Due Catania in attesa di giudizio
Tra dilettanti e CI Tra dilettanti e CI Due Catania inattesa di giudizio Oggi un Catania gioca nel campionato dilettanti contro il Reggio Gallino di Reggio Calabria. Intanto a Nicolosi è in ritiro un altro Catania, che è poi quello vecchio «smaltato» dalla sentenza del Tar catanese, che ha riammesso la squadra alla serie CI, dalla quale era stata esclusa, con altre sette società, per inadempienze economiche, su sentenza della giustizia sportiva. Il 20 ottobre ci sarà la sentenza del Consiglio di Giustizia di Palermo, massimo organo amministrativo della Sicilia, sul ricorso della Federcalcio contro l'intromissione della giustizia ordinaria. Ma giovedì scadono i sette giorni dati dal Tar per la riammissione e cominciano i sette concessi ad un commissario «ad acta» per l'esecuzione della sentenza. Lì per lì sembra una cosa alla quale debbano essere interessati soltanto i maniaci dei regolamenti e certi tifosi siculi. In realtà la questione è cosmica, non solo nostrana. E' la questione assoluta del rapporto fra la giustizia sportiva e quella ordinaria, con troppo pochi precedenti e sentenze per creare un diritto, una giurisprudenza, per inventare leggi apposite. Perché cosmica? Perché a tutti i livelli dello sport il conflitto o almeno il duro contatto fra le due giustizie è ormai costante. Il Comitato Internazionale Olimpico sta tentando addirittura la creazione di un supertribunale mondiale: chiunque fa sport, staccando una licenza federale, si vincola a rispettare la sua sentenza, o quella dei sottotribunali, anziché adire alla giustizia ordinaria. Evidentemente la clausola compromissoria, per cui l'atleta o il club, pena la radiazione, non si appella alla magistratura, non basta più. La Federcalcio italiana e il Coni stanno resistendo. Semplice il principio: la giustizia sportiva ha tempi suoi, regole sue, necessità sue, la giustizia ordinaria blocca invece il normale divenire dello sport, che potrebbe morire così. Ma la soluzione ottimale non esiste: se una entità sportiva si impunta, la giustizia ordinaria deve intervenire. Lo stesso supertribunale sarebbe un deterrente, non una soluzione finale. A titolo esplicativo, una vicenda lontana e vicina: in Brasile i calciatori hanno il diritto di ricorrere, presso un tribunale ordinario, contro una squalifica: è il vestibular, istituzione che blocca la squalifica stessa. Ma se lo fanno (ci sono stati esempi nel passato) hanno chiuso con la carriera, il mondo del pallone, compreso il loro club, presto o tardi li espelle, per un patto tacito di resistenza, anzi di sopravvivenza. Il guaio è che in Italia un Catania sta preparando la squadra per il campionato di C1 da cominciare in ritardo, con sconquasso dei calendari: altro che patto tacito: sarebbe il caso di fare un minuto di silenzio per la minaccia di morte allo sport. tg- P- o.]
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