rebecca può piacere alle lettrici femministe, ma quegli stessi valori riproposti oggi senza metterli in discussione costituirebbero indubbiamente un problema. «Che farà Susan Hill? Racconterà la triste verità di un'epoca superata? Questo resta da vede¬ re, ma giudicando da Scarlett credo che ci siano poche probabilità, per due ragioni. La prima è che la maggior parte dei seguiti fa schifo. E' semplicemente un fatto della vita... Secondo, i soldi cambiano tutto. E quando si tratta di riesumare i grandi personaggi della letteratura popolare, i soldi di solito li cambiano in peggio». Staremo a vedere. Perché la corsa al «seguito» eccellente è appena cominciata, e già si stanno verificando competizioni bizzarre. Per un Dottor Zivago, seconda puntata bloccato sul nascere, c'è un Orgoglio e Pregiudizio che avrà già quest'autunno ben due seguiti in guerra tra loro, Presumption, di Julia Barrett (pseudonimo di due scrittrici inglesi, Gabrielle Donnelly e Julia Brown Kessler), e Pemberley di Emma Tennant: e sarà una fatica stavolta tener dietro agli sviluppi del tutto imprevisti del capolavoro di Jane Austen. «Per essere onesto, ho un po' di nausea - confessa Stephen King -. Ho letto dei romanzi ve¬ ramente eccellenti ultimamente, ben lontani dalla lista dei best-seller, e mi sembra che nel mondo editoriale non gliene importi un fico a nessuno (molti funzionari editoriali sembra che non leggano più quasi niente, se si eccettuano i menù dei ristoranti alla moda)». E cita come miglior lettura dell'anno Journal ofthe gun years di Richard Mateson, per il quale ha dovuto fare un'ordinazione speciale in libreria. «Il punto è questo: là fuori ci sono bravi scrittori che raccontano ottime storie - storie che nessuno ha mai letto prima! - e molti di loro hanno difficoltà a trovare un pubblico. Alcuni potranno essere stanati in qualche modo da editori dedicati e uffici stampa, ma mancano i soldi e l'impegno». Lo ammette lui stesso: gli editori vogliono soltanto Stephen King, Tom Clancy, Danielle Steel. Non tutti li possono avere? Poco male, si può sempre dare la caccia ai morti. Livia Manera «Ifunzionari non leggono quasi più niente, salvo i menù dei ristoranti alla moda» Dopo «Via col vento» tocca al capolavoro di Daphne Du Maurier. Bloccata la prosecuzione del «Dottor Zivago» Sopra una scena del «Dottor Zivago», a sinistra Daphne Du Maurier, a destra Jane Austen Stephen King, autore di best-seller miliardari