«Sono sulla via di Gerusalemme»

Il Papa accoglie a Castel Gandolfo con uno «shalom» il rabbino capo di Israele Il Papa accoglie a Castel Gandolfo con uno «shalom» il rabbino capo di Israele «Sono sulla via di Gerusalemme» Forse la visita entro Vanno, ma non ha precisato la data «Sostegno morale al coraggio della pace» dei politici CASTEL GANDOLFO. L'incontro storico fra il rabbino capo di Israele, Israel Meir Lau, e papa Wojtyla si è concluso con un augurio: «Sciane abbà le Jeruscialaim!», l'anno prossimo a Gerusalemme. Un augurio che da duemila anni, dalla diaspora, risuona come speranza nel brindisi della sera di Pesach, ogni anno, intorno alle tavole dei figli di Israele. E il Papa a Gerusalemme (e dintorni) ci andrà: il leader religioso degli ashkenaziti gli ha ripetuto ieri a Castel Gandolfo l'invito che già il ministro degli Esteri, Shimon Peres, aveva porto nella visita in Vaticano dell'anno scorso. Il pontefice nel corso del colloquio ha detto, per primo, di «essere sulla via di una visita a Gerusalemme». Lau gli ha chiesto se possa avvenire nei prossimi mesi, o all'inizio del 1994. «Il Papa - ha raccontato il rabbino - si è limitato a sorridere, ed ha detto che il tempo della visita si sta avvicinando». Mezz'ora di incontro, e poi un comunicato ufficiale della Santa Sede, in cui viene sottolineato a oltranza il carattere strettamente religioso dell'avvenimento. «Molto cordiale» il colloquio, che ha costituito «un'occasione per ribadire il superamento di incomprensioni storiche, anche gravi, e per invocare insieme il dono della fratellanza tra i popoli eredi della fede di Abramo». Anche i musulmani vedono nel personaggio biblico una delle radici dell'Islam. Giovanni Paolo II ha voluto ricordare che fra cattolici ed ebrei ci sono «rapporti che non esistono con nessun'altra religione». Da Castel Gandolfo parte un messaggio per Rabin e Arafat: «Questo incontro, di natura religiosa - dice il comunicato finale - è stato anche un momento propizio per offrire ai responsabili politici della regione tutto il necessario sostegno morale al coraggio della pace nella giustizia e nella sicurezza». All'invito di Meir Lau, Giovanni Paolo II ha risposto «spero che la Provvidenza mi concederà un giorno di recarmi in pellegrinaggio di nuovo in Terra Santa». E infine, a chiudere il comunicato, la notazione più «politica», la posizione della Santa Sede su Gerusalemme: «Il Santo Padre ha ripetuto il suo intenso desiderio che i responsàbili dei credenti, pellegrini nella Città Santa di Gerusalemme, possano invocare contemporaneamente da Dio misericordioso il dono della pace, della comprensione e della collaborazione tra tutti i credenti della regione e del mondo». Libertà di accesso e internazionalizzazione dei luoghi santi alle tre religioni, è la traduzione dal linguaggio poetico; e si può notare un uso di termini dall'eco vagamente musulmana: la ripetizione della parola «credenti», l'appellativo di «misericordioso» scelto per Dio, il secondo (dopo clemente) usato nel Corano. Israel Meir Lau è giunto a Castel Gandolfo poco prima delle dieci. Il Papa gli si è fatto incontro, e si sono scambiati uno «shalom» (pace) di benvenuto. Giovanni Paolo II e il rabbino hanno parlato in inglese; e Lau ha chiesto e ottenuto di poter far partecipare all'incontro anche il suo fratello maggiore, l'ex ambasciatore Naftali, che gli salvò la vita nel campo di concentramento di Buchenwald. «Suo fratello le ha salvato la vita, voglio che.sia presente a quest'incontro» ha detto il Papa; e don Stanislao Dziwsiz, il segretario del pontefice, è andato a prendere una terza sedia. I Lau sono di origine polacca, e un loro zio era rabbino a Wadowice, la città del Papa. I tre si sono accomodati su tre sedie e hanno parlato delle comuni radici. Meir Lau ha ricordato al Papa (e ai giornalisti) l'episodio, già narrato a Milano, di don Wojtyla, che nell'immediato dopoguerra si è rifiutato di battezzare un orfano ebreo perché i genitori avevano desiderato che seguisse la loro fede. «Mi ricordo bene questo fatto e quando ci penso ancora mi commuovo», ha risposto Wojtyla. Che, secondo il rabbino, «cammina sulle orme di Giovanni XXDJ. Il popolo ebreo gli è grato per questo e per non aver seguito invece l'esempio di Pio xn». Poi i regali: le medaglie del pontificato, di prammatica, per il rabbino; un vassoio d'argento e uno «shofar», il corno liturgico, per il Papa. Lau ha mostrato le foto dei suoi otto figli e ventidue nipoti, ricevendo per tutta la famiglia una benedizione papale. Intanto proseguono con «ghindi progressi», secondo l'amba^iatore israeliano Avi Pazner, i colloui fra Israele e Santa Sede. «Si sta avvicinando anche il giorno in cui potremo annunciare il reciproco riconoscimento diplomatico». Ulteriori sviluppi nei lavori della commissione sono attesi per la primavera prossima. Marco Tosarti Ma Wojtyla insiste con l'ospite sull'internazionalizzazione della Città Santa, che deve essere condivisa dalle 3 fedi .../* La stretta di mano tra il Papa e il rabbino Lau. In alto: bandiera israeliana alla Porta di Damasco [foto reuterj