Dini: ora ritolta ce la può fare

Per il direttore di Bankitalia dalla congiuntura difficile possono derivare «occasioni di sviluppo» Per il direttore di Bankitalia dalla congiuntura difficile possono derivare «occasioni di sviluppo» Pini; ora ritolta ce la può fare Ma De Rita vede nero: il mercato resta depresso ROMA NOSTRO SERVIZIO Italia, la crisi è profonda, ma ce la puoi fare. Parola della Banca d'Italia, o più precisamente del suo direttore generale Lamberto Dini. Ieri Dini ha rivolto un invito a tutto il mondo economico perché con uno sforzo comune trasformi la fase di difficoltà congiunturale che il Paese sta attraversando «in un passaggio verso rinnovate occasioni di sviluppo». Parlando a Siena, dove è intervenuto per inaugurare la nuova sede della filiale della Banca d'Italia, e alla presenza del ministro degli Esteri, Beniamino Andreatta, intervenuto a titolo personale, Dini ha sostenuto che qualcosa sta cambiando nel panorama italiano: il recupero della credibilità italiana sui mercati internazionali, la svolta nelle relazioni industriali determinata dall'accordo sul costo del lavoro e gli avanzamenti nel risanamento finanziario «sono segnali che incoraggiano a proseguire con rigore nell'azione di politica economica». Insomma, la linea Ciampi non va abbandonata anche se qualche ottimismo in più è concesso. Una visione «rosa», quella di Dini, che sembra derivare anche dai recenti successi dell'Italia sui mercati finanziari internazionali, con l'emissione di «global bond» denominata in dollari e accolta molto favorevolmente dagli imprenditori. Se dalla Banca d'Italia arriva un sostegno deciso all'azione di risanamento del governo, non si trascura nemmeno la necessaria ripresa dell'attività industriale. «La svalutazione della lira - ha aggiunto infatti il direttore generale di Bankitalia - ha riaperto ampi margini di competitività, che consentono alle imprese di accrescere le quote di mercato che concor- reranno a riequilibrare la bilancia dei pagamenti di parte corrente». Quanto al ruolo delle banche, Dini ha ricordato che le imprese chiedono una sempre più vasta gamma di servizi e che quindi «è proprio sul ter¬ reno dell'innovazione e della diversificazione finanziaria che si giocheranno le capacità autenticamente imprenditoriali dei banchieri, nel quadro di una operatività a tutto tondo delle banche, da ultimo riaffermata nel recentissimo testo unico del credito». Se Bankitalia non vede il futuro troppo nero, cupissime sono invece le previsioni di Giuseppe De Rita, presidente del Gnel. Secondo De Rita ci sono quattro fattori - un feroce ritorno del lavoro in nero, la disoccupazione, il calo delle rendite dovuto al contenimento dei tassi, il peso del fisco - per i quali il mercato interno è destinato a rimanere depresso ancora a lungo. E quel che è peggio, aggiunge De Rita, è che «si tratta di fattori strutturali». In particolare, rispetto al problema della disoccupazione, De Rita ha affermato che nei prossimi tre anni saranno colpiti soprattutto «i quadri intermedi», ovvero «tutte persone che fino ad ora sono stati buoni consumatori». Il ritorno al lavoro in nero invece (che si manifesta anche con la cancellazione delle attività di impresa dalle Camere di commercio, partico¬ larmente nel Mezzogiorno e per effetto della minimum tax) è secondo il presidente del Cnel «fonte di grossi problemi». Primo, ma non solo, quello della pericolosità sociale, che diventa ancora più grave se si pensa che «chi fa lavoro in nero cerca protezione, e possiamo immaginare da chi». Non di semplice economia sommersa si tratterebbe quindi, ma di vera e propria economia illegale, «di nero di fogna», ha commentato De Rita, anche perché «il denaro così guadagnato non torna nei circuiti normali di consumo». Proprio pochi giorni fa il Cnel ha annunciato le sue stime secondo le quali alla fine di quest'anno è prevista la «distruzione» di 300-400 mila posti di lavoro rispetto al '92. Il dato, secondo il Cnel, accentua in maniera evidente il «malessere» economico delle Regioni meridionali rispetto a quelle del Nord.

Luoghi citati: Italia, Roma, Siena