A casa Croce aneddoti e caffè; la «superstizione funesta» di Tacito

JH LETTERE AL GIORNALE A casa Croce aneddoti e caffè; la «superstizionefunesta» di Tacito «L'amore lecito» per i fatterelli Il «caso» attinente all'esplosione in Francia della nuova moda dell'aneddoto, di cui alla corrispondenza di Gabriella Bosco, mi richiama alla memoria Benedetto Croce, il quale ebbe a dire che gli amori con l'aneddotica non sono «amori illeciti», dal momento che essa ha la sua intrinseca e buona ragione. Fonte inesauribile, egli stesso, di aneddoti e fatterelli, qualsiasi personaggio gli si nominasse, esordiva dicendo: «Ah, è chillo che...». E giù l'aneddoto caratterizzante. Nella sua bella casa di Palazzo Filomarino, a Napoli, l'illustre filosofo era solito ricevere, al pomeriggio della domenica, pochi e scelti amici. Dopo il rituale caffè, di cui don Benedetto era ghiotto, fiorivano l'aneddoto e l'epigramma. Raccontare un aneddoto o fare dell'umorismo rispondeva al suo temperamento ironico e gioviale, mordace e austero insieme. Ma non ci pensò due volte a rompere i ponti col suo antico discepolo Edmondo Cione, il suo «vaccariello» ormai vitandus, per avere distorto suoi motti nei riguardi dello storico e uomo politico palermitano Adolfo Omodeo (collaborò per venti anni alla rivista crociana La Critica). Di ciò dava contezza, con lettera del 24 giugno 1945, al «caro» Vittorio Enzo Alfieri: «Quanto al tristo personaggio (Cione), meglio non parlarne. Egli ha messo in istampa, distorcendoli dal loro senso, miei motti amichevoli e scherzosi, per così offendere altrui o per suscitare pettegolezzi. Per esempio, l'aver sorriso della pronunzia francese dell'Omodeo! Il che può darsi che sia avvenuto; e intanto l'Omodeo, che è assai suscettibile e sospettoso, potrà architettarvi chissà che cosa nella sua immaginazione». Angelo Giumento, Palermo Francia: l'orgoglio di essere latini Sono un archeologo francese e, trovandomi nella Locride, per alcuni studi, ho avuto modo di leggere le precisazioni molto valide di un lettore de La Stampa alle sciocchezze del prof. Miglio a cui mi permetto di osservare che la Francia è orgogliosa di essere figlia della civiltà latina e romana, tant'è vero che il nostro Piganiol nel cercare di spiegare le cause del crollo dell'impero romano è giunto ad esclamare: «L'impero romano è stato assassinato». Ho l'impressione che lo stesso si stia tentando di fare della grande e multiforme civiltà italiana che trova nel fenomeno leghista la più assoluta negazione del suo essere. Ho l'impressione che la cultura italiana non stia reagendo a sufficienza. So che per tanti leghisti Dante, Petrarca, Boccaccio.ecc. sono carta straccia, ma mi permetta di osservare: «Avrà senso eseguire le opere di Verdi, leggere Alfieri in un'Italia che non c'è più?». E' un problema che riguarda anche la Francia che sta perdendo la sua memoria storica dinanzi a processi culturali che lasciano nella mente dei giovani il vuoto più totale. Jean Ghibert Università di Tolosa Nessuna «cortina» a Strasburgo In questi ultimi tempi la stampa italiana ha dedicato un certo spazio polemico all'attività dei deputati italiani al Parlamento europeo. Nel desiderio di evitare di alimentare questa inopportuna polemica, voglio precisare alcuni fatti che meritano di essere conosciuti per doveroso rispetto della verità. Desidero anzitutto confermare che tutte le decisioni, anche amministrative, del Parlamento europeo sono pubbliche e quindi assolutamente trasparenti. Nessuna norma o regolamento ne vieta o limita la dunque, conoscere quali difficoltà od ostacoli i giornalisti - e non solo - abbiano incontratopresso i servizi del Segretariato generale del Parlamento europeo ed io non mancherò di intervenire nel senso indicato dalle autorità politiche per una assoluta trasparenza degli atti parlamentari. Una seconda affermazione riguarda la compiutezza delle informazioni. Quando l'informazione non è completa, rischia di essere falsa e, comunque, di indurre in errore i lettori. In particolare, l'attività dei deputati europei (e quindi anche di quelli italiani), non può essere calcolata soltanto sulla presenza alle sessioni plenarie (circa 60 giorni l'anno). Come in tutti i Parlamenti, anche il deputato europeo è chiamato a partecipare alle riunioni delle commissioni parlamentari, dei gruppi di lavoro, delle delegazioni interparlamentari, dei gruppi politici, per tutta una serie di attività che non possono assolutamente consentire un apprezzamento «statistico» e parziale dell'attività individuale. Se è vero che il processo verbale di ciascuna seduta plenaria contiene anche la lista dei deputati presenti in quella giornata, è altresì vero che una «statistica» generale più esatta dovrebbe risultare dalla ricerca dei presenti alle riunioni degli altri organi del Parlamento. Ed a titolo informativo posso attestare che, per esempio, nel 1992, il Parlamento ha svolto 56 giorni di seduta plenaria ma anche 984 giorni di seduta delle commissioni permanenti, 348 giorni per le attività delle delegazioni, ecc., praticamente con una media di oltre 24 riunioni al giorno, calcolando l'insieme degli organi parlamentari. Vorrei infine aggiungere che l'attività e l'impegno politico del singolo deputato non dovrebbero essere valutati sotto il profilo quantitativo, ma piuttosto qualitativo affinché, al momento del voto, l'elettore possa esprimere in tutta coscienza il suo giudizio. Enrico Vinci Segretario generale Parlamento europeo La triste sorte dei muli dell'esercito La notizia dei muli dell'esercito condannati ad essere macellati perché ormai inutilizzati mi riempie di indignazione. Ma come si può essere così irriconoscenti verso questi animali che sono stati così fedeli e utili nel l'alleviare le fatiche dei nostri soldati? Possibile che l'esercito non potesse fare a meno dei trenta milioni guadagnati? Possibile che non disponesse di un fazzoletto di terra dove metterli a riposare e ad attendere la prò pria fine in santa pace? Non so no abbastanza le sofferenze che hanno patito trasportando carichi di quintali sui sentieri di montagna? Perché l'Associazione Nazionale Alpini, così orgogliosa del proprio spirito di corpo e della propria umanità, accetta una simile sorte per i suoi cari amati (a parole) compagni di tante fatiche? P. C, Tortona Rancore e livore sui miliardi dell'Anpi Ci dispiace segnalare, che l'on Sogno ha dato una informazione completamente errata in relazione a un contributo di 20 miliardi che il Governo avrebbe erogato ai partigiani «comunisti» dell'Anpi per le celebrazioni del Cinquantenario della Resi stenza. La verità è che i 20 mi liardi di cui parla Sogno sono suddivisi in tre quote, 5 miliardi per il '93, 5 miliardi per il '94 e 10 miliardi per il '95. Destinatario del contributo è il Comitato nazionale per le celebrazioni del Cinquantennale della Resistenza e della Guerra di Liberazione come prevede la legge istitutiva del Comitato stesso pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 247-1993. Tutto il resto, come ha sottolineato Galante Garrone sul suo giornale, «è rancore, livore, speculazione politica». Il Comitato nazionale Anpi Era Tacito non Tertulliano Nella mia recensione al libro di Cesare Mannucci su Tuttolibrì di ieri, Tacito è diventato, per un refuso, Tertulliano. Dato il contesto, è probabile che il diavolo ci abbia messo non solo lo zampino, ma anche la coda. Solo lui, infatti, poteva far dire a Tertulliano che il cristianesimo è una «exitiabilis superstitio», superstizione funesta. Anacleto Verrecchia diffusione. I miei colleghi ed io siamo sempre stati lieti di poter dare tutte le informazioni richieste. Ed è pertanto contrario alla verità che il Segretariato generale del Parlamento europeo avrebbe opposto non si sa bene quale «cortina fumogena» alle richieste di informazione che gli sarebbero pervenute. Vorrei,

Luoghi citati: Francia, Italia, Napoli, Palermo, Tolosa