Bossi: o il voto o il plebiscito di Ugo Bertone
Ultimatum a Ciampi. «Il Nord si esprimerà ad aprile sulla proposta federale» Ultimatum a Ciampi. «Il Nord si esprimerà ad aprile sulla proposta federale» Bossi: o il voto o il plebiscito «Non ci affidiamo più a quattro gatti chiusi nel Palazzo» «E il governo dei tecnici non è all'altezza dei suoi compiti» MILANO. «Caro Ciampi, vattene via subito, altrimenti rovini il poco di buono che hai fatto. Altrimenti...». Umberto Bossi fa una pausa, guarda i delegati della Lega, convocati in vista dell'adunata del 26 a Pontida, e tira fuori un cartoncino. «Questa - continua - è la mia tessera della Lega. Che ne dite se, per il '94, ci scriviamo sopra: plebiscito per il federalismo?» Parte così «il progetto forte, la scelta irreversibile» di Bossi: plebiscito in primavera sulla scelta federale del Nord; alleanza con una o più forze politiche al Sud (forse la de del Meridione, forse con altri) disponibile a barattare aiuti economici (temporanei) con l'accettazione del federalismo e del liberismo economico. E se non si andrà a votare? La Lega, risponde Bossi, punta alla rivoluzione democratica, senza spargimenti di sangue. Il leader dei lumbard sottolinea di non voler nemmeno la rivolta fiscale, anche se il movimento del Carroccio potrebbe esser costretto a praticare la disobbedienza per evitare che lo Stato torni a dirottare i quattrini del Nord per comprare voti al Sud. E, alla fine, la minaccia più pesante. «In caso di manifesta cattiva volontà delle forze politiche - dice alla platea mi domando che senso abbia che la Lega abbia dei parlamentari che vanno in Parla- mento. Se il gruppo sta fuori dal Parlamento, allora le Camere vengono delegittimate». Un ultimatum? Un Aventino? «Macché Aventino - spiega il leader dei lombardi -. Io sono un moderato, ma qui bisogna decidersi. O si va alle elezioni, oppure metteremo in moto l'arma del plebiscito. Anzi. A Pontida daremo comunque il via al plebiscito per il federalismo. Se poi ci saranno le elezioni, vedremo». Ma la strategia, ormai, è segnata: il plebiscito si terrà entro aprile. Se, nel frattempo, i partiti accetteranno le elezioni anticipate, tutto rientrerà nella normalità. Altrimenti sarà evidente, commenta Bossi, che i partiti rifiutano l'esame del voto. E il Carroccio risponderà a modo suo. «Il Nord - sillaba Bossi - si esprimerà ad aprile sulla proposta federale. Il popolo deciderà sul suo futuro, non quattro gatti chiusi nel palazzo. A Pontida nomineremo dieci saggi. Saranno loro a organizzare le urne, a svolgere azione di governo, a precisare le linee della nostra proposta federale. Potremo andare a votare nelle piazze il 12 aprile, anniversario della nascita della Lega oppure il 7, data del giuramento di Pontida». Da qui alla primavera, insomma, l'opposizione ad uno «Stato sempre meno autorevole, sempre più autoritario», diventerà sempre più dura e per Ciampi, dopo la finanziaria, non ci sarà più spazio. Perché? «Guardate Crotone risponde Bossi -. Quella è la conferma che il governo Ciampi non ha più nulla da dire. Il governo dei tecnici non ha i numeri politici per fare un progetto, per affrontare lo sviluppo delle due parti contrapposte del Paese». Nord e Sud sono sempre più divisi, sottolinea il leader della Lega. «Non importa - spiega la divisione politica. Pesa quella socio-economica. Il Nord vuole meno lacci, uno Stato che garantisca la libertà di impresa. Il Sud è sempre più statalista. Da questa contrapposizione si esce in un modo solo». E Bossi spiega la sua ricetta? «Federalismo subito, fine dell'assistenzialismo e aiuti temporanei al Sud, magari con meccanismi del tipo delle gabbie salariali. Il tutto in vista dell'introduzione del liberalismo anche al Sud. Ecco la nostra proposta, quella della Lega Nord, di Italia federale e delle forze politiche del Sud contro l'assistenzialismo e per il liberalismo». E' un Bossi disteso, ma con tanta voglia di polemizzare «con i politologi, i Bocca, i Galli Della Loggia, incompetenti che di politica non sanno nulla, non capiscono niente. E lo hanno dimostrato già in passato». E il senatur conclude così, alla sua maniera: «Gli avvenimenti dell'Italia di questi anni li avevamo previsti noi e non loro. Andate a vedere gli atti del congresso dell'89». «Allora commenta - abbiamo, tra l'altro, lanciato la parola d'ordine "la Lega ce l'ha duro". Era un linguaggio popolare, il nuovo collante interno una volta superato il dialetto. La gente l'ha capito, i soliti intelligenti, i politologi, hanno fatto gli spiritosi. Si sono accontentati del folclore». Ugo Bertone Il leader della Lega Nord Umberto Bossi
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