Dai Municipi un coro di sì di Luciano Borghesan

Pai Municipi un coro di sì Pai Municipi un coro di sì «Il sistema diventerà più equo» Solo la Lega dice no ai controlli TORINO. Valentino Castellani l'aveva previsto nel suo programma elettorale: «Il controllo sulle dichiarazioni dei redditi è un compito che i Comuni devono assolvere con puntualità e determinazione». Il sindaco di Torino non teme l'impopolarità e lo dice chiaramente: «Ben vengano provvedimenti che incentivino gli enti locali alla collaborazione con le istituzioni statali. E' un fatto di coscienza civile, di cultura. Tutti i cittadini devono essere interessati a che si paghi il giusto, solo così si può arrivare a un sistema fiscale più equo, a una minore pressione per chi ha sempre pagato le tasse imposte dalle leggi». Non sarà facile andare a fare i conti in tasca a commercianti, imprenditori, artigiani, professionisti, a tutte quelle categorie definite «a rischio». Nell'83, a Torino, la giunta comunista, guidata dall'allora sindaco Diego Novelli, si attrezzò per rilevazioni computerizzate incrociate al fine di collaborare con gli organismi giudiziari. Ci furono proteste. Non è compito del Comune, si disse, fare il detective, peggio fare il delatore. Con il cambio di maggioranza il provvedimento fu ritirato. «In questo caso, però - osserva Castellani -, si tratta di accertare che sia pagato il dovuto. A partire dalle imposte comu¬ np nali. Il bilancio ci impone di cambiare registro rispetto al passato». Così il sindaco Castellani annuncia che sarà rimesso a nuove il settore «imposte e tasse»: «Abbiamo ereditato una macchina disastrata. Stiamo già studiando come riorganizzarla, informatizzarla, dotarla di mezzi tecnologici che consentano controlli incrociati». Non si pensi, peraltro, alla formazione di un nuovo esercito per i superaccertamenti. Niente corpi speciali dei vigili o ispettori tecnologicizzati, «basta - spiega l'assessore al Bilancio Giorgio Donna - una più efficiente collaborazione tra uffici locali e statali per identificare situazioni di evasione». Cioè: a un cittadino che paga la bolletta deve corrispondere un'abitazione, a chi ha chiesto un'insegna pubblicitaria un'attività commerciale, e così via. Al Comune di Mantova da anni lavora un'apposita commissione che, a sorteggio, compie saltuarie verifiche su alcune categorie. La repubblicana Claudia Corradini, sindaco dall'aprile scorso, intende potenziare questo settore «tributi»: «Mi sembra utile che i governi locali collaborino per controllare e che, in tempo di ristrettezze economiche, abbiano anche un riscontro concreto su parte dell'evasione accertata». Sarebbe, invece, un provvedimento «terribilmente impopolare» per la leghista Mietta Baracchi Bavagnoli, sindaco di Vercelli. «Faccio parte - afferma - di un movimento che combatte l'attuale sistema fiscale. Non si possono aumentare tasse, chiedere ancora maggiori controlli». Baracchi Bavagnoli si candida al ruolo di sindaco-obiettore rispetto all'emendamento annunciato dal sottosegretario senatore Triglia. L'arduo compito di far quadrare i conti in rosso di Vercelli non la convince della necessità di aumentare la vigilanza sulla palude delle evasioni: «E' discutibile parlare oggi di evasioni - dice il sindaco-insegnante -. C'è chi fa dichiarazioni ineccepibili ed è a posto con la legge ma non con quanto paga un lavoratore dipendente. Altri, invece, che sborsano tutto, fino all'ultima lira, vengono radiografati e continuamente richiesti di nuove tasse». Si rifiuterà di accertare le dichiarazioni Irpef e Irpeg anche a fronte di possibili maggiori entrate? «Ho - risponde Baracchi Bavagnoli - l'esigenza di tirar fuori il Comune di Vercelli dalle cattive acque economiche in cui annaspa, ma se potrò rinuncerò a nuove imposizioni». Luciano Borghesan Il ministro Franco Gallo

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