Troppi misteri nella fossa di Carema
GIORGIO MOfYTEVERDI La procura ordina nuovi sopralluoghi dopo la scoperta di ossa umane: in paese bocche cucite Troppi misteri nella fossa di Carema E si scaverà ancora Troppi misteri sulla «Bora del Sale», la grotta sopra Carema da dove mercoledì mattina sono saltate fuori ossa umane. Vuole vederci chiaro il sostituto procuratore della Repubblica di Ivrea Fornace che attende dai medici dell'Usi 40 i risultati della perizia su quelle ossa. E martedì, vigili del fuoco e carabinieri, si caleranno di nuovo nelle viscere della montagna alla ricerca di nuovi indizi. «E' una storia vecchia quella della Bora - dice il sindaco di Carema, Viviano Gassino -. Da sempre si diceva che là dentro erano nascosti dei cadaveri. A nessuno, però, era mai venuto in mente di scendere e controllare». Una tesi smentita però dagli speleologi che pochi giorni fa hanno scoperto le ossa: «Quella caverna è stata saccheggiata più di una volta, sono spariti i vestiti, le divise ed anche i teschi dei cadaveri» dicono. «Era scontato, tutti sapevano che c'erano dei resti umani» osserva Secondino Vairetto, 71 anni, proprietario del terreno dove è collocato l'ingresso della Bora. E aggiunge: «In questa zona ci sono stati molti scontri a fuoco tra partigiani e tedeschi». Si spinge più in là con la memoria un suo omonimo che, negli anni della Resistenza, era poco più di un bambino. «I partigiani ricorda - dicevano che nei pressi della Bora si trovava il loro comando. Li vedevamo sempre passare davanti a casa nostra con i prigionieri, fascisti e presunti collaborazionisti. Tutta gente che però da lassù non è più scesa». Che fine hanno fatto quegli uomini? Sono davvero morti tutti come sostiene qualcuno a Carema? E ancora dai ricordi di quell'ex bambino arrivano altri particolari. «Allora si diceva che sotto gli alberi di località Riane fossero sepolti tre o quattro corpi - spiega -. Uno l'ho trovato io, durante la guerra. Era in una buca poco distante dalla Bora del Sale; qualche giorno più tardi, però, lo avevano già fatto sparire». Le ottocento anime di Carema, qualcuna in più durante la guerra, non si spingono oltre nella memoria del perìodo della guerra di Liberazione. Eppure a partire dal 1943, il paese è sempre stato compatto con i partigiani che arrivavano dal Canavese, dalla Bassa valle d'Aosta e dal Biellese. Un centro-chiave per la guerra partigiana, dove spesso avvenivano azioni non sempre approvate dal Cln piemontesevaldostano intervenuto in più di un'occasione per riorganizzare il settore in cui operavno formazioni garibaldine, della Matteotti e di «Giustizia e li¬ bertà». «Bisognerebbe rintracciare i comandanti partigiani di allora per saperne di più» dicono a Carema. Ma a quasi mezzo secolo da quelle vicende di ex coman- danti della 75a e 76a divisione Garibaldi non è rimasto nessuno. A Carema, i più anziani, ricordano qualche nome di battaglia dei partigiani che salivano alla «Bora del Sale»: Acciaio, Boia, Tuono. Tutto qui: il resto è stato cancellato, dimenticato per sempre. E nessuno, dopo 50 anni, sembra aver voglia di ricordare. Secondino Vairetto proprietario del terreno dove si trova l'ingresso della «Bora del Sale»
Persone citate: Matteotti, Secondino Vairetto, Viviano Gassino
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