I fatti separati dalle espressioni di Curzio MalteseDemetrio Volcic
Primo giorno di scuola per il Tgl targato Volcic: più estero, meno protagonismo Primo giorno di scuola per il Tgl targato Volcic: più estero, meno protagonismo I fatti separati dalle espressioni BADALONI Piero? Presente. Damiani Fulvio? Presente. Losa Maurizio da Tangentopoli? Presente. Ruini cardinal Camillo? Presente. Pionati Maurizio? Qualcuno ha visto Pionati? Assente. Hanno risposto quasi tutti all'appello nel primo giorno di scuola del Tgl di Demetrio Volcic. Anche monsignor Ruini, non poteva mancare, in qualità di cardinale di rete (il Tgl ha Ruini, il Tg2 Martini, al Tg3 se la giocano Tonini e Curzi, al quale manca soltanto la desinenza). Sarà un'annata dura, piena di esami per il telegiornalone di Stato affidato a «Dimitri» Volcic, che viene da quarant'anni di socialismo reale e dunque non dovrebbe patire crisi di adattamento a Saxa Rubra. Si è cominciato bene. Perfino puntuali, alle 20 in punto. Con Longhi l'orario d'inizio era un azzardo (record: 8 minuti di ritardo). Non un intoppo tecnico, il «servizio che non parte», l'audio che non funziona, lo «scusate un momen¬ to, mi chiamano dalla regia», ch'erano la specialità da Blob delle ultime gestioni. Un notiziario meno faccioso, finalmente «i fatti separati dalle espressioni». Pure se Badaloni non resiste e quando annuncia «una bella notizia» s'illumina come un fanciullino. Per il resto molte immagini, perlopiù pescate dalle agenzie internazionali, e tanti grafici per spiegare i problemi della scuola, con cifre e dati come si fa nei telegiornali veri. Scaletta internazionalista, omaggio alle origini del nuovo direttore. L'apertura, obbligata, è sulle «tangenti rosse». Lungo servizio con ralenti dell'entrata di Binasco, l'imprenditore che accusa Greganti, a Palazzo di Giustizia. Replica del ralenti come fosse un gol. Per mesi ci hanno fatto vedere alla moviola l'ingresso di Greganti stesso. Dev'essere un'allusione al ritmo delle indagini. Ma subito, liquidato il compagno G, si schiude la finestra sull'Est. I risultati elettorali in Polonia, la Bosnia. Due ottimi servizi intervallati da un eccellente editoriale del nuovo direttore. Si segnala il passaggio sull'inopinato successo dei partiti post comunisti. «La gente - spiega Volcic - non ha nostalgia del comunismo, piuttosto una forte nostalgia del posto di lavoro». E' perfetto. Se si sostituisce «comunismo» con «statalismo» e Danzica con Crotone, se ne ricava anche un interessante punto di vista sulle vicende nostrane. Purtroppo Volcic è ancora straniero in patria e bisogna così aspettare un quarto d'ora per sapere qualcosa dell'occupazione operaia all'Uva di Taranto. In compenso, conosciamo da oggi l'andamento della Borsa di Varsavia. Altalenante. A parte il finale autocelebrativo, col filmato sulla cerimonia di «passaggio delle consegne» tra il vecchio e il nuovo direttore, comunque un buon telegiornale. Demetrio Volcic non ha tessere. E' iscritto alla corrente di minoranza del sindacato Rai, i giornalisti. Da sempre rifugiato all'estero, come altri bravi corrispondenti (Ruggero Orlando, Sergio Telmon, eccetera) prima che la lottizzazione invadesse l'intero pianeta Rai facendo l'inopinata fortuna dei Lugato e Maglie. Dimitri è stato richiamato in ultimo a salvare la baracca o almeno la faccia del più imponente catafalco aziendale. Ieri ha incontrato la redazione. «Li ho guardati in faccia uno per uno», ha detto. E lì ha accantonato il progetto di creare un anchorman per il Tgl. Se Volcic fallisse, potrebbe arrivare Paolo Villaggio con la benedizione della Lega. Pertanto, auguri. Curzio Maltese Demetrio Volcic nuovo direttore del Tgl
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