Ciampi: basta calunnie, Aidid non è nostro amico

Ciampi; basta calunnie, Aidid non è nostro amico SOMALIA Secondo il Washington Post, Usa e Italia presenteranno all'Orni un piano per costituire un governo a Mogadiscio Ciampi; basta calunnie, Aidid non è nostro amico I Ranger americani scatenati nella capitale, raffiche dagli elicotteri contro i reporter WASHINGTON. «L'Italia non sostiene Aidid, in questo dobbiamo essere molto chiari». Il presidente del Consiglio Ciampi ha voluto mettere fine alla serie di illazioni e di sospetti che ancora circondano la missione italiana in Somalia. Lo ha fatto in chiusura del suo viaggio a Washington, mentre si trovava nella sede dell'ambasciata italiana, rilasciando un'intervista al Washington Post. «E' vero però - ha proseguito Ciampi - che il partito di Aidid deve essere riconosciuto e con Aidid bisogna agire in modo tale che le conseguenze non creino una situazione politica sempre più difficile da risolvere». Le dichiarazioni di Ciampi sono state riportate con evidenza dal quotidiano della capitale Usa il quale sottolinea anche la «svolta politica» che l'incontro tra Ciampi e Clinton ha evidenziato per quanto ri¬ guarda la Somalia. Secondo il giornale, Italia e Stati Uniti potrebbero entro la fine di settembre proporre all'Orni un piano di pace fondato sulla riconciliazione tra le fazioni e la costituzione di un governo di unità nazionale in modo da consentire il ritiro delle truppe di pace. A Mogadiscio, intanto, un nuovo increscioso incidente rischia di minare ulteriormente la credibilità delle operazioni militari delle Nazioni Unite e degli Usa. Elicotteri americani hanno infatti aperto il fuoco con bombe neutralizzanti contro due fotografi, Peter Northall, un britannico che lavora per la «Associated Press», e Abdelhak Senna, un marocchino della «Agence France Press». Quest'ultimo ha raccontato che stava fotografando dei soldati del contingente pachistano mentre sparavano contro un gruppo di somali che tentavano di erigere un blocco stradale con copertoni da incendiare quando è arrivato l'elicottero e ha fatto fuoco contro di lui. Peter Northall ha invece detto che soldati americani a bordo di un elicottero gli avevano fatto cenno di allontanarsi. «Mi sono fatto riconoscere come giornalista e gli ho fatto vedere i miei apparecchi fotografici, ma loro hanno cominciato a sparare». Il portavoce dell'Unosom, Tim McDavitt, ha detto che sull'incidente sarà aperta un'inchiesta: «Non è la politica dell'Onu - ha precisato scacciare i giornalisti sparandogli addosso». «Non credo che i nostri soldati abbiano voluto sparare contro i giornalisti ha detto il maggiore Usa David Stockwell - ma è certo che se ci si avvicina ad una zona di operazione senza essere autorizzati, chi sta operando può allontanare gli estranei con qualsiasi mezzo ritenga necessario». Un rastrellamento con l'aiuto di elicotteri è stato compiuto da ranger americani in una zona adiacente l'ospedale Benadir e quello che era il quartier generale di Aidid. In particolare è stata perquisita una delle autorimesse di uno dei collaboratori di Aidid, Osman Ato. Poco dopo, colpi di mortaio sparati dai somali verso la zona del vecchio quartiere Unicef, al quarto chilometro, e contro la ex ambasciata americana, sede del comando Unosom, hanno provocato altre ricerche nella stessa zona del quarto chilometro, che non risulta abbiano dato esito. Fonti Usa hanno detto che una quarantina di soldati scelti americani, basati a Fort Benning (Georgia), stanno per essere inviati in Somalia per partecipare alle operazioni di sminamento del territorio. L'unità sarà dotata di veicoli ed equipaggiamento appositi, ha aggiunto la fonte che però non ha precisato la data della partenza dei militari americani, né la durata della loro permanenza in Somalia. Attualmente, sono 4800 i militari di truppe scelte americane impiegati in Somalia sotto il comando della forza multinazionale dell'Onu, che comprende più di 20 mila uomini, [e. st.] Il presidente del Consiglio Ciampi «Basta con le accuse all'Italia»