Clinton telefona: Eltsin sono con te di Paolo Passarini

Gli Stati Uniti avvertiti da Mosca all'ultimo minuto, i servizi d'informazione colti di sorpresa Gli Stati Uniti avvertiti da Mosca all'ultimo minuto, i servizi d'informazione colti di sorpresa Clinton telefona: Eltsin, sono con te Sgomento a Washington, i mercati crollano WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton ha assicurato il suo «pieno sostegno» a Boris Eltsin, nel corso di una telefonata durata 17 minuti. Poco prima, con i giornalisti, il Presidente americano aveva buttato acqua sul fuoco e si era limitato a constatare che gli avvenimenti di Mosca evidenziano solo i problemi che si incontrano quando «si viene alle prese con la democrazia» dopo decenni di totalitarismo. Durante il colloquio telefonico, Clinton ha chiesto garanzie che Eltsin agirà in modo da tutelare la pace e la trasparenza del processo politico. Il leader del Cremlino ha assicurato che per lui è di vitale importanza che le prossime elezioni si svolgano in maniera democratica. La verità, tuttavia, è che gli Usa sono stati ancora una volta colti di sorpresa. E, come il 19 agosto del '91, quando i servizi di informazione americani non ebbero il minimo sentore del golpe che scavò la fossa a Mikhail Gorbaciov, ieri Clinton ha praticamente appreso dalle agenzie di stampa dell'avvenuto scioglimento del Parlamento russo da parte di Eltsin. E, per lunghe ore, gli esperti del Presidente si sono concentrati per mettere a punto una «valutazione» plausibile su quanto stava avvenendo. Mark Gearan, capo dell'ufficio informazione della Casa Bianca, ha reso noto che l'ambasciatore a Mosca Thomas Pickering era stato avvertito con un'ora di anticipo di quanto stava per accadere. «Ma, per la verità, non sono certo di quanto a fondo sia stato informato l'ambasciatore Pickering», ha confessato più tardi il portavoce del dipartimento di Stato Michael McCurry. Il segretario di Stato Warren Christopher aveva trascorso una buona parte delle ultime ore a discutere con il suo collega Andrei Kozyrev di Medio Oriente e dell'organizzazione di una Conferenza sui finanziamenti all'autogoverno palestinese. Le uniche informazioni che aveva ottenuto sugli sviluppi della situazione all'interno dell'ex Unione Sovietica riguardavano i tumulti in corso nella Georgia. Ma segnali di quanto stava per avvenire a Mosca nessuno. Per lunghe ore dall'amministrazione americana sono venute solo assicurazioni che il lavoro di «analisi» era in corso, che si stava cercando di capire e di mettere a punto una posizione. Il resto erano constatazioni piuttosto prevedibili sul fatto che «il momento in Russia è critico» o che «è in corso un grande fermento politico a Mosca». Proprio in quel momento, Anthony Lake, consigliere per la sicurezza di Clinton, stava pronunciando alla Johns Hopkins University un discorso di tono fortemente ottimistico sulla situazione in Russia. George Bush, nel '91, dopo qualche titubanza, puntò con decisione tutte le sue carte su Gorbaciov. Qualcuno gli rinfacciò di avere tardato troppo ad aiutarlo, altri gli rimproverarono di essere stato precipitoso nel dare il suo pieno sostegno a un uomo che era chiaramente votato alla sconfitta. Clinton si trova a maneggiare un dilemma molto simile. Dopo alcune incertezze sull'opportunità di avere un vertice a due con Eltsin, Clinton si decise a incontrarlo a Vancouver, nella British Columbia canadese, nella primavera di quest'anno. Eltsin avrebbe avuto o no il mandato popolare necessario nelle elezioni fissate subito dopo quell'in¬ contro? Come si sarebbe comportato se non l'avesse avuto? Avrebbe cercato, con un colpo di mano, di autoattribuirsi comunque pieni poteri? E, se avesse avuto un mandato, che uso ne avrebbe fatto? L'amministrazione americana fissò una posizione: pieno sostegno a Eltsin, ma nel quadro di un completo rispet¬ to delle regole democratiche. Sulla scorta di questa posizione, Clinton, incontrando il Presidente russo, gli promise un pacchetto di aiuti e, cosa più importante, gli aprì le porte della comunità internazionale, soprattutto quelle del Fondo Monetario. Lo scioglimento del Parlamento russo può essere ora conside- rato una violazione delle regole democratiche? Fino a un certo punto, dal momento che il Parlamento russo non è stato eletto democraticamente e può essere considerato un retaggio del totalitarismo passato, anche se il suo scioglimento costituisce una violazione della Costituzione. Ma di quale Costituzione? D'altra parte, se Eltsin perdesse, il vincitore sarebbe più democratico di lui? Improbabile. Su questa base Clinton ha rinnovato a Eltsin il suo sostegno, seguendo il consiglio del vecchio consigliere per la sicurezza nazionale di Bush, Brent Scowcroft. «Questo non è un colpo di Stato, sta solo chiedendo nuove elezioni», ha detto Scowcroft. Ma Clinton, in quanto Presidente, ha ritenuto di dover aggiungere un elemento di prudenza. «Sto cercando di mettermi in contatto telefonico con Eltsin aveva detto ai giornalisti.- Renderò nota una presa di posizione definitiva solo dopo aver parlato con lui». La Borsa, come sempre, aveva reagito prima della politica. E, quando si è sparsa la voce di movimenti di truppe a Mosca, l'indice Dow Jones è precipitato di 50 punti, anche se poi in seguito ha parzialmente recuperato. Potenti scosse sul mercato dei cambi, dove il dollaro si è sensibilmente apprezzato sul marco e sullo yen. Paolo Passarini Poco prima uno dei consiglieri della Casa Bianca si era detto ottimista sulla Russia SmJ II presidente Bill Clinton e nella foto piccola il segretario di Stato Christopher [foto ansa)