«Da Roma il terrore ha viaggiato con noi» di Angelo Conti

«Da Roma il terrore ha viaggiato con noi» «Da Roma il terrore ha viaggiato con noi» ì PASSEGGERI RACCONTANO TORINO. Il treno dell'Etna entra sotto le pensiline di Porta Nuova alle 10,52 con 132 minuti di ritardo. Dodici vagoni affollatissimi, almeno 800 passeggeri, tante mani che si agitano dai finestrini. Ad attenderlo un centinaio di persone, reduci da due ore di angoscia e di paura, trascorse in mezzo a notizie confuse ed imprecise nelle quali il solo riferimento certo era quello della «bomba». Un'attesa costellata di echi, più o meno fedeli, ai giornaliradio mattutini; trascorsa a cercare conferme dai giornalisti presenti in stazione; resa meno drammatica da qualche tormentata telefonata fra il più fortunato dei parenti in attesa ed il fratello, in viaggio sul treno dell'Etna con il cellulare. Ad allentare la tensione non hanno certo contribuito le Ferrovie che hanno trattato questo treno, forse reduce da una strage mancata, alla stessa stregua degli altri: i novanta minuti di ritardo annunciati alle 8,30 sono diventati cento alle 9,15, centoventi alle 10, centotrenta all'arrivo. E' un convoglio su cui viaggia uno spaccato di Italia quello che si ferma al binario 10. Treno delle ultime vacanze, ma anche treno della speranza. Come quella che anima la famiglia Salpietro di Sinagra, un piccolo centro vicino a Messina. Una coppia di giovani coniugi ed un bambino. Racconta il padre, Leone: «Matteo, che ha quasi tre anni, soffre di una malformazione cardiaca. Siamo venuti a Torino, da parenti, per alcuni esami. Da qui andremo all'ospedale di Bergamo, dove Matteo sarà operato». Le angosce di questa notte non l'hanno affaticato: «Ha sempre dormito, beato lui». La paura è toccata ai genitori: «Sino a Roma il viaggio è stato perfetto. Ma ad Ostiense ci siamo accorti che qualcosa non andava: c'erano carabinieri lungo i binari, poi sono saliti sul treno alcuni poliziotti che ci hanno invitato a scendere, con i bagagli. Subito abbiamo pensato a un guasto ma poi. notando la fretta con la quale ci hanno fatto allontanare, abbiamo capito che si temeva un'esplosione». L'attesa ò durata due ore: «Prima sulla massicciata, poi addirittura sul piazzale esterno della stazione. Solo verso le 2 ci hanno fatto tornare ai binari e poi salire su un altro treno, già pronto in stazione». Ad Ostiense c'è stata davvero paura? «Di più, un panico unico perché non sapevamo qual era il pericolo, che pure intuivamo tutti. Nessuno ci voleva dire cosa stava accadendo» racconta Rosa Vara, 40 anni, casalinga, in arrivo da Palermo. Alla partenza da Roma la liberazione per lo scampato pericolo ed anche una festa improvvisata. Per Katia Nicolosi, originaria di Ragalna (Catania), residente a Dronero, in provincia di Cuneo: sul treno dell'Etna ha compiuto 21 anni. «Hai visto, papà? Mi volevano festeggiare con una bomba» racconta subito al pa¬ dre Orazio, 46 anni, gestore di una pizzeria, che la accoglie a braccia aperte, commosso. Lo rassicura: «Io non ho mai avuto paura, anche se c'era gente che urlava. Sarò stata incosciente, ma non ho mai pensato che quella bomba potesse esplodere davvero». Poi, quasi a voler esorcizzare l'episodio, passa al padre una grossa borsa termica: «Ci sono le salsicce, l'olio e il vino che mi avevi chiesto. Pensa, hanno rischiato di saltare in aria». Chi appare provata, a tratti ancora tremante è invece Paola Amicucci, 29 anni. Era partita da Siracusa e, dalla radio a transistor di un compagno di viaggio, ha sentito che l'esplosivo era stato trovato sul vagone 13, il suo: «Sono stata fra le prime a salire su quel vagone, quasi un'ora prima della partenza, ma non ho notato niente di sospetto. C'era solo più gente del solito. Colpa dello sciopero di domenica che aveva indotto molti a rimandare di ventiquattr'ore la partenza». E la bomba? «C'era un sacco di gente nel corridoio, ed anche sulle piattaforme davanti ai servizi. Per me l'hanno sistemata lì ben prima della partenza, magari di prima mattina, quando nella stazione di Siracusa non c'era ancora tanta gente». C'è stato anche un fuori-programma. Subito dopo la discesa dei passeggeri il treno è stato attentamente ispezionato dalla polizia ferroviaria dello scalo torinese. Sulla retina di uno scompartimento di prima classe, a metà treno, è stata notata una borsa di tela nero-arancione, piuttosto pesante. E' immediatamente scattato il piano anti-bomba con la polizia impegnata a formare un cordone di sicurezza intorno al treno. E' stato convocato un artificiere, arrivato in pochi minuti. Ma proprio mentre stava per tagliare la tela della borsa per verificare il contenuto, si è fatto vivo trafelato il legittimo proprietario: un ragazzo di 17 anni in arrivo da Messina che, scosso dalla notte avventurosa, aveva preferito correre subito a casa ad abbracciare i genitori, che pensava in angosciante attesa. Solo dopo si è ricordato del borsone, ed è tornato a prenderlo. Angelo Conti Due immagini della «Freccia dell'Etna» bloccato ieri notte alla stazione Ostiense

Persone citate: Katia Nicolosi, Paola Amicucci, Salpietro