Demjanjuk vola negli Usa di Aldo Baquis

10 Dopo l'espulsione furiosa polemica in Israele Demjanjuk vola negli Usa I superstiti: lo inseguiremo all'inferno TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Sedici anni di estenuanti battaglie legali si sono conclusi la scorsa notte quando John Ivan Demjanjuk, 73 anni, è stato espulso da Israele, dopo essere stato scagionato con il beneficio del dubbio dall'accusa di essere «Ivan il Terribile», l'aguzzino del lager di Treblinka. «La giustizia israeliana si è fatta onore», ha commentato il genero Ed Nishnik, prima della partenza per gli Usa, dove domani Demjanjuk potrà rivedere la sua famiglia, dopo sette anni. Ma per le organizzazioni ebraiche che danno la caccia a criminali nazisti, la scarcerazione di Demjanjuk è un motivo di immensa tristezza. «Oggi forse inizia un nuovo periodo in cui Israele cessa di essere coinvolto attivamente nello sforzo di processare criminali nazisti tuttora a piede libero», ha commentato Efraim Zuroff, direttore in Israele del «Centro Wiesenthal». I superstiti del campo di sterminio di Sobibor - dove an¬ che secondo la Corte Suprema israeliana Demjanjuk ha servito come guardiano sottoposto ai nazisti - si sono impegnati a impedire all'ex guardiano ucraino di avere comunque un'esistenza tranquilla, «in qualsiasi Paese scelga di vivere». Due legali di questa associazione si sono già rivolti a loro colleghi in vari Paesi per esaminare la possibilità di proseguire altrove la battaglia legale. Nel carcere «Ayalon», 20 chilometri da Tel Aviv, Demjanjuk ha accolto la notizia dell'imminente scarcerazione con una gioia controllata. «Non riesco a capacitarmi - ha confessato a Yoram Sheftel, l'avvocato che è riuscito a trasformare una condanna a morte in un'assoluzione "con il beneficio del dubbio" - che fra pochi giorni riabbraccerò i miei cari». Demjanjuk è un apolide e il suo obiettivo è quello di riacquistare la cittadinanza statunitense annullatagli nell'81, dopo che le autorità Usa si resero conto che, al momento dell'immigrazione, aveva taciuto molti particolari. Secon¬ do Sheftel, se il suo cliente non potrà stabilirsi negli Usa, si recherà in Ucraina. Per trasferire Demjanjuk dalla sua cella all'aeroporto, il servizio carcerario israeliano ha predisposto misure d'eccezione: un veicolo blindato accompagnato dall'unità di élite «Nachshon». Nelle settimane scorse estremisti israeliani di destra e superstiti dell'Olocausto avevano infatti minacciato di fare giustizia sommaria. Oppresso dai ricordi del lager di Sobibor, uno dei superstiti aveva dichiarato: «Dopo la decisione di rilasciare quell'assassino, se io fossi un uomo dovrei adesso piantargli una pallottola in testa». L'ultima parola di questa vicenda è spettata all'avvocato Sheftel, che ha presentato il, suo libro «Il caso Demjanjuk l'ascesa e la caduta di un processo esemplare». «L'avvocato del Diavolo» - così lo definiscono i denigratori - vi accusa le autorità israeliane di aver voluto a tutti i costi impostare un processo dimostrativo. Aldo Baquis Eccezionali misure di sicurezza per scortare «Ivan il Terribile» all'aeroporto Demjanjuk, presunto «boia di Treblinka» mostra la sentenza di scarcerazione E' partito nella notte per gli Usa [FOTO REUTER]