Torino: Terziario fragile diga

Torino; Terziario, fragile diga Torino; Terziario, fragile diga Negli ultimi due anni, le prospettive del mercato del lavoro torinese sono sensibilmente peggiorate, con l'acuirsi della fase recessiva. Indicazioni in tal senso si ricavano dall'esame di tutti gli indicatori disponibili. La lettura di questi dati richiede tuttavia una certa cautela, dal momento che non è sempre possibile trarre indicazioni univoche da dati di fonte diversa e con un diverso grado di significatività. Per gli occupati, gli ultimi dati disponibili sono le medie '92 dell'Istat. Rispetto al 1991, l'occupazione complessiva è rimasta stabile (921.000 unità). Ciò è il risultato di due tendenze opposte: l'industria ha perso 19.000 occupati (- 4,5%), mentre agricoltura e terziario hanno creato, rispettivamente, 3.000 e 15.000 posti di lavoro. La mancanza di dati più aggiornati non consente di verificare le tendenze in atto. Qualche indicazione è possibile ricavarla dai dati più aggiornati riferiti al Piemonte: l'occupazione industriale è diminuita, tra ottobre '92 e aprile '93, di 62.000 unità (- 8,4%); gli occupati terziari sono cresciuti, invece, di 17.000 unità (+ 1,8%); l'occupazione complessiva è scesa di 39.000 unità (- 2,2%). Dal momento che, nel corso del 1992, 2/3 della perdita di occupazione industriale piemontese si è concentrata in provincia di Torino, si può ritenere che anche nei primi mesi del '93 l'industria torinese abbia perso posti di lavoro. Per le stesse ragioni è possibile che il terziario abbia continuato a svolgere, soprattutto a Torino, una funzione compensatrice, anche se, probabilmente, di intensità inferiore a quella degli ultimi anni. Indicazioni in tal senso si ricavano anche dai dati dell'Ufficio di Collocamento su avviamenti e cessazioni dal lavoro. Nel primo semestre '93, il saldo tra i flussi di entrata e di uscita è stato negativo per 20.784 unità, con un ulteriore peggioramento rispetto ai - 15.290 del primo semestre '92. Nell'industria il saldo è stato negativo per 16.177 unità; nel terziario per 4.331. Un altro significativo indicatore delle tensioni occupazionali è l'aumento del ricorso alla Cig. Nel primo semestre 1993, sono state autorizzate dall'Inps oltre 33 milioni di ore: + 34,1% riI spetto al primo semestre del 1992. Rispetto all'analogo periodo del 1990 le ore autorizzate sono triplicate. Attualmente, i posti di lavoro coinvolti sono mediamente circa 33.000. Un andamento crescente mostra anche il ricorso all'istituto della mobilità: alla fine di luglio i lavoratori iscritti erano 10.440: un anno prima erano 5.998. Nel frattempo, ne sono stati cancellati circa 2.000, di cui un po' più della metà per aver trovato un nuovo impiego. Alla luce di questi dati, le tendenze in atto nell'occupazione torinese sembrano essere le seguenti: a) l'industria perde posti di lavoro per effetto soprattutto del blocco del turn-over, come dimostra il peggioramento del saldo awiati-cessati dovuto più alla riduzione degli avviamenti che all'incremento delle cessazioni; b) il terziario tiene nel complesso, anche se restano molto incerte le prospettive di sviluppo della componente più tradizionale e meno efficiente. Le difficoltà occupazionali aggravano il problema della disoccupazione torinese già a partire dal 1992. Secondo dati Istat, le persone in cerca di occupazione nel '92 sono cresciute rispetto al '91 di 13.000 unità (+ 14,4%). Il tasso di disoccupazione ha superato di nuovo il 10%. Come per l'occupazione, la mancanza di dati più recenti non consente di dare indicazioni più aggiornate. Anche i dati piemontesi, riferiti ad aprile '93, non sono di aiuto, dal momento che sono calcolati secondo i criteri più restrittivi adottati dalle rilevazioni Istat a partire da ottobre 1992. Al di là dei problemi statistici, è tuttavia plausibile ipotizzare che si sia verificato un ulteriore aumento della disoccupazione torinese nella prima parte del 1993, dovuto all'aumento dei disoccupati ex occupati e, in misura minore, dei giovani in cerca di prima occupazione tra i quali sembra operare l'effetto di scoraggiamento. Per cogliere meglio le caratteristiche e l'intensità della fase che stiamo vivendo, è utile confrontare i dati della crisi attuale con quelli degli anni '80. Dal confronto emerge quanto segue: a) gli attuali livelli di occupazione industriale sono tornati sui valori minimi della seconda metà degli anni '80. La nuova recessione produttiva ha bruciato la ripresa occupa¬ zionale dei primi anni '90; b) L'occupazione terziaria ha raggiunto nel 1992 un nuovo massimo proseguendo nel trend di crescita, rallentato, ma non interrotto, da alcune pause; c) Gli attuali livelli di Cig sono paragonabili a quelli dell'85-'86, ma decisamente inferiori ai tetti dei primi anni '80, anche tenendo conto dei lavoratori in mobilità. Questo confronto, apparentemente positivo, non sminuisce la gravità della situazione attuale se si considera che le nuove difficoltà sono arrivate dopo che i grossi processi di ristrutturazione erano stati da tempo completati; d) gli attuali livelli della disoccupazione sono simili a quelli dell'inizio della ripresa della seconda metà degli Anni 80 C86-'90). Al lordo dei lavoratori in Cig o in mobilità il quadro cambia sensibilmente, peggiorando: le attuali tensioni occupazionali risultano molto più simili a quelle dell'ultima fase della grande crisi dei primi Anni '80 C84-'85). Alla luce di questi dati, i possibili sbocchi sono legati alla ripresa dei mercati e al successo delle azioni di sostegno che il Governo sta mettendo a punto. Bisogna riuscire a conciliare sostegno dello sviluppo e riduzione del disavanzo. La scelta da percorrere non può limitarsi a sospendere i pagamenti dovuti dalla Pubblica Amministrazione e a non finanziare leggi per lo sviluppo: i costi, sarebbero molto superiori ai benefici, non solo nel breve periodo. Gli attuali livelli della disoccupazione sono simili a quelli dell'inizio della ripresa della seconda metà degli Anni 80 ('BOVO). Al lordo dei lavoratori in CIG o in mobilità il quadro cambia, invece, sensibilmente, peggiorando: le attuali tensioni occupazionali risultano, infatti, molto più simili a quelle dell'ultima fase della grande crisi dei primi Anni 80 ('84-'85). Milioni / _. ii ... di ore/ Ricorso olla cassa integrazione 40 J' / guadagni in provincia di Torino / nel periodo gennaio - luglio 1991,1992 e 1993 [ore autorizzare dall'INPS] 38,4 '91 '92 '93 '91 '92 '93 Totale '91 '92 '93

Luoghi citati: Collocamento, Piemonte, Torino