Quanto guadagni divo tv? di Simonetta Robiony

Big riuniti a Riva del Garda: Baudo, Magalli, Banfi, Caducei Big riuniti a Riva del Garda: Baudo, Magalli, Banfi, Caducei Quanto guadagni, divo tv? 77 denaro Fininvest e la gloria Rai RIVA PEL GARDA DAL NOSTRO INVIATO Sarà la protesta di Crotone, saranno gli introiti minori che arrivano a Berlusconi dalla pubblicità, o i bilanci in rosso della Rai, o magari l'invito di Locatelli a tagliarsi i compensi del 20%, certo è che, arrivate le vacche magre, i teledivi finalmente accettano di parlare di soldi. Compensi, dicono loro, denari, dice la gente. Tanti, troppi, esagerati, equi, comunque soldi sborsati e ricevuti in questi ultimi dieci anni da teledivi e teledivetti in fuga o in arrivo dalla tv di Berlusconi alla tv della Rai, in un gioco al rialzo che ha scandalizzato molti ma che trovava una sua giustificazione nelle famose regole di mercato. Più rendi, ovvero più fai ascolto e più mi dai pubblicità, più vai in video la sera e più devi esser pagato. Questa la regola aurea cui pareva si fosse adeguato l'universo televisivo. Ma è proprio così? O non è successo, invece, che per paura di correre rischi, per protezioni politiche, per veti incrociati, per giri d'amicizia, queste regole venivano smentite, riviste, aggiustate tant'è che nemmeno l'Auditel era più davvero il padrone del telemercato? A Riva del Garda, nel primo giorno di questo Mediasat del dopo Tangentopoli, in una tavola rotonda intitolata «Chi ha saltato il fosso si racconta» (ed è già il primo errore perché il fosso non si salta più, caso mai si va e si viene), più che i presenti si contano gli assenti. Manca Funari, cui Berlusconi dopo il contratto da 4 miliardi l'anno avrebbe imposto il silenzio stampa. Manca Castagna, altro beneficiato, che sarebbe in crisi per il nuovo programma che co¬ mincia domani. Mancano anche Marisa Laurito, la Panetti, Fede, Ferrara, Cereda, e perfino Luciano Rispoli. Segno che i tempi, oltre a spazzar via la vecchia Rai e forse anche la vecchia Fininvest, sta cancellando anche i mega convegni, spostamenti forzati in massa presso ridenti località turistiche, figli diretti di un certo modo largheggiante di spendere il denaro, pubblico e non. Eccoli, dunque, i teledivi discettare sull'andirivieni tra Fininvest e Rai. E sono Cecchi Paone, Milly Carlucci, Giancarlo Magalli, l'eterno Baudo, la coppia Zuzzurro e Gaspare, Lino Banfi, Mirabella e Garrani. Curiosamente tutti Rai, ma non era stata la Rai a chiedere di non parlare?, e nessuno della Fininvest di Berlusconi, visto che pure Zuzzurro e Gaspare stanno trattanto con Raitre. Tutti d'accordo che da Berlusconi ci si va chiamati mentre alla Rai si torna chiamando e tutti d'accordo che la povertà aguzza l'ingegno e che questa tv anni novanta senza una lira rischia d'esser migliore della ricca tv appena seppellita. Molti d'accordo che da Berlusconi si va soprattutto per soldi, per torti ricevuti, per ansia di successo. Uno solo, Cecchi Paone, sostiene di esserci andato per crescita professionale. Racconta Baudo, e suscita un sorriso: «Dopo che il Tgl mi ha impedito di fare il mio programma d'attualità sulla prima rete, Berlusconi mi ha telefonato invitandomi a tornare su Canale 5. Ho risposto: "Già dato". Ma l'uomo è attentissimo ai nostri stati d'animo, li spia, li controlla, pronto a intervenire». Dice Cecchi Paone, e suscita un brivido per le sorti del giornalismo: «A ventisette anni sono andato a lavorare in Fininvest con Emilio Fede perché m'avevano offerto di fare il capo degli esteri a "Studio aperto". Se non ci fosse stato questo benedetto mercato libero un'occasione del genere chi me l'avrebbe data? Come potrei sperare di arrivare ai compensi delle Grandi Firme?». Spiega Magalli, e suscita risate: «A me Berlusca non mi ha ma chiamato perché sto in Rai da tanti anni, ci voglio rimanere, e al Cavaliere non fa piacere sentirsi dire di no». Confessa Milly Carlucci, accusata per anni di essere una pupilla dello scudo crociato, ed è l'unica voce che fa nascere interrogativi: «Non so perché, ma ho l'impressione che per me il mercato non abbia mai contato. Dopo il fallimento di "Evviva" da Berlusconi sono stata in panchina per mesi. Poi sono tornata in Rai a 8 milioni a serata, una cifra irrisoria. Bene. Nonostante abbia fatto "Scommettiamo che?", il programma vincente di questi anni, sono arrivata a fatica a 22 milioni a serata. Tanto per la gente comune, poco per chi fa tv. Non solo. Ma tutte le volte che andavo a discutere il mio futuro mi veniva detto che queste erano le condizioni: se non mi stava bene potevo andarmene». Da chi? Perché? In quale modo? Come mai a lei veniva negata quella protezione offerta generosamente ad altre? Milly Carlucci non lo dice. Ma l'unanime coro dei teledivi che cantano le lodi al mercato è percorso da un brivido. Che abbia ragione Walter Pancini, signore dell'Auditel, il quale sostiene che in Italia i dati d'ascolto vengono forzati a dire cose che non dicono? Simonetta Robiony Milly Carlucci (foto grande): «A me hanno pagato soltanto cifre irrisorie» Alessandro Cecchi Paone: «Andai alla Fininvest per crescere professionalmente. Ho potuto farlo grazie al mercato libero»

Luoghi citati: Crotone, Italia, Riva Del Garda